SOCIETÀ

Verso la Russia o con l’UE? La Moldavia è di nuovo al bivio

Ormai in Moldavia qualsiasi appuntamento elettorale si trasforma in una sfida decisiva, un bivio netto, come se si trattasse di una nuova puntata del referendum pro o contro la democrazia: preferite fare un ulteriore passo verso l’integrazione in Europa oppure volete tornare a saldare l’abbraccio con la Russia? Rotta verso Ovest o verso Est? Una scelta che non ha vie di mezzo, né possibilità di mediazioni. E domenica prossima, 28 settembre, gli elettori moldavi saranno chiamati a scegliere i 101 membri del prossimo Parlamento: questo voto deciderà il futuro di questo piccolo Stato dell’Europa orientale, uno dei più poveri d’Europa, con 3 milioni e mezzo di abitanti, racchiuso tra Romania e Ucraina, indipendente dal 1991, dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Nel 2022, pochi mesi dopo l’invasione della Russia in Ucraina, la Moldavia aveva chiesto formalmente l’adesione all’Unione Europea (oggi è nell’elenco dei paesi “candidati”). Già l’anno scorso questa “partita” aveva visto due anticipi di assoluta importanza: il voto popolare sulla futura adesione all’Unione Europea, vinto davvero di un soffio dai Sì (50,3%), e l’elezione del presidente della Repubblica. 


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A prevalere, al ballottaggio, con un discreto margine (55%), era stata di nuovo Maia Sandu, leader del Partito di Azione e Solidarietà (PAS), europeista convinta. Che oggi però non nasconde l’importanza della posta in gioco odierna: «Sono le elezioni più importanti della storia del nostro paese», ammette Sandu. «Oggi, con la massima serietà, posso dire che la nostra sovranità, indipendenza, integrità territoriale e futuro europeo sono in pericolo». La presidente ha esplicitamente accusato Mosca di condurre “una guerra ibrida” contro la Moldavia attraverso azioni coordinate di disinformazione, con l’acquisto di voti, con l’illecito finanziamento dei partiti, per condizionare il prossimo voto e far così deragliare il percorso della Moldavia verso l’adesione all’UE. «L'obiettivo del Cremlino è chiaro: catturare la Moldavia attraverso le urne, usarci contro l’Ucraina e trasformarci in un trampolino di lancio per attacchi ibridi all’Unione europea», aveva dichiarato Maia Sandu lo scorso 9 settembre, durante un discorso al Parlamento europeo, a Strasburgo. «Le persone sono intossicate ogni giorno da bugie. Centinaia di individui sono pagati per provocare disordini e violenza. Per diffondere la paura. Ma se la nostra democrazia non può essere protetta, allora nessuna democrazia in Europa è al sicuro». Le autorità moldave hanno riferito nei giorni scorsi di aver arrestato 74 persone sospettate di aver preso parte a un piano, sostenuto dalla Russia, con l’obiettivo di “incitare rivolte di massa e destabilizzare il paese” alla vigilia delle elezioni di domani. 

Il “cuscinetto” di Putin

Per il Cremlino conquistare il controllo del Parlamento moldavo sarebbe un passaggio di estrema importanza. La Moldavia è uno dei tasselli di quel “cuscinetto di protezione” che Putin vorrebbe alzare a ridosso dei territori che fanno parte della Nato (altre tessere di questo puzzle strategico potrebbero essere la Georgia, la Romania, la Croazia, oltre ai paesi baltici: Estonia, Lettonia e Lituania). Un interesse ormai svelato da tempo. Quel che stona sono i metodi che il Cremlino utilizza in fotocopia per condizionare il voto locale, spesso spingendosi oltre il confine del lecito. Come riassume Geopolitics, la rivista dell’istituto di ricerca georgiano Gnomon Wise, in un approfondimento pubblicato pochi mesi fa: «La macchina dell’interferenza elettorale di Mosca non solo è attiva, ma si sta adattando. L’obiettivo è la distruzione strategica della coesione democratica». Ma per intercettare questi illeciti, che comprendono attacchi informatici e attività di disinformazione (due mesi fa il centro studi WatchDog Md aveva individuato una rete di 910 account di social media, da TikTok a Facebook, da Instagram a Threads, che avevano diffuso post a sostegno della propaganda russa e contro l’UE), servono fondi e attività di intelligence. E sul punto il recente disimpegno degli Stati Uniti, con lo smantellamento deciso all’inizio di quest’anno da Trump dell’agenzia per lo sviluppo internazionale (USAID), ha creato non poche difficoltà. Resta l’UE, che quest’anno si è impegnata a sostenere la Moldavia con 1,9 miliardi di euro, entro il 2027, tra prestiti e sovvenzioni. A fine agosto i leader di Francia, Germania e Polonia (Macron, Merz e Tusk) si sono recati a Chișinău in occasione dei festeggiamenti per celebrare i 34 anni d’indipendenza della Moldavia, e per testimoniare la “vicinanza” dell’UE a ridosso di un’elezione così importante. Sempre il mese scorso il Parlamento moldavo ha subìto un attacco informatico.

