SOCIETÀ

Olimpiadi invernali ad impatto zero: è davvero possibile?

Alle Olimpiadi invernali che si stanno svolgendo in questi giorni a Pechino il 100% della neve è artificiale. Sembra un ossimoro, e di fatto lo è ma the show must go on. Le immagini che arrivano dalla rassegna sono spesso sconfortanti, piste da sci vicino ad enormi fabbriche, lingue di neve artificiale mentre tutto intorno è secco. Atleti da tutto il mondo che si sfidano su piste che viste in primo piano dalla tv sembrano essere immerse nelle montagne innevate ma che non appena si allarga l’inquadratura ci si rende conto che di magico c’è ben poco.

I 3mila atleti divisi in 109 discipline diverse si trovano immersi in un contesto indubbiamente particolare, anche per loro. Queste però sono solo impressioni che valgono fino ad un certo punto. La Cina infatti ha dichiarato che queste Olimpiadi invernali sono ad impatto zero, uno slogan che sentiremo sempre più spesso

Facciamo un passo indietro però e vediamo dove si stanno svolgendo le Olimpiadi invernali. Le competizioni di Beijing 2022 si svolgono in tre cluster diversi: Pechino, Yanqing e Zhangjiakou. Molte delle strutture utilizzate sono state costruite per i giochi olimpici estivi del 2008. Un riuso intelligente che ha permesso in parte di evitare la costruzione di nuovi impattanti impianti.

Certo le foto spesso sono un pugno nello stomaco di chi si aspetta almeno un po’ di neve intorno alle Olimpiadi invernali ma, come già detto, dobbiamo attenerci ai fatti e non solo alle impressioni. La stima è che questi giochi olimpici potrebbero “costare” circa 1.3 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Per un Paese che supera i dieci miliardi di tonnellate di CO2 emesse annualmente sembra poca cosa, ma è bene considerare che questa edizione dei Giochi è anomala in quanto la presenza di pubblico è di fatto vietata causa Covid. 1.3 milioni di tonnellate di CO2 poi, rappresentano a grandi linee, le emissioni prodotte da circa 220.000 auto in un anno. Il dato da compensare per essere “ad impatto zero” non è quindi di certo banale.

Il primo passo per ridurre la propria impronta sul clima, come abbiamo visto, è stato quello di riproporre alcuni impianti esistenti. Stiamo parlando in particolar modo del Water Cube è stato convertito in una pista di curling chiamata Ice Cube. Il Centro Acquatico Nazionale nel 2008 aveva ospitato le gare di nuoto, tuffi e nuoto sincronizzato che, in combinazione, mentre in questi giorni ha visto l’Italia vincere la sua medaglia d’oro nel curling con la coppia Costantini-Mosaner.

La costruzione di 13 nuovi impianti invece, secondo le autorità, è stata realizzata prestando la massima attenzione all’ambiente, ricevendo il punteggio più alto nell'ambito di un sistema cinese di certificazione di bioedilizia. Altri cinque impianti poi, sono delle strutture temporanee che avranno un'impronta di carbonio limitata. La già citata assenza di pubblico infine, è stimata con un risparmio di oltre 500.000 tonnellate di CO2.

Come abbiamo detto quindi, queste sono le prime olimpiadi invernali senza neve, o meglio senza neve naturale. Per crearla artificialmente però serve acqua e, secondo un articolo di Nature, per questi Giochi si consumeranno 2,8 milioni di metri cubi d'acqua, cioè quelli che sarebbero sufficienti per riempire 1.000 piscine olimpioniche. Ma il comitato organizzatore avrebbe però affermato che verrà utilizzato meno del 10% delle risorse idriche delle regioni di Yanqing e Zhangjiakou e che l'impatto del pompaggio dell'acqua per creare neve artificiale non produrrà più di 3.000 tonnellate di CO2.

C’è poi il tema delle rinnovabili che, secondo gli organizzatori, dovrebbero essere utilizzate per fornire elettricità interamente rinnovabile per tutte le 25 sedi dei Giochi Olimpici. Sappiamo però che la Cina è un Paese ancora largamente dipendente dal carbone e che, come scritto da Francesco Suman su Il Bo Live, “nel 2020 la Cina ha estratto 3,84 miliardi di tonnellate di carbone, cioè il valore più alto dal 2015”.

“Secondo l’EIA, l’agenzia statistica e analitica del dipartimento dell’energia del governo statunitense, dal carbone la Cina ha ricavato il 58% dell’energia che ha consumato nel 2019, mentre nel 2020 secondo Reuters questo valore si sarebbe abbassato, ma di poco, assestandosi al 56,8%” 

La percentuale di rinnovabili infine è cresciuta, arrivando al 24,3%, ma sono salite ancora di più anche le percentuali di petrolio e gas naturale, rispettivamente del 3,3% e 7,2% rispetto all’anno precedente.

Dire che le Olimpiadi sono ad impatto zero quindi, rischia di essere più un aspetto contabile che altro. Come riporta Nature però “anche se molti aspetti dei giochi sono stati progettati per produrre un impatto ambientale minimo, alcune emissioni, come quelle delle costruzioni e dei viaggi aerei, sono inevitabili. Per compensare questi, la Cina ha piantato circa 60 milioni di alberi che mitigheranno circa 1,1 milioni di tonnellate di CO2. Gli sponsor dei giochi hanno poi contribuito con compensazioni di carbonio al valore di altre 600.000 tonnellate”.

Insomma a voler vedere il bicchiere mezzo pieno si può dire che finalmente si sta cercando di parlare e mettere in risalto la questione climatica anche nella costruzione dei grandi eventi. A vederlo mezzo vuoto però si potrebbe dire che è troppo tardi. Le prime Olimpiadi invernali con il 100% di neve artificiale in ogni caso si stanno svolgendo, ma l’impatto visivo a volte è più forte di tutti i numeri.

Vedere delle montagne senza neve oramai non è nulla di nuovo rispetto a ciò che ultimamente si vede anche sulla nostre di montagne, dove chi vive lo sci da discesa e chi invece vive quei luoghi in modo più lento attraverso solo le proprie gambe sembrano stare su due mondi diversi, distanti solo pochi metri tra loro: uno pieno di neve e l’altro senza un briciolo di quell’atmosfera che rende tutto più magico. Ricordiamo che le Olimpiadi invernali tra quattro anni saranno in Italia, sulle nostre Dolomiti dove già la neve scarseggia.

Che il futuro sia fatto di neve artificiale? Visto che in Veneto aleggia il progetto del “Grande carosello” con l’idea che ne sta alla base, cioè quella di poter percorrere tutte le Dolomiti in seggiovia e con gli sci ai piedi, viene da pensare che di neve artificiale ce ne sarà sempre di più, a meno che non si creda che si possa sciare lungo i sentieri fangosi e le strade carrozzabili.

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