CULTURA

Con Taibo II riscopriamo i lettori nelle Americhe dal Rio Bravo al Polo sud/1

Francisco Ignacio Taibo Mahojo è un messicano nato in Spagna, a Gijón (Asturie) l’11 gennaio 1949, ha dunque compiuto settantaquattro anni ed è divenuto abbastanza famoso nel mondo come giornalista, scrittore, saggista e storico. Il padre Francisco Ignacio Taibo Lavilla era un giornalista cartaceo e televisivo, deceduto il 14 novembre 2008, lui noto editorialmente come Paco Ignacio Taibo pur se, negli ultimi decenni di vita, dovette aggiungere un "primo" (Taibo I) al proprio non de plume, quando il figlio cominciò anche lui a pubblicare libri conosciuti. Da almeno quaranta anni Paco Ignacio Taibo II ha notevole successo letterario e culturale, sia nella nuova patria messicana che in tanti altri paesi, non solo di lingua spagnola, molto anche in Italia. 

Taibo II nacque in una famiglia spagnola dagli ideali politici legati alla sinistra. Il regime fascista franchista li costrinse a emigrare in Messico nel 1958, verso un paese con più o meno la stessa lingua, che tradizionalmente aveva sempre accolto profughi e perdenti di molte rivoluzioni e di altre dittature. Benito Taibo, nonno paterno, apparteneva al gruppo dirigente del PSOE (Partito Socialista Operaio Spagnolo) e partecipò all'insurrezione del 1934 e, poi, alla guerra civile, combattendo per il fronte repubblicano; il prozio (fratello della nonna paterna) era il direttore del giornale socialista El Avance. Patirono entrambi le carceri franchiste. Anche il nonno materno procurava armi di contrabbando agli anarco-sindacalisti durante la guerra civile e tentò di prendervi parte armando un peschereccio, finché non morì con tutto il suo equipaggio, affondando con la propria imbarcazione sotto i colpi nemici.

Dopo i primi infantili nove anni spagnoli, Taibo II crebbe dunque da adolescente in una famiglia messicana, stabilitasi e sempre rimasta nella immensa capitale Città del Messico. Ignacio Paco presto si rese autonomo e nel 1971 si sposò con Paloma Sáiz y Chela con la quale hanno avuto Marina, affermandosi giovanissimo come scrittore di allegra fiction sociale. Nell’ultimo quarto di secolo del millennio scorso il suo nome è associato al brulichio di grandi autori che, sull’onda dei capolavori di García Márquez e Vargas Llosa, affermarono nuovi stili e narrazioni in gran parte dei paesi a sud degli Stati Uniti d’America, un’altra America (non inglese-americana), uscita più di recente dal colonialismo, ribelle e indipendente. Divennero molto noti e letti un po’ in tutta Europa, non solo in Spagna, certamente in Italia; varianti intense e personalissime di uno stesso percorso letterario; i più conosciuti forse Daniel Chavarría (Uruguay 1933, e Cuba), Rolo Diez (Argentina 1940), proprio Paco Ignacio Taibo II e Leonardo Padura Fuentes (Cuba 1955), poi Luis Sepúlveda (Cile 1949).

Se rompi le barriere, i blocchi che impediscono alla gente di arrivare ai libri, allora la gente legge, e molto… un’esperienza affascinante

Ha più volte spiegato il grande scrittore e traduttore (dallo spagnolo) Bruno Arpaia che la letteratura latinoamericana non esiste, chi vi fa riferimento finisce per “incasellare” in un luogo comune varietà e ricchezza di un intero continente e di 21 paesi. Non vi è nemmeno un’identica comune lingua spagnola, considerando innanzitutto i brasiliani, poi coloro che scrivono in inglese e infine le varianti. Le biografie sono comunque meticce (alcuni che sono nati proprio in Spagna o altrove o sono migrati) ed esistono molte articolazioni, sfumature e “parlate” nazionali. Resta purtuttavia costantemente valido un interrogativo. “Precisato tutto ciò, possiamo porci la domanda: c’è vita oggi nella letteratura tra il Río Bravo e Ushuaia?”. Proprio Arpaia, in uno dei suoi contributi su questo giornale, ha raccontato un panorama degli interessanti scrittori e scrittrici del primo quarto di secolo del nuovo millennio. Rileggere Paco Ignacio Taibo II appare pertanto un buon modo per approfondire un filo di pensieri letterari ed editoriali sull’America a sud degli Usa, insieme al relativo differente contesto geopolitico, tanto più che molti degli storici scrittori citati hanno portato una ventata di novità globale nella letteratura, in particolare di genere giallo e noir.

