SOCIETÀ

Il Rapporto SDGs 2023 offre uno sguardo d'insieme sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono la premessa da cui partire per ragionare su qualsiasi intervento di finanziamento pubblico. Lo stesso Next Generation EU, trasformato poi nel nostro Piano di Ripresa e Resilienza, si basa su tutti quei principi cardine che sono gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs). L’Istat nella sesta edizione del suo rapporto presenta l’aggiornamento e l’analisi delle misure statistiche finalizzate proprio al monitoraggio dell’Agenda 2030 per il nostro Paese.

I 17 SDGs, e gli specifici target in cui sono declinati, bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile, estendendo l’Agenda 2030 dal solo pilastro sociale, previsto dagli Obiettivi del Millennio, agli altri due pilastri, economico e ambientale, cui si aggiunge la dimensione istituzionale.

La sesta edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) include inoltre la diffusione di 372 misure statistiche connesse a 139 indicatori tra quelli proposti dall’Inter-Agency and Expert Group on SDG Indicators (UN-IAEG-SDGs) delle Nazioni Unite, per il monitoraggio degli avanzamenti dell’Agenda 2030 a livello globale.

Nel Rapporto SDGs 2023, le misure statistiche diffuse sono ben 372 (di cui 342 uniche, cioè associate ad un unico Goal) per 139 indicatori UN-IAEG-SDGs. Un’attenzione particolare è stata dedicata alle disaggregazioni regionali, a quelle per livello di urbanizzazione, oltre che a quelle per genere, cittadinanza e disabilità.

Il tema quindi è ampio ed i dati a disposizione dell’Istituto nazionale di statistica sono ingenti. Iniziamo a vedere i punti più importanti divisi per ogni obiettivo e con il loro relativo status comparato con il precedente rapporto.

Il primo obiettivo di sviluppo sostenibile, cioè quello di sconfiggere la povertà entro il 2030, vede in Italia una percentuale di rischio di povertà tra gli occupati dell’11,5%, un dato che è rimasto stabile rispetto ad un anno fa. 

Uno dei tanti che però è peggiorato invece è un indicatore del secondo obiettivo: sconfiggere la fame. In Italia l’eccesso di peso o l’obesità tra i minori è al 27%. In peggioramento anche il dato delle persone che dichiarano di fumare. Questo è incluso nel terzo goal dell’Agenda 2030, cioè quello che riguarda la salute e il benessere. In Italia questa percentuale è del 20,2%. Un dato che avevamo già analizzato, mettendo in luce come una persona su quattro sia una fumatrice. Questo è un dato che non si riscontrava dal 2006 e al suo interno non vediamo alcuna differenza di sesso: negli ultimi due anni l’aumento è stato riscontrato sia tra gli uomini che tra le donne quasi in ugual misura.

Il quarto e quinto obiettivo di sviluppo sostenibile invece, hanno al loro interno due diversi target che sono in miglioramento. Il primo, cioè quello riguardante l’istruzione di qualità, vede 28 posti di asili nido per 100 abitanti, mentre l’obiettivo di raggiungere una parità di genere fa registrare il 42,9% di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Un dato che è in miglioramento rispetto ad un anno fa, ma che non può rendere soddisfatti. Sappiamo infatti che nell’intera Unione Europea, e anche in Italia, il gender gap, anche nel lavoro, è ancora troppo persistente.

Il sesto obiettivo di sviluppo sostenibile vede l’88,7% della popolazione residente in Italia avere la copertura del servizio pubblico di fognatura. Il settimo obiettivo, cioè quello incentrato sull’energia pulita e rinnovabile vede un piccolo peggioramento rispetto ad un anno fa. È al 19% la quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia. Un dato che però è necessario spiegare. Intanto è utile sapere che l’Italia è seconda solo alla Svezia tra i principali Paesi Europei, in termini di quota di consumo interno lordo di energia da fonti rinnovabili. La quota nazionale di energia rinnovabile rispetto al consumo interno lordo è infatti circa del 19%, mentre la media Europea è pari a 17,7%. È vero però che, rispetto al 2020, c’è stato un lieve calo e questo ha diverse cause: la prima è il fatto che nel settore residenziale è ancora piuttosto diffuso l’impiego diretto di biomassa solida per fini termici. La seconda è che nei settori industriali e agricolo l’incidenza delle energie rinnovabili è ancora inferiore rispetto al residenziale e la terza è un aspetto tecnico di rilevazione. lo stesso Istat infatti spiega che “i dati relativi al 2021 non sono perfettamente confrontabili con quelli degli anni precedenti, poiché, a partire da questo anno, deve essere applicata la metodologia di monitoraggio prevista dalla RED II, mentre sino al 2020 è applicata quella fissata dalla RED I”. La RED II è una direttiva dell’Unione Europea che stabilisce che entro il 2030 le energie rinnovabili dovranno incidere per almeno il 32% sul consumo finale lordo di energia e la quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti sia almeno pari al 14% del consumo finale in tale settore.