In lieve vantaggio la coalizione filo-russa

Questo non toglie naturalmente che in Moldavia ci siano comunque sinceri e appassionati sostenitori dei partiti filo-russi, convinti che il futuro della loro nazione possa essere più “al sicuro” sotto l’ombrello protettivo del Cremlino. E non bisogna dimenticare che in Moldavia ci sono già circa 1500 soldati russi, di stanza in Transnistria, una regione separatista con 470mila abitanti completamente “gestita” da Mosca, con un proprio governo, un proprio esercito e una propria moneta (il rublo della Transnistria) che non ha valore al di fuori della regione. Ma è proprio la paura di un futuro conflitto con la Russia, presentato come inevitabile in caso di vittoria degli europeisti, l’argomento più usato dal Blocco Elettorale Patriottico (BEP), una coalizione di 4 partiti (Comunisti, Socialisti, Cuore della Moldova e Futuro della Moldova) apertamente contrario all’ingresso della Moldavia nell’EU e nell’Alleanza Atlantica. «La neutralità è il nostro scudo», ripetono i candidati. «Dovremmo essere un ponte tra Est e Ovest, non un campo di battaglia. La Moldavia ha bisogno di pace, benessere e rispetto per ogni cittadino, non della NATO». Il Blocco Patriottico, stando al risultato di sondaggi che non sembrano del tutto attendibili, sarebbe in testa con il 33,9% delle preferenze. Appena dietro, con il 33,6%, ci sarebbe il Partito di Azione e Solidarietà della presidente Sandu (che però alle parlamentari del 2021 aveva ottenuto il 52,8%). Questo vuol dire che comunque non dovrebbe esserci un vincitore assoluto e che per ottenere una maggioranza in Parlamento bisognerà formare coalizioni. Ma circa un quarto degli intervistati sostiene di non aver ancora deciso per chi votare. Pesano le condizioni economiche ancora difficili per molte famiglie, nonostante l’avvicinamento all’UE (circa un terzo dei moldavi, soprattutto nelle aree rurali, vive al di sotto della soglia di povertà secondo le rilevazioni della World Bank). E i sondaggi non tengono conto dei voti della diaspora, un voto che peserà sicuramente sull’esito finale (sono oltre un milione i moldavi che vivono all’estero). La Moldavia, inoltre, non dispone di sufficienti risorse energetiche locali (che coprono appena un quarto del fabbisogno) e dipende dalle importazioni di combustibili fossili ed elettricità: prima c’era la Russia a dominare il mercato: ora è subentrata la Romania. Ma il governo è sotto attacco per non aver saputo gestire con efficacia la questione della sicurezza energetica. 

I risultati di queste elezioni definiranno il futuro del paese non solo per i prossimi quattro anni, ma per molti, molti anni a venire Igor Grosu, presidente del Partito di Azione e Solidarietà (PAS)

Seggi ridotti in Transnistria e Russia

Poi ci sono le accuse, rivolte direttamente al governo, di ostacolare il voto nelle zone più favorevoli, per così definirle, alle opposizioni. In Transnistria, dove vivono oltre 300mila moldavi, i seggi elettorali a disposizione sono stati ridotti a 12 (nel 2021 ne erano stati allestiti 42). Anche la missione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE, che a settembre si è recata a Chișinău, ha rilevato “la riduzione dell’infrastruttura elettorale in Transnistria”. Le autorità moldave hanno giustificato la decisione parlando di “rischi per la sicurezza legati alla guerra nella vicina Ucraina” e le “difficoltà di organizzare libere elezioni in un territorio non sotto il controllo del governo”. Anche la diaspora in Russia sarà sottoposta a restrizioni (solo 2 seggi operativi, contro i 17 del 2021): secondo i partiti dell’opposizione questo renderà quasi impossibile per molti andare a votare. Quindi molto dipenderà dalla partecipazione dei moldavi all’estero, che abitualmente tendono a premiare i partiti europeisti. «Una grande mobilitazione nella diaspora potrebbe aiutare a ripetere il “miracolo elettorale” dello scorso anno e aiutare il PAS a conquistare una maggioranza risicata», ha dichiarato all’agenzia France Press l’analista Andrei Curararu, del centro studi WatchDog Md, definendo il voto della diaspora come “un fattore stabilizzante” contro l’interferenza russa nelle elezioni. Domenica si vedrà: ma la preoccupazione per il governo in carica è molto alta e traspare dalle parole di Igor Grosu, presidente del Partito di Azione e Solidarietà (PAS) e candidato al ruolo di primo ministro: «I risultati di queste elezioni definiranno il futuro del paese non solo per i prossimi quattro anni, ma per molti, molti anni a venire».

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