SCIENZA E RICERCA

Per ridurre l'impatto degli eventi estremi è necessario un approccio più complesso

Per ridurre l’impatto degli eventi estremi associati al cambiamento climatico non basta più una normale analisi di rischio, servono approcci più complessi e completi.  È questo il ragionamento di fondo che sta alla base di un’analisi uscita nelle settimane scorse su Nature. 

L’assunto parte da una domanda: davvero impariamo da ogni disastro? Davvero riusciamo a gestire l’adattamento in previsione di ulteriori problemi?

L’estate che abbiamo vissuto, tra siccità, temperature estreme ed eventi riconducibili al clima che è già cambiato, ci ha fatto vedere chiaramente quali sono gli effetti della crisi climatica che da almeno 30 anni la scienza sta cercando di evidenziare. Solo negli ultimi giorni abbiamo assistito a delle alluvioni, in Pakistan, che hanno causato la morte di più di mille persone. Circa il 15% della popolazione pakistana è stata colpita da questo fenomeno estremo, persone che già nel 2010-2011 avevano dovuto fare i conti con un evento di portata simile. 

Sappiamo che il riscaldamento globale sta aumentando di molto la probabilità di piogge estreme in tutta l’Asia meridionale e ci sono pochi dubbi sul fatto che abbia anche reso la stagione dei monsoni di quest'anno più distruttiva. Come spiegato da Manuela Andreoni nella sua newsletter Climate Forward del New York Times, il monsone estivo dell'Asia meridionale fa parte di un andamento climatico regionale. I venti tendono a soffiare da sud-ovest da giugno a settembre e questa brezza porta il tempo piovoso che in tempi normali generalmente sarebbe una buona cosa in quanto gli agricoltori di tutta la regione contano sulle piogge monsoniche per i loro raccolti.

Per ridurre l’impatto degli eventi estremi associati al cambiamento climatico servono approcci più complessi e completi

“Ma questi non sono più tempi normali” ribadisce Andreoni. Il riscaldamento globale porta l'acqua ad evaporare molto più velocemente in mare. E un'atmosfera più calda può trattenere più umidità, motivo per cui i monsoni rischiano di portare ancora più pioggia. Considerando questo vediamo anche come in questa stagione le precipitazioni in Pakistan sono state quasi tre volte superiori alla media nazionale degli ultimi 30 anni, un dato che potrebbe ripetersi nei prossimi anni.

Ed è proprio sulla reiterazione di eventi estremi e sull’adattamento che l’essere umano riesce a mettere in atto che si concentra uno studio pubblicato su Nature.

Heidi Kreibich, a capo del gruppo di lavoro “Flood risk and climate adaptation” dell’università di Potsdam e prima firmataria dello studio, con i suoi colleghi ha esaminano 45 diversi luoghi in cui si è verificato per due volte un fenomeno meteorologico estremo. Questi luoghi sono sparsi in tutto il mondo e vanno dall’Australia agli Stati Uniti, dal Sua America fino all’Europa, dove sono stati studiati la maggior parte dei fenomeni. 

Kreibich e i suoi 91 coautori da tutto il mondo, hanno considerato 26 diverse coppie d'inondazioni e 19 coppie di eventi di siccità che si sono verificati nella stessa zona tra il 1947 e il 2019. Hanno confrontato questi eventi secondo diversi indicatori: la gravità del pericolo; l’esposizione della popolazione (cioè chi o cosa era in pericolo); le vulnerabilità (la capacità di far fronte al disastro); le strategie di gestione del rischio in atto; l'impatto dell’evento (quanti morti ha causato e quanti danni economici). 

Ma questi non sono più tempi normali Manuela Andreoni - New York Times

I risultati hanno mostrato come l’impatto del secondo evento estremo sia stato meno forte rispetto al primo in 20 casi su 45. In due di questi 20 casi però il rischio del secondo evento era meno forte del primo ma comunque la vulnerabilità della popolazione era diminuita. In 13 casi poi l’impatto del secondo evento è stato maggiore rispetto al primo ma in 12 di questi è stato riscontrato un aumento dell'esposizione rispetto al primo evento, nonostante una ridotta vulnerabilità e dei miglioramenti nella gestione del rischio in molti casi. Infine negli ultimi 12 casi l’impatto degli eventi è stato lo stesso.

Insomma i risultati hanno dimostrato come gli investimenti nella gestione del rischio in seguito ad un grande evento climatico/meteorologico non riescono a creare un adattamento nella società che sia utile a ridurre il rischio di successivi eventi estremi.

Esposizione e le vulnerabilità del territorio sono due fattori inestricabilmente collegati. Come stiamo quotidianamente vedendo, e la situazione in Pakistan ce lo sta insegnando ancora una volta, le popolazioni che sono esposte a siccità e inondazioni spesso sono anche particolarmente vulnerabili a questi eventi. Avere questa consapevolezza significa anche comprendere come investire nella sola gestione del rischio non ridurrà i danni di tali eventi estremi.

Questo chiaramente è un riassunto semplificato di ciò che dice lo studio stesso, ma ci serve per comprendere come oltre alla gestione del rischio è sempre più importante attuare un adattamento alle condizioni non desiderabili che conseguiranno al cambiamento del nostro clima.

Sappiamo che purtroppo l'esposizione ad eventi estremi è in aumento, soprattutto per quanto riguarda le inondazioni, e questa tendenza è volta a vedere anche un numero maggiore di vittime a causa di questi eventi estremi. È inevitabile quindi dover avere un approccio totale e completo alla gestione del rischio, che includa anche l’adattamento non solo territoriale ma anche socio-economico che spesso è la prima causa delle differenze di esposizione e vulnerabilità della popolazione. È necessario quindi un approccio più complesso alla gestione del rischio, che significa mettere in primo piano anche la tematica del razzismo ambientale. Abbiamo visto le conseguenze di queste disparità sulla mortalità dovuta alla pandemia da Covid-19 ma sapiamo anche che fenomeni sociali basati sul razzismo e sul classismo favoriscono la creazione, all'interno della stessa città, di ecosistemi molto diversi a seconda delle caratteristiche di ogni quartiere.

Questo significa che nelle strategie di adattamento per ridurre l'impatto dei fenomeni estremi, devono rientrare anche processi politici che incentivino diversi modelli di sviluppo. La ridurre l'esposizione è essenziale, ma questa deve essere gestita in modo equo per tutti.

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