Il tasso di occupazione, che è un indicatore inserito nell’obiettivo numero otto dell’Agenda 2030 in miglioramento rispetto ad un anno fa. La percentuale si è assestata all’8,1% e sappiamo, dai dati provvisori di maggio 2023, che tale tasso è calato ulteriormente al 7,6%. L’obiettivo numero nove, cioè quello che mira a costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile vede in Italia il dato del 53,7% di famiglie coperte da rete fissa con internet ultraveloce. Tale percentuale è passata dal 23,9% nel 2018 al dato attuale nel 2022. Questa diffusione e quest’incremento di percentuale  però vede ampie disparità regionali all’interno di tutte le ripartizioni, senza però un divario Nord-Sud come per molti altri indicatori. Il Lazio e la Campania sono le regioni che offrono una maggiore copertura di linee ad alta capacità, con rispettivamente il 61,3% e il 55,1% delle famiglie servite. Le Regioni vicine registrano infatti una dotazione infrastrutturale assai differente in tutte le ripartizioni territoriali. Si nota il divario tra le due Province Autonome di Trento e Bolzano al Nord rispettivamente con il 52,2% e il 12,3% di famiglie con offerta di connessioni ad altissima capacità, quello tra Umbria e Marche al Centro con il 42% e il 30,8% e tra Sicilia e Calabria nel Mezzogiorno con il 47,5 e il 22,8%.

Il goal 10 degli obiettivi di sviluppo sostenibile è quello che mira a ridurre le disuguaglianze tra i Paesi al loro interno. Un obiettivo importante che vede nel 2022 un aumento del reddito disponibile delle famiglie (+6,5% rispetto al 2021), ma una riduzione del potere d’acquisto (-1,2%), a causa dell’incremento dei prezzi al consumo (+8,1%). C’è poi un lieve miglioramento delle disuguaglianze nella distribuzione dei redditi: tra il 2020 e il 2021 il reddito familiare pro capite del 40% più povero della popolazione aumenta maggiormente (+5,7%) rispetto a quello del totale della popolazione (+3,6%). 

Un piccolo miglioramento lo si riscontra anche nella sottomisura 11.2 riguardante i posti-km offerti dal trasporto pubblico locale. In Italia sono mediamente 4.478 per abitante con gli estremi della Lombardia che ne ha 11.447 e il Molise con 387. L’obiettivo 11 è quello di rendere le città più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili. Oltre al trasporto pubblico quindi, esistono molti altri sottoindicatori che il rapporto Istat prende in considerazione. Tra i più interessanti c’è quello che vede diminuire, nel 2022, la quota di popolazione che lamenta problemi strutturali o di umidità dell’abitazione (16,6%), avvicinandosi al livello pre-pandemico (14%). Crescono poi gli studenti che nel 2022 utilizzano abitualmente i mezzi pubblici (25,1%), dopo la forte riduzione del biennio 2020-2021, riduzione su cui ha impattato in modo evidente la pandemia. 

Gli obiettivi 12 e 13 invece vedono entrambi delle flessioni che in alcuni casi potremmo definire preoccupanti. Il primo, cioè il 12 che mira a garantire modelli di produzione e consumo sostenibili vede nel 2021, l’aumento della produzione pro capite dei rifiuti urbani (+14 kg) con un rallentamento negli avanzamenti nei processi di gestione dei rifiuti e riconversione in nuove risorse. In questo caso però è bene ribadire che l’Italia mantiene comunque una posizione virtuosa in ambito europeo: la percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani (54,4% nel 2020) e la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani (64,0% nel 2021) aumentano solo marginalmente (rispettivamente +1,1 e +1,0 punti percentuali rispetto all’anno precedente).

Il goal 13, cioè l’obiettivo di adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze ha alcuni aspetti su cui è necessario soffermarci. Le emissioni di gas serra, che sono state in forte calo nel 2020 sia in Italia (-10,6%) che in Europa (-10,2%), nel 2021, per effetto della ripresa delle attività di produzione e della mobilità, tornano a salire (+6,2%). Aumentano anche le emissioni delle attività produttive più intensamente di quelle delle famiglie (+6,4 contro +5,7%). Gli incendi forestali poi, tra il 2020 e il 2021, sono aumentati del 23,1% e la superficie boschiva coinvolta è più che raddoppiata. Tutti eventi che però sembrano comunque aver colpito la popolazione. Nel 2022 il 71,0% delle persone di 14 anni e più colloca la preoccupazione per i cambiamenti climatici ed effetto serra tra le prime cinque preoccupazioni ambientali.

