Green to Grey. Un’idea audace: garantire personalità giuridica al lago di Garda

Lago di Garda. Veduta. Foto di Stefano Nicoli.
È difficile immaginare una superficie di 1500 chilometri quadrati: è grande quanto l’intera area metropolitana della Grande Londra, è due volte l’intero stato di Singapore, corrisponde a 210 mila campi da calcio messi uno di fianco all’altro. Ma è la quantità di verde agricolo o naturale, che ogni anno viene trasformata in costruzioni. I dati alla base dell’inchiesta Green to Grey, di cui oggi pubblichiamo la terza parte, indicano che siamo ben oltre i calcoli dell’Agenzia europea per l’ambiente: una marea di cemento che toglie spazio ad habitat naturali ed ecosistemi.
Anche attorno al lago di Garda c’è una corda di cemento che si chiude progressivamente attorno alla sua gola: un processo di edificazione sulle sue sponde, soprattutto nella zona meridionale, che rischia di soffocarlo. La costruzione di sempre più edifici nelle vicinanze del Garda significa che sempre più persone insistono sul lago, creando una crescente pressione antropica che mette a rischio servizi ecosistemici e habitat.
Morte di un lago
Il Lough Neagh è il più grande lago d’Irlanda ed ha dimensioni simili al lago di Garda (388 contro 368 chilometri quadrati) e per qualcuno è già praticamente “morto”. Le sue acque hanno ricevuto nel tempo una quantità eccessiva di nutrienti sotto forma di scarichi derivanti dalle attività agricole. È il fenomeno dell’eutrofizzazione, che altera in maniera profonda l’ambiente e ha provocato la scomparsa di molte specie autoctone oltre a mettere in difficoltà estrema chi viveva di pesca sulle sue sponde. Possiamo prendere il Lough Neagh come un futuro possibile per tutti quegli specchi d’acqua che hanno visto stringersi troppo quella corda di cemento.
Nella zona costiera di Murcia, in Spagna, si trova invece il Mar Menor. È una laguna costiera che per oltre tre decenni è stata inquinata senza controllo e oggi è in uno stato di salute critica. Lo hanno documentato i colleghi Ana Tudela e Antonio Delgado del collettivo giornalistico investigativo Datadista nella loro inchiesta del 2019 sul caso. Il loro lavoro ha mostrato come la mancanza di regolazione e controllo sull’agricoltura intensiva, unita a una cattiva gestione idrica, in assenza di un intervento politico, abbiano portato al collasso ecologico della laguna.
Acquisire personalità
Tre anni dopo l’inchiesta di Datadista, però, qualcosa è cambiato. Il Mar Menor versa sempre in cattive condizioni, ma la forza delle denunce giornalistiche unite all’attivismo delle comunità interessate, ha portato a un cambiamento giuridico che non ha precedenti in Europa. La laguna ha infatti acquisito personalità giuridica, come indicato nella legge pubblicata nel Boletin Oficial del Estado, l’equivalente della Gazzetta ufficiale italiana, del 30 settembre 2022.
“Il preambolo della legge è particolarmente bello”, ci racconta Pasquale Viola. Viola è un giurista esperto di diritto dell’ambiente. Viaggia in diverse parti del mondo, studiando tra l’altro come culture non europee guardano all’ambiente come oggetto di diritto. Sta per lasciare il suo incarico di docente di Diritto dell'ambiente europeo comparato all’Università di Trieste. Lo incontriamo proprio nella città giuliana, seduti a un tavolino di un bar a due passi da Ponte Rosso. Il preambolo della legge spagnola che riconosce la personalità giuridica al Mar Menor “dice due cose molto chiaramente: la prima è che c’è uno stato di crisi ambientale ed ecologica” di cui si prende atto. La seconda questione è che la legge “riconosce l’insufficienza o l’inadeguatezza di tutti gli strumenti fino a quel momento impiegati per affrontare la crisi ambientale”.
