SOCIETÀ

Net Zero Roadmap, la tabella di marcia della IEA verso la neutralità climatica

L’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) il 26 settembre ha pubblicato un documento che aggiorna a distanza di due anni Net Zero by 2050, uno dei più importanti rapporti sulla transizione globale del settore energetico, responsabile di circa i tre quarti delle emissioni antropiche climalteranti prodotte ogni anno.

Come nel 2021 il documento era uscito alla vigilia della Cop 26, la conferenza sul clima di Glasgow, così il suo aggiornamento arriva a ridosso della Cop 28 di Dubai e fa parte del lavoro che l’agenzia ha svolto per la redazione del Global Stocktake, un bilancio di quanto fatto dai Paesi dell’Onu dall’accordo di Parigi in termini di riduzione delle emissioni (la conclusione: troppo poco).

Il lavoro del 2021 presentava una corsa a tappe verso la neutralità climatica, obiettivo da raggiungere entro il 2050 passando per una lista di 400 azioni concrete, tra cui lo stop alle vendite delle auto a diesel e benzina entro il 2035, che molte industrie, governi, aziende ed esponenti del mondo della finanza hanno adottato come tabella di marcia per la decarbonizzazzione delle loro attività, per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C dall’era preindustriale.

Nel nuovo rapporto, Net Zero Roadmap, la IEA riorganizza questa lunga lista di cose da fare in 15 settori tecnologici, che includono la produzione di energia elettrica da fonti a basse emissioni, il trasporto su strada (ma anche via mare e aereo), il riscaldamento e il raffrescamento, l’efficienza energetica, l’idrogeno, le bioenergie, la cattura e lo stoccaggio della CO2, la produzione di cemento e acciaio, l’accesso all’energia e il residuo utilizzo dei combustibili fossili.

“Sebbene la strada che porta al Net Zero al 2050 si sia ristretta, è ancora percorribile. È troppo presto per rinunciare al grado e mezzo” scrive Fatih Birol, direttore della IEA. “E vorrei sottolineare che la neutralità climatica globale al 2050 non significa neutralità climatica al 2050 per tutti i Paesi. Le economie avanzate la raggiungono prima per fornire più tempo alle economie emergenti e in via di sviluppo”.

Un simile programma rispecchia quel principio di giustizia climatica secondo cui chi è maggiormente responsabile delle emissioni che hanno riscaldato il pianeta deve fare di più, e deve farlo più in fretta, per risolvere il problema che ha generato.

“Vorrei anche sottolineare un messaggio in particolare” aggiunge Birol. “in un’era di tensioni internazionali i governi devono separare il clima dalla geopolitica. Il cambiamento climatico è indifferente alle rivalità geopolitiche e ai confini nazionali, sia nelle sue cause sia nei suoi effetti. Quello che conta sono le emissioni e ciò che questa roadmap mostra chiaramente è che abbiamo le tecnologie e le politiche per ridurre quelle emissioni sufficientemente in fretta da mantenere il grado e mezzo alla portata. Tutti i Paesi devono lavorare insieme affinché ciò accada, o alla fine perderemo tutti”.

L’elettricità diventerà il “nuovo petrolio” del sistema energetico globale IEA, Agenzia Internazionale dell'Energia, "Net Zero Roadmap", 2023

Nel 2022 le emissioni globali del settore energetico hanno raggiunto il nuovo picco di 37 miliardi di tonnellate di CO2, quello del 2023 è stato l’agosto più caldo di sempre, mentre luglio 2023 è stato il mese più caldo mai registrato. L’uscita dalla pandemia prima e la guerra in Ucraina poi hanno impattato gravemente sul costo dell’energia e sulla sicurezza energetica.

Ciononostante, secondo la IEA c’è spazio anche per le buone notizie: entro il 2030 il consumo di combustibili fossili dovrebbe iniziare a calare e se l’obiettivo di 1,5°C è ancora raggiungibile lo si deve soprattutto alla crescita delle installazioni di fonti rinnovabili, soprattutto di fotovoltaico, e di vendite di auto elettriche. “Se pienamente realizzata, la produzione annunciata di fotovoltaico e batterie dovrebbe riuscire a incontrare la domanda del 2030 nel nostro scenario NZE aggiornato”.

La crescita delle rinnovabili, l’elettrificazione di prodotti e servizi prima alimentati a combustibili fossili (come l’auto elettrica per i trasporti o le pompe di calore per il riscaldamento), l’efficientamento energetico dei dispositivi e il taglio delle emissioni di metano, da soli possono tagliare dell’80% le emissioni che occorre ridurre entro il 2030. Conseguentemente entro fine decennio la domanda di combustibili fossili risulterebbe contratta del 25%, anche grazie allo stop immediato a nuove centrali a carbone.