Paco Ignacio Taibo II è un fine popolare intellettuale manifatturiero che si lascia coinvolgere in tutte le filiere della produzione di idee e azioni collettive per conto di frasi e gesti individuali, che promuove congiuntamente cultura, lettura e arte, prima ancora di fare culture, scritture e arti, motorino sempre carico di passioni sociali e civili. La sua attività ha avuto stabilmente base in Messico, nella capitale. Per fare un esempio, nel 2010 promosse con la moglie (che fino all’anno prima lavorava al Ministero della cultura del Distrito Federal, licenziata per spoil system) una Brigada para leer en libertad, (“Brigata per leggere in libertà”). Con amici, colleghi e sodali raggiungevano i quartieri più poveri e le baraccopoli dove non c’era nemmeno un libro e trovavano spesso un pubblico appassionato (presunti “non” lettori), che smentiva l’idea che in periferia si legge poco o non si legge affatto: “se rompi le barriere, i blocchi che impediscono alla gente di arrivare ai libri, allora la gente legge, e molto… un’esperienza affascinante”.

Leggere diventa un fattore chiave dell’identità e della democratizzazione

La Brigada ha creato un modello di istituzione culturale: trovata una sede scalcagnata, hanno battuto le circoscrizioni della metropoli offrendosi di organizzare fiere del libro, locali, nazionali o internazionali a seconda del budget. Poi hanno convinto le case editrici a non mandare al macero i volumi invenduti, ma a consegnarli per organizzare immensi mercati del libro in saldo, dove si sono riversate centinaia di migliaia di persone. Quindi, grazie alle donazioni dei privati, i brigadistas (tutt’altro significato rispetto alla traduzione italiana) hanno messo su decine di biblioteche di quartiere o scolastiche. Infine, con il sostegno della Fondazione Rosa Luxemburg e con quello degli autori che regalavano alla Brigada i loro diritti, hanno cominciato a pubblicare libri e a regalarli durante le centinaia di dibattiti e di tavole rotonde organizzate nei quartieri più sperduti e sempre in spazi aperti.

La Brigada si autofinanzia e riesce a dare un piccolo stipendio ai propri componenti, con la collaborazione di centinaia di romanzieri, giornalisti, sociologi, artisti, poeti, storici, da Elena Poniatowska a Jorge Moch, da Pino Cacucci a Sanjuana Martínez, che offrono il loro tempo e il loro talento per entrare in contatto con migliaia di persone e spingerle alla lettura. Le storie, le foto e i video visibili sul sito raccontano di folle clamorose ai concerti e ai dibattiti o negli stand dei librai, di una partecipazione appassionata e combattiva. La prossima e 16° Gran Remate de libros y peliculas si svolgerà dal 2 al 6 agosto 2023. Leggere aiuta a socializzare, a condividere esperienze e informazioni, a diffidare dell’evidente, a esigere diritti e a compiere i doveri. E diventa un fattore chiave dell’identità e della democratizzazione. Mentre la lettura per obbligo non ti trasforma in lettore, ciò che ti porta a leggere è il piacere. 

La Brigada ha subito avviato anche programmi di lettura con gruppi di lavoratori, per esempio poliziotti e pompieri, categorie che non sempre godono certo di buona stampa. Pare che gli agenti diventati lettori diventino più gentili e corretti e la gente li guardi con occhi diversi. Pure Paco, ovviamente, continua dall’inizio come volontario della Brigada. Da qualche anno, inoltre, ha un incarico ministeriale ufficiale, direttore del Fondo de Cultura Económica, una casa editrice transnazionale con 1600 lavoratori, che in Messico promuove cultura multiforme, pubblica mille libri all’anno, gestisce una rete di 120 librerie e ha filiali in undici paesi, grazie all’incarico conferitogli dal “nuovo” Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, conosciuto con l'acronimo di AMLO, eletto nel dicembre 2018 (e sempre alle prese con un’endemica criminalità, come raccontato su Il Bo Live da Andrea Gaiardoni poco più di un anno fa. 

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