SOCIETÀ

L’impatto del cambiamento climatico sugli insediamenti umani

Più di 1000 persone sono morte in Pakistan a causa di alluvioni che hanno devastato quasi metà del Paese. Più di 30 milioni di persone sono state colpite dalle inondazioni, circa il 15% della popolazione, che già nel 2010-2011 aveva dovuto fare i conti con un evento di portata simile. Le case distrutte oggi sono circa 500.000 e la ministra per il cambiamento climatico Sherry Rehman ha parlato del peggior disastro umanitario del decennio.

Da metà giugno il Pakistan sta affrontando monsoni di portata eccezionale, che hanno provocato frane e inondazioni. Da inizio agosto si è allagata un’area grande come il Nord Ovest dell’Italia. Il primo ministro Sharif ha annunciato che stanzierà 10 miliardi di rupie (45 milioni di dollari) per la provincia più colpita (Khyber Pakhtunkhwa) e ogni famiglia colpita riceverà 25.000 rupie, l’equivalente di, soli, 112 dollari.

Rischi e opportunità di azione

Secondo il rapporto dell’IPCC pubblicato a febbraio di quest’anno, città e insediamenti sono tasselli cruciali per mettere in atto un urgente azione di prevenzione climatica, in quanto la concentrazione e l’interconnessione tra persone, infrastrutture e beni in aree urbane e rurali è fonte sia di rischi sia di possibili soluzioni.

Su scala globale, le popolazioni urbane sono cresciute di quasi 400 milioni di persone tra il 2015 e il 2020, e oltre il 90% di questa crescita è avvenuta nelle regioni meno sviluppate. La crescita più rapida è avvenuta in insediamenti non pianificati e in piccoli e medi centri urbani in nazioni a basso-medio reddito. Ciò ha generato vulnerabilità, poiché la capacità di adattamento al clima che cambia lì è limitata.

Gli impatti maggiori

Le alluvioni causate da forti precipitazioni non sono l’unico rischio cui il cambiamento climatico espone gli insediamenti. L’esposizione agli impatti climatici come ondate di calore, isole urbane di calore, precipitazioni estreme, in combinazione con la rapida urbanizzazione e la mancanza di pianificazione climatica, sta colpendo in particolare le popolazioni urbane marginalizzate e le infrastrutture chiave per arginare il cambiamento climatico.

Anche lo stesso Covid-19 ha avuto un notevole impatto e ha aumentato la vulnerabilità climatica in aree urbane. Gli impatti sulla salute, sulla vivibilità e sul benessere infatti sono sentiti maggiormente da popolazioni economicamente e socialmente marginalizzate.

Le aree urbane e le loro infrastrutture sono suscettibili a rischi, sia a cascata sia cumulativi, che insorgono dall’interazione tra eventi estremi e crescente urbanizzazione: ad esempio, la siccità impatta sulla produzione rurale di cibo, che a propria volta mette a rischio la sicurezza alimentare urbana.

Città costiere

Anche le città costiere sono più colpite di altre aree, a causa dell’esposizione di molti loro beni, attività economiche e ampie porzioni di popolazione. Gli impatti di un accelerato innalzamento del livello del mare si sono già fatti sentire con fenomeni di subsidenza della costa, allagamenti da alte maree, salinizzazione delle falde acquifere, transizioni ecosistemiche e dell’agricoltura, danni da allagamenti e da erosione costiera. Gli insediamenti costieri con scarsa pianificazione urbana, e con alte disuguaglianze, così come le città sui delta soggette a subsidenza e le piccole isole sono altamente vulnerabili.

Le proiezioni mostrano che i rischi per le città e gli insediamenti costieri aumenteranno di almeno un ordine di grandezza entro il 2100 senza adeguate azioni di mitigazione e adattamento. La popolazione esposta a rischi di allagamenti in aree costiere aumenterà del 20% se l’aumento medio del livello del mare sarà di 0.15 m rispetto a oggi, raddoppierà se sarà di 0,75 m e triplicherà se sarà di 1,4 m.