Triplicare la capacità di energia rinnovabile installata, portandola a 11.000 GW al 2030, contribuirebbe alla maggior parte della riduzione delle emissioni. “Solare ed eolico sono ampiamente disponibili, tecnologie ben conosciute, rapidamente utilizzabili ed economiche”. Le economie avanzate assieme alla Cina produrrebbero l’85% di questa crescita, a cui va accompagnata un’accelerazione nel rilascio dei permessi, un ammodernamento della rete elettrica e una pianificazione della catena di fornitura.

La strada che porta al 2050 però è lunga e serviranno strumenti che oggi non sono ancora completamente sviluppati per giungere a destinazione. La nota positiva però è che secondo la IEA se nello scenario prodotto nel 2021 si riteneva che le tecnologie oggi non disponibili avrebbero dovuto farsi carico del 50% della riduzione delle emissioni, nell’aggiornamento si ritiene che quella quota sia scesa al 35%.

Sistemi di accumulo come le batterie al sodio sono state annunciate quest’anno, riporta il documento, e un nuovo tipo di elettrolizzatori (a ossidi solidi) per produrre idrogeno verde sta arrivando. Servirà però anche sviluppare nuovi tipi di carburanti a basse emissioni (ad esempio per i trasporti pesanti come navi e aerei), aumentare la produzione globale di energia nucleare, dedicare ampie aree di terreni alle rinnovabili, e sviluppare sistemi che catturino la CO2 sia dagli impianti di produzione sia direttamente dall’atmosfera.

“I decisori politici, l’industria e la società civile devono lavorare insieme per alimentare una mentalità di ‘fare le cose in grande’, preservando il coinvolgimento del pubblico e rispettando le garanzie ambientali”.

La IEA mostra anche che il mancato raggiungimento degli obiettivi al 2030 tracciati nel nuovo scenario NZE aumenterebbe considerevolmente i rischi climatici e renderebbe il raggiungimento degli obiettivi al 2050 fortemente dipendenti dalle tecnologie di cattura e sequestro della CO2(CCUS), la cui storia però è stata fino ad oggi quella di una “scarsa performance” riporta il documento. “Molti progetti devono ancora ricevere una decisione sull’investimento finale e necessitano di supporto regolativo”. L’industria dei combustibili fossili punta convintamente su questi sistemi, sperando di continuare a bruciare idrocarburi con la promessa un giorno di assorbirne le emissioni. Secondo la IEA però si tratta di una tecnologia “costosa e che non ha ancora dimostrato la sua utilità su ampia scala. (…) Rimuovere carbonio dall’atmosfera è costoso e incerto. Prima di tutto dobbiamo fare il possibile per evitare di mettercelo lì”.

Nel 2023 gli investimenti in petrolio, gas e carbone sono stati 1.000 miliardi di dollari, mentre quelli in energia pulita (rinnovabili, nucleare, veicoli elettrici, efficientamento) hanno raggiunto la cifra record di 1.800 miliardi. La direzione per il futuro è segnata, ma l’intensità dell’investimento non è ancora sufficiente né compatibile con l’obiettivo di neutralità climatica: dovrebbe quasi triplicare, raggiungendo i 4.500 miliardi di dollari negli anni ‘30.

Particolare attenzione andrà riposta sulla filiera dei minerali critici, poiché i progetti estrattivi di litio e nichel al momento non sono sufficienti a soddisfare la domanda che secondo lo scenario NZE esploderà nel 2030. Il problema si affronta con nuove tecniche di estrazione, con il riciclo dei materiali già estratti e con un’attenta pianificazione della catena di fornitura che ha una distribuzione geografica concentrata in poche aree: tensioni geopolitiche aumentano il rischio di interruzione. La stabilità e la cooperazione sono fattori importanti per la transizione energetica al pari delle tecnologie che servono ad alimentarla.

Al momento, gli impegni dei Paesi dell’Onu, consegnati sotto forma di documenti quali le Nationally Determined Contributions (NDCs), non sono sufficienti a mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C, obiettivo che pure, con maggiori sforzi secondo la IEA, è ancora raggiungibile. La Cina ad esempio mira a raggiungere la neutralità climatica nel 2060, l’India nel 2070. Secondo lo scenario NZE invece il traguardo cinese andrebbe fissato al 2050, mentre le economie avanzate dovrebbero tagliarlo nel 2045. “Lo scenario NZE è un percorso globale ma differenziato: ogni Paese seguirà la propria strada, basandosi sulle proprie risorse e circostanze. Tuttavia, tutti devono agire con più forza rispetto a quanto non fanno oggi”.

POTREBBE INTERESSARTI

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012