Delle piccole buone notizie arrivano anche dal goal 14, cioè quello denominato “Vita sott’acqua” e che ha lo scopo di conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile. Un tema tanto ampio su cui la singola Italia può fare la sua piccola parte, ma che sarebbe necessario analizzare a livello globale. Nel nostro Paese però nel 2021 sono stati in diminuzione i rifiuti marini spiaggiati, pari a 273 ogni cento metri di spiaggia. un dato che però non è esattamente confortante, perché si è ancora lontani da quanto richiesto dalle raccomandazioni della Commissione Europea, cioè 20 rifiuti ogni 100 m di spiaggia. 

La Rete Natura 2000 poi, nel 2022 ha protetto il 13,4% dell’area marina, aree che per il 10,6% sono tutelate, in linea con il target SDGs 14.5 e con gli obiettivi della conservazione della biodiversità (Aichi Biodiversity Targets).

La “Vita sulla terra”, cioè l’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 15 non ha una situazione particolarmente positiva. Lo scopo è proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, contrastare la desertificazione, arrestare il degrado del terreno, fermare la perdita della diversità biologica, ma i dati italiani del 2022 mettono in evidenza una situazione su cui ci sarebbe ancora molto lavoro da fare. Le aree protette in Italia sono il 21,7% del territorio e includono solo in parte le 172 Aree chiave per la biodiversità. 

Nelle aree montane poi è in calo la copertura vegetale la cui perdita si concentra nelle Isole e nel Nord-ovest, soprattutto nella fascia sotto i 1.000 m s.l.m., più interessata dal consumo di suolo. 

Nel 2021 poi, sono aumentate dello 0,8% le superfici forestali certificate ma, nonostante ciò, l’Italia resta tra i Paesi Ue dove la certificazione di sostenibilità è meno diffusa in rapporto all’estensione delle aree forestali.

Spesso in Italia si sente parlare di riforma della giustizia, di sovraffollamento delle carceri, di femminicidi che sono ancora proporzionalmente troppo elevati rispetto al numero totale degli omicidi. L’Agenda 2030 tratta anche di questo, ed in particolare l’obiettivo 15 mira a promuovere società pacifiche e più inclusive; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli.

Nel nostro paese, nel 2021, sono stati commessi 304 omicidi volontari, in lieve aumento rispetto al 2020. C’è poi il problema del sovraffollamento carcerario: nel 2022 si sono raggiunti i 110 detenuti per 100 posti disponibili. Una situazione a cui si aggiunge il fatto che la durata dei procedimenti civili dei tribunali ordinari aumenta di 7 giorni. Tutto ciò in un contesto in cui, nel 2022, la fiducia nelle Forze dell’ordine e Vigili del fuoco diminuisce lievemente registrando un punteggio di 7,4 su 10 e la fiducia nel sistema giudiziario è 4,8 su 10.

L’ultimo obiettivo di sviluppo sostenibile è il goal 17, cioè quello che mira a rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile ha tra i vari target interni anche quello di aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento del debito, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito. In questo caso la quota che l’Italia destina all’aiuto pubblico rispetto al reddito nazionale lordo è in lievissimo aumento. Ciò che è calato però, rispetto a dieci anni fa è l’aiuto pubblico allo sviluppo ai paesi meno sviluppati sempre come quota del reddito nazionale lordo. Ci sono poi questioni più interne al Paese, come il fatto che sempre più italiani utilizzano Internet (nel 2022 sono stati il 77,5%, mentre nel 2021 erano il 74,9%), con ampi divari territoriali, di genere e, soprattutto, tra livelli di istruzione. 

Il lavoro dell’Istat è ampio e dettagliato per ogni obiettivo. Un’analisi che riguarda tutti gli aspetti sociali e politici sia a livello nazionale che internazionale. Avere uno sguardo d’insieme sullo stato di questi obiettivi ci aiuta a fare una panoramica chiara ma non esaustiva del nostro Paese. A livello generale abbiamo notato che il 43% delle misure è miglioramento rispetto ai target definiti dall'agenda 2030, circa il 33% è in peggioramento mentre il 25% sono stazionari. Ogni goal ed ogni target al suo interno meriterebbe un approfondimento a sé stante. Parlare di clima, di disuguaglianze, di economia e di accesso a risorse e servizi però significa proprio parlare implicitamente anche dell’Agenda 2030. È quello che cerchiamo di fare quotidianamente su il Bo Live, analizzando tutti quei temi che sono importanti per cercare di creare una società migliore e un futuro desiderabile.

 

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