Uno sviluppo climaticamente resiliente dipende da quanto le città e gli insediamenti costieri saranno in grado di mettere in atto misure di adattamento efficaci e mitigare urgentemente le emissioni di gas a effetto serra.

Piani di adattamento, opportunità e lacune

Molte città e insediamenti hanno sviluppato piani di adattamento, ma pochi li hanno implementati. Le misure di adattamento attuali presentano lacune e quindi vulnerabilità al cambiamento climatico in tutte le regioni del mondo.

La continua e rapida crescita delle popolazioni urbane e la necessità non ancora soddisfatta di avere abitazioni e infrastrutture decenti, affidabili e salutari rappresentano un’opportunità globale di integrare strategie inclusive di adattamento con lo sviluppo. La restaurazione, l’efficientamento e la riprogettazione di infrastrutture esistenti, assieme alla progettazione di nuove aree urbane, possono combinare politiche già esistenti con soluzioni basate sulla natura (nature-based solutions) per costruite processi inclusivi di adattamento.

Tra le misure che riducono la vulnerabilità climatica ci sono il disincentivo allo sviluppo in aree ad alto rischio, difendersi con terreni acquitrinosi costieri o barriere marine, l’adozione di abitazioni elevate rispetto al livello del mare, la gestione del ritiro della popolazione dalle coste.

L’IPCC indica di puntare sulla fattibilità economica ed ecologica di infrastrutture verdi, ripristinare i servizi ecosistemici e gestire in modo sostenibile le acque urbane.

Putroppo sono già stati osservati anche fenomeni di maladattamento, a causa di conoscenze inadeguate, azioni di governo poco lungimiranti, frammentate, monosettoriali e non inclusive. Tra queste, ci sono infrastrutture poco flessibili che non possono essere riadattate facilmente o popolazioni che non possono spostarsi da zone vulnerabili. La pianificazione sul lungo termine serve a evitare questo genere di situazioni.

L’adattamento urbano può promuovere il capitale sociale, la vivibilità, la salute umana ed ecologica, nonché contribuire a un futuro a basse emissioni. La pianificazione partecipativa delle infrastrutture e della gestione del rischio in aree poco servite e precarie, la presa in considerazione delle conoscenze indigene e locali e sforzi per costruire sistemi di governo o leadership locali sono esempi di approcci inclusivi che generano benefici condivisi e uguaglianza.

Urbanizzazione globale come finestra di opportunità

Entro il 2050 è atteso che altre 2,5 miliardi di persone vivranno nelle aree urbane. Come questi insediamenti e le loro infrastrutture chiave verranno progettate e mantenute determinerà i gradi di esposizione e la vulnerabilità fisica e sociale nonché la capacità di resilienza agli impatti del cambiamento climatico.

Finanza e governo

Le innovazioni disponibili nell’ambito delle strategie di adattamento, delle politiche sociali e delle soluzioni basate sulla natura purtroppo non sono state accompagnate da innovazioni nell’ambito della finanza per l’adattamento, sottolinea l’IPCC.

Il mondo della finanza ha tendenzialmente favorito i benestanti invece che i poveri, ha dato priorità alle grandi opere ingegneristiche invece che alla manutenzione o all’innovazione sociale, ha privilegiato infrastrutture grige invece che verdi o blu. L’accesso alla finanza è più complicato per le città, per gli attori locali o non statali, o per le realtà in cui il sistema di governo è fragile.

Un governo impegnato per l’azione climatica è efficace là dove si ha la partecipazione di tutti gli attori sociali, dal livello locale a quello globale, dalle singole abitazioni alle comunità, dal settore privato alle organizzazioni non governative, includendo le popolazioni indigene, i gruppi religiosi e i movimenti sociali.

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