SCIENZA E RICERCA

IPCC: l’impatto dei cambiamenti climatici sull’Africa

L’Africa ha contribuito solo in minima parte all’aumento delle emissioni di gas a effetto serra dall’era preindustriale a oggi: è responsabile del 3% del totale, mentre a Europa, Nord America e Asia spetta circa il 30% ciascuno. Eppure il continente africano è tra i più colpiti dalla crisi climatica, in termini di ridotta produzione di cibo, ridotta crescita economica, scarsità d’acqua, perdita di biodiversità e perdite di vite umane. Ogni decimo di grado al di sopra del limite di 1,5°C di riscaldamento globale comporterà ripercussioni ancora più volente sulle società e gli ecosistemi africani. L’ultimo rapporto dell’IPCC (AR6 WG2) pubblicato il 28 febbraio ha prodotto una serie di approfondimenti su scala regionale dedicati alla quantificazione degli impatti del cambiamento climatico su società e ecosistemi, valutandone le vulnerabilità e le capacità di adattamento. Questo è quanto viene riportato sul fact sheet dedicato all’Africa.

Ecosistemi

Ogni aumento della temperatura di 0,5°C rispetto ai valori attuali comporta una diffusa e crescente perdita di biodiversità. Al di sopra di 1,5°C, il 50% delle specie è destinata a veder decimato circa di un terzo la propria popolazione o il proprio areale. A 2 °C, tra il 7% e il 18% delle specie sarà a rischio estinzione e più del 90% delle barriere coralline dell’Africa Orientale andrà in contro a bleaching, il fenomeno di sbiancamento che corrisponde a morte dei coralli.

Cibo

La crescita della produttività agricola è già stata ridotta del 34% dal 1961 a causa del cambiamento climatico, più che in qualsiasi altra regione. Temperature più alte ridurranno ulteriormente la stagione di crescita delle colture ponendo ancora più sotto stress il sistema idrico. 2°C di riscaldamento globale ridurranno la disponibilità di alimenti di base, rispetto ai livelli del 2005, in gran parte dell’Africa. Anche la pesca, marina e d’acqua dolce, sarà seriamente minacciata. La riduzione del pesce d’allevamento genererà carenza di ferro a un numero di persone che va da 1,2 a 70 milioni, fino a 188 milioni subiranno carenza di vitamina A, 285 milioni di persone soffriranno di carenza di vitamina B12 e Omega 3, entro metà secolo.

Acqua

L’enorme variabilità delle precipitazioni osservata di recente in tutta l’Africa ha avuto impatti negativi su molti settori dipendenti dall’acqua. Gli scenari presenti nel rapporto mostrano rischi trasversali e la necessità di attenta pianificazione in condizioni di incertezza dovute ai molti fenomeni meteorologici estremi che sono attesi in futuro.

Città e insediamenti

La rapida urbanizzazione, la carenza di infrastrutture e la crescita della popolazione sono fattori che aumentano l’esposizione al rischio climatico di persone, beni e infrastrutture in Africa. Il fenomeno è particolarmente serio nelle zone costiere poco elevate, che saranno esposte ai rischi derivanti dall’aumento del livello del mare nei prossimi 50 anni. Entro il 2030 oltre 110 milioni di persone saranno interessate dall’innalzamento dei mari, tra i 190 e i 245 milioni nel 2060. Le persone sotto i 5 anni e quelle sopra i 64 sono quelle maggiormente esposte alle ondate di calore (almeno 15 giorni l’anno sopra i 42°C nelle città africane): queste saranno 360 milioni entro il 2100 (erano 27 milioni nel 2010), se la Terra dovesse riscaldarsi di 1,8°C. Se si superassero i 4°C sarebbero 440 milioni.

Economia

Il cambiamento climatico ha già ridotto la crescita economica in Africa e ha aumentato le disuguaglianze di reddito Paesi Africani e Paesi del nord a climi temperati. Se il riscaldamento globale si tenesse attorno a 1,5°C il PIL africano sarebbe più alto del 5% nel 2050 e del 10%-20% nel 2100.

Patrimonio culturale e paesaggistico

L’aumento del livello dei mari e l’erosione costiera pone gran parte dei siti africani patrimonio culturale a rischio perché non sono né preparati né adattati a far fronte al cambiamento climatico.

Salute

La mortalità e la convivenza con malattie saliranno al crescere delle temperature globali. A 1,5°C la trasmissione di malattie stagionali crescerà, mettendo a rischio altre decine di milioni di persone, soprattutto in Africa orientale e meridionale. Al di sopra di 1,5°C il rischio di morte per colpi di calore crescerà notevolmente, di almeno 15 persone per 100.000 abitanti ogni anno.

Migrazioni

La maggior parte delle migrazioni climatiche sono avvenute (e sono rimaste) tra Paesi confinanti in Africa. Nel 2018 sono aumentate di 2,6 milioni e nel 2019 di 3,4 milioni di persone. Con 1,7°C entro il 2050 tra 17 e 40 milioni di persone potrebbero spostarsi all’interno dell’Africa sub-sahariana, ma potrebbero essere tra 56 e 86 milioni in un pianeta più caldo di 2,5°C.

Ostacoli all’adattamento

I principali ostacoli alla capacità di adattamento dell’Africa ai cambiamenti climatici sono di natura tecnologica, istituzionale e finanziaria. L’adattamento è costoso e mancano diversi miliardi di dollari per raggiungere il livello minimo di finanziamenti che la comunità finanziaria globale ha promesso all’Africa: già alla Cop15 di Copenhagen nel 2009 erano stati promessi 100 miliardi di dollari ogni anno: nel 2021 siamo ancora a poco più di 80. Anche la ricerca sul clima in Africa sconta una grave mancanza di dati, una carenza di fondi e di organizzazione.

Opzioni di adattamento

I costi dell’adattamento cresceranno all’aumentare del riscaldamento globale. Occorre aumentare allora di diversi miliardi di dollari all’anno i flussi di finanziamento pubblici e privati, rafforzare lo sviluppo di progetti per l’adattamento e la pianificazione, puntando su programmi di tutela sociale, lavori pubblici e accesso sanitario, con attenzione all’uguaglianza di genere e alle minoranze marginalizzate.

Puntare sulla cura degli ecosistemi riduce notevolmente l’esposizione al rischio climatico, recando benefici sociali ed economici. La diversità delle conoscenze dei popoli indigeni africani e delle popolazioni locali vanno considerate come punto di partenza per le azioni di adattamento a livello locale

Governance e sviluppo

Pianificazione sul lungo termine, approcci trasversali a diversi settori, cornici legislative robuste aiuterebbero le azioni di adattamento al cambiamento climatico, così come servizi di informazione sui cambiamenti climatici.

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