Ecco intervenire la personalità giuridica, lo stesso traguardo che si sta cercando di percorrere per il Lago di Garda, percorso del quale lo stesso Viola è consulente. A promuoverlo è la Federazione per il riconoscimento dei diritti del Lago di Garda, un gruppo trasversale di cittadini e cittadine, associazioni, gruppi informali e comitati nato qualche anno fa per opporsi alla costruzione della ciclovia di cui abbiamo parlato nella prima puntata di Green to Grey. Come ci racconta in una serie di incontri e videochiamate Isabella D’Isola, ex insegnante di Filosofia in diversi licei milanesi, formatrice e autrice di diverse pubblicazioni, che sulle sponde del lago ha vissuto per moltissimo tempo e attualmente portavoce della Federazione, “abbiamo iniziato con una conferenza stampa in cui abbiamo presentato la carta dei diritti del lago, per capire che reazioni provocava”.
Leggi le puntate precedenti di questa inchiesta:
Green to Grey. L’Europa distrugge il verde e diventa sempre più grigia
Green to Grey. Sul lago di Garda, dove turismo e cemento divorano la natura
Green to Grey. A che costo? La perdita di natura rischia di essere irreversibile
D’Isola e gli altri soggetti federati sono consapevoli della situazione critica in cui versa il Garda per la forte pressione antropica a cui è sottoposto. E da queste consapevolezze è nato un movimento dal basso che si preoccupa della sorte del lago e che è passato attraverso convegni pubblici e diverse iniziative per discutere dei problemi e delle prospettive. In questo percorso, la Federazione ha incontrato Pasquale Viola. Così è iniziato il lavoro per cercare di far riconoscere la personalità giuridica al Garda.
Da dove viene la personalità giuridica
Nel nostro ordinamento giuridico esistono le persone fisiche, ma anche le persone giuridiche, come le società di capitale o di persone, e le associazioni. Il passaggio ulteriore richiesto dal conferimento della personalità giuridica a un lago è immaginare che anche qualcosa di non umano possa essere titolare di diritti. Guardando fuori dal recinto europeo, ci si rende conto che questa possibilità è “presente in molte culture indigene”, ci conferma Francesco Visentin, il geografo dell’Università di Udine che abbiamo già incontrato nella prima puntata di questa inchiesta, e che partecipa attivamente al percorso avviato da Isabella D’Isola e dalla Federazione. L’esempio del Mar Menor è un primo tentativo di portare “a maturazione anche in un contesto europeo” concetti che provengono da culture diverse da quella europea, aggiornando il diritto nostrano.
Pasquale Viola ricorda, per esempio, che i diritti della natura sono entrati a far parte della costituzione in Ecuador, un paese nel quale ha lungamente lavorato lui stesso. Un caso interessante è avvenuto in Colombia. Nel 2016, lo Stato ha riconosciuto la personalità giuridica al fiume Atrato dopo decenni di estrazioni illegali e inquinamento, dichiarando in questo modo che il corso d’acqua è un elemento fondamentale per il modo di vivere delle popolazioni afro-colombiane locali. Nel 2017, il parlamento della Nuova Zelanda ha deciso di riconoscere al fiume Whanganui, sacro al popolo Maori, e ai suoi affluenti lo status di persona giuridica. Tale decisione riconosce il fiume come ecosistema integrato, composto da tutti gli esseri viventi che lo popolano, dalla sorgente alla foce.
Atrato e Whanganui sono due esempi di una pratica ben spiegata in questo capitolo del libro The Politics of Rights of Nature: Strategies for Building a More Sustainable Future di Craig M. Kauffman e Pamela L. Martin. Si legge: “tra il 2016 e il 2020, diversi tribunali hanno emesso sentenze che riconoscevano i diritti dei fiumi e dei laghi in Bangladesh (tutti i fiumi); Colombia (fiumi Atrato, Cauca, Cocora, Coello, Combeima, La Plata, Magdalena e Quindio, e lago Tota); e India (fiumi Gange, Yamuna e lago Sukhna)”. Alcuni esempi di beni naturali cui è stato dato il riconoscimento giuridico sono indicati nella mappa sottostante. Ora si tratta, come dice Visentin, di far maturare questa sensibilità anche alle nostre latitudini.
