SOCIETÀ

L’era dell’elettricità sta arrivando, ma le emissioni non calano

“Nella storia dell’energia abbiamo vissuto l’era del carbone e l’era del petrolio. Ora ci stiamo dirigendo rapidamente verso l’era dell’elettricità, che definirà il sistema energetico globale e andando avanti sarà sempre più basata su fonti pulite”. Con queste parole, il direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), Fatih Birol, ha presentato il World Energy Outlook (WEO) 2024, documento annuale che fotografa lo stato e le tendenze del sistema energetico globale e che viene pubblicato a meno da un mese dall’inizio della COP 29 sul clima di Baku, in Azerbaijan.

“Nei precedenti WEO, la IEA aveva messo in chiaro che il futuro del sistema energetico globale è elettrico. Ora è visibile a tutti” ha rimarcato Birol.

Secondo i dati IEA, nel 2023 nel mondo sono stati aggiunti alla rete 560 GW di nuova capacità rinnovabile, raggiungendo una capacità di generazione elettrica pulita di 4.250 GW. A fine decennio, le fonti a basse emissioni genereranno la metà dell’energia elettrica globale.

Di conseguenza, secondo le stime del rapporto, la domanda combinata di tutte e tre le fonti fossili raggiungerà il picco e inizierà a calare. “Entro la fine del decennio l’economia globale può continuare a crescere senza usare quantità addizionali di petrolio, gas naturale e carbone” si legge.

La domanda di energia continuerà a crescere anche nei prossimi anni, soprattutto in mercati emergenti come India, Sud-Est Asiatico, Medio Oriente e Africa, ma globalmente la domanda di elettricità crescerà molto di più, guidata dalla Cina: se la prima, da qui al 2035, crescerà dello 0,5% ogni anno, la seconda crescerà del 3% ogni anno, 6 volte tanto. Dopo il 2030, secondo la IEA, la nuova domanda di energia globale potrà venire soddisfatta interamente dalla crescita delle fonti a basse emissioni.

La richiesta di nuova elettricità sarà equivalente ad aggiungere ogni anno uno Stato come il Giappone alla domanda globale. La sola produzione fotovoltaica della Cina nel 2030 sarà equivalente all’intera domanda elettrica degli Stati Uniti.

L’elettrificazione dei consumi, dai trasporti alla climatizzazione degli edifici, passando per la rivoluzione digitale, impone che la nuova elettricità sia prodotta a basse emissioni e secondo le proiezioni della IEA solare ed eolico supereranno il carbone come maggiore fonte globale di generazione elettrica nel 2035.

Secondo il WEO, è in vista anche il picco delle emissioni del settore energetico, che potrebbero iniziare a calare intorno alla fine del decennio. La Net Zero Roadmap della IEA però prevedeva che per mantenere uno scenario compatibile con l’accordo di Parigi il picco delle emissioni venisse raggiunto nella prima metà di questo decennio.

Oltre il raggiungimento del picco poi conta la velocità con cui le emissioni calano dopo averlo superato. Le proiezioni future delle politiche attuali dicono però che lo faranno troppo lentamente per restare in linea anche con l’obiettivo di un mondo non più caldo di 2°C rispetto all’era pre-industriale: si va verso un aumento di almeno 2,4°C a fine secolo.

La velocità è il fattore cruciale anche nell’aumento delle fonti di generazione elettrica a basse emissioni e sebbene secondo Birol il mondo sta procedendo “rapidamente” verso l’era dell’elettricità, guardando ai dati quest’avanzata è ancora troppo lenta.

Secondo IRENA, l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili, sebbene il 2023 abbia costituito un anno record, con installazioni cresciute di oltre il 50% rispetto a quello precedente, i circa 500 GW di nuove rinnovabili (60% dei quali erano però cinesi) sono solo la metà della media che dovremmo tenere da qui a fine decennio, per rispettare l’obiettivo fissato alla COP 28 di Dubai di triplicarle entro il 2030 e raggiungere i circa 11.000 GW di capacità rinnovabile installata.

La tendenza del ritmo di installazioni potrebbe portarci vicini a 10.000 GW nel 2030, ma secondo IRENA la somma dei piani nazionali (NDCs, che i paesi firmatari dell’accordo di Parigi devono aggiornare ogni 5 anni), mostra che a fine decennio avremo coperto solo i due terzi del cammino che porta a triplicare le rinnovabili.

L’altro obiettivo dell’accordo di Dubai è raddoppiare il tasso di efficienza energetica, per non vedere aumentare la domanda di energia al crescere della popolazione mondiale e della sua richiesta di benessere. Anche su quel fronte, ci sono stati finora solo miglioramenti marginali, secondo Francesco La Camera, direttore di IRENA.

L’aumento della domanda di energia elettrica è poi una buona notizia per il clima solo se va a sostituire la domanda di combustibili fossili. Il carbone calerà il suo ruolo nella produzione elettrica, anche se lo farà principalmente nei Paesi occidentali, mentre continuerà a bruciare in Cina, India e Indonesia. Fino al 2030 invece crescerà la produzione sia di petrolio sia di gas naturale, soprattutto quello liquefatto (GNL).

L’andamento della domanda di petrolio in particolare dipenderà da quanto rapida sarà la diffusione dei veicoli elettrici. Il loro ritmo di vendita nel 2024 è calato in alcuni mercati chiave, come quello europeo, per via di una crisi di tutto il settore dell’automobile, anche e soprattutto quella con motore a combustione. Nella prima metà dell’anno anche la vendita delle pompe di calore elettriche per i sistemi di riscaldamento è calata in Europa.

Entro fine decennio crescerà addirittura del 50% la capacità di produzione globale di GNL, spinta soprattutto da Stati Uniti e Qatar.

Sebbene oggi l’investimento globale in energia pulita ammonti a circa 2.000 miliardi di dollari l’anno, in crescita rispetto agli anni precedenti, quello direzionato ai combustibili fossili è ancora di quasi 1.000 miliardi di dollari l’anno. Nei prossimi anni secondo la IEA non vedremo più la scarsità di forniture fossili che abbiamo vissuto in conseguenza della guerra in Ucraina: l’ampia disponibilità di petrolio e gas farà scendere il prezzo dei combustibili fossili.

Ciononostante, la precaria sicurezza di un sistema energetico incentrato su gas e petrolio resta la maggiore preoccupazione della IEA, che è nata proprio in seguito alla crisi petrolifera degli anni ‘70. “L’esperienza degli ultimi anni mostra quanto velocemente le dipendenze possano tradursi in vulnerabilità”.

“Gli impatti del cambiamento climatico, sempre più visibili, l’inerzia della transizione all’energia pulita e le caratteristiche delle tecnologie green stanno cambiando il significato di sistema energetico sicuro. (…) La sicurezza energetica e l’azione climatica sono inestricabilmente legate: eventi meteorologici estremi, intensificati da decenni di emissioni elevate, stanno già ponendo profondi rischi alla sicurezza energetica”.

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