Se il lago fa sentire la sua voce
La domanda che rivolgiamo a Pasquale Viola a quel tavolino del bar è semplice: se il lago di Garda acquisisce una personalità giuridica, significa che mi può portare in tribunale? O può portare in tribunale chi non lo tutela? In realtà, “questa è solo una delle possibilità, e nemmeno la più semplice”, spiega. Il punto è che se il lago ha una personalità giuridica “automaticamente acquisisce una posizione da ‘frontista’ rispetto alle pubbliche amministrazioni, rispetto agli enti locali”. In altre parole, se il lago è un soggetto giuridico, i suoi diritti devono essere presi in considerazione quando si interviene, in qualche modo, su di esso. Non si potrebbe più, cioè, fare un discorso senza prendere in considerazione anche la sua “voce”.
Esiste poi concretamente la possibilità, specifica Viola, che il lago, attraverso una porzione della popolazione o qualche altro soggetto, possa effettivamente intentare una causa civile. Al momento, però, sarebbe qualcosa che deve essere ancora messo a punto, perché “attualmente non esiste ancora una procedura civile”. In Colombia, per esempio, “hanno individuato i guardiani del fiume Atrato che agiscono in base alle necessità del fiume e dalla prospettiva, appunto, del fiume”. Come dire: il punto non è stabilire procedure burocratiche: quello si può fare. Per Viola il nodo cruciale è un altro; perché riconoscere o meno la personalità giuridica è una questione che ricade nell’ambito della volontà politica. “Riconosciamo la personalità giuridica a una squadra di calcio, per esempio, e quello che non capisco è perché non si possa poi riconoscere anche un ente naturale”.
Ed è anche una questione sostanziale. Perché esistono già altre forme di tutela ambientale, come i parchi naturali, la creazione di beni comuni e altro ancora. Anche se spesso non sono sufficienti, non sono attuate in modo rigoroso e dunque in molti casi non tutelano davvero l’ecosistema nel suo complesso, come abbiamo già ricordato ampiamente nelle prime due puntate di questa inchiesta. In ogni caso, queste “Non sono forme di tutela in contrasto con la personalità giuridica”, spiega Viola, “possono serenamente coesistere”. Il cambio di prospettiva apportato invece dal riconoscimento della personalità giuridica è più profondo. C’è la precedenza della tutela dei diritti dell’entità ambientale di fronte alle decisioni di altri soggetti, ma c’è anche una presa di consapevolezza che anche ciò che non è umano può essere oggetto di diritto in una posizione paritaria.
È su questa strada che si sono incamminati Pasquale Viola, Isabella D’Isola, Francesco Visentin e tutti i componenti della Federazione, provando ad allargare sempre di più la base di coloro che sostengono l’iniziativa. Il primo passo concreto è stata appunto la preparazione della Dichiarazione dei diritti del lago di Garda presentata pubblicamente nel settembre del 2024. A settembre di quest’anno è poi uscito “Questo meraviglioso lago di Garda. Storia di un desiderabile salvataggio", un libro curato da Isabella d'Isola e pubblicato dalla Federazione che ripercorre i vari passaggi fin qui e prova a delineare il percorso futuro. Che necessariamente, adesso, deve fare un passo avanti sostanziale. È infatti necessario trovare la sponda di una rappresentanza politica il più ampia possibile che sia disponibile a portare in Parlamento un disegno di legge.
Green to Grey è un progetto di data journalism investigativo avviato e coordinato da Arena for Journalism in Europe e dalla Norwegian Broadcasting Corporation (NRK). È un progetto di inchiesta cross-border transnazionale che coinvolge: De Standaard (Belgio), Le Monde (Francia), Long Play (Finlandia), Die Zeit (Germania), Reporters United (Grecia), Facta (Italia), NRK (Norvegia), Gazeta Wyborcza (Polonia), Datadista (Spagna), The Black Sea (Turchia) e The Guardian (Regno Unito).
Il Norwegian Institute for Nature Research (NINA) ha fornito l’expertise scientifica per il progetto.
La metodologia completa è descritta da Léopold Salzenstein (Arena) e Zander Venter (NINA)
Questa serie di articoli pubblicati su Il Bo Live sono stati supportati da Journalismfund Europe e da IJ4EU Investigative Journalism for Europe.
Per tutte le storie pubblicate, vai su: greentogrey.eu