CULTURA

Tradurre: Monica Pareschi in "Cime tempestose"

Il passo più famoso di uno dei romanzi d’amore più famosi di tutti i tempi (Cime tempestose di Emily Brontë, 1847) è forse quello in cui Catherine, la giovane protagonista, spiega alla governante Nelly cosa provi per Heathcliff e Edgar, gli uomini della sua vita.

La traduzione celeberrima di Enrico Piceni, del 1926, recita:

“È difficile da spiegare. Ma certo tu hai, tutti hanno l’idea che ci deve essere, fuori di noi, un’esistenza che è ancora la nostra. A che scopo esisterei, se fossi tutta contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l’impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame dei boschi: il tempo lo trasformerà ne son sicura, come l’inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili; dà poca gioia apparente ma è necessario. Nelly: io sono Heathcliff! Egli è stato sempre, sempre nel mio spirito: non come un piacere, allo stesso modo ch’io non sono sempre un piacere per me stessa, ma come il mio proprio essere”.

Lo scorso dicembre Einaudi ha fatto uscire nella prestigiosa collana Supercoralli una nuova traduzione firmata dalla traduttrice (e scrittrice) Monica Pareschi, ed è interessante confrontare lo stesso passo “riletto” 93 anni dopo:

“Non so come esprimerlo, ma senza dubbio tu sai, come tutti, che la nostra esistenza va oltre noi stessi. A che scopo sarei stata creata se il mio limite fosse tutto qui? Le mie grandi tribolazioni in questo mondo sono state le tribolazioni di Heathcliff, e le ho contemplate e sentite una per una fin dal principio; il mio pensiero più alto nella vita è lui. Se tutto il resto andasse distrutto, e rimanesse lui, io continuerei a esistere; e se rimanesse tutto il resto, e lui fosse spazzato via, per me l’universo si trasformerebbe in un gran estraneo. Non mi sembrerebbe più di farne parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi. Il tempo lo muterà, lo so bene, così come l’inverno muta gli alberi. Il mio amore per Heathcliff somiglia ai massi eterni che stanno sotto, una fonte di gioia poco visibile ma necessaria. Nelly, io sono Heathcliff: lui è sempre, sempre nella mia mente, non come un piacere, non più di quanto io sia un piacere per me stessa, ma come il mio stesso essere”.

Chiaro: quel che ha scritto la Brontë quello è, ma è notevole come la traduzione possa rendere l’esperienza della lettura affatto diversa. Per il pubblico di oggi l’edizione recente è più godibile, più “vicina”, e se questo lo si nota in un passo dai tratti anche piuttosto astratti (sono riflessioni teoriche o, in ogni caso, “emozioni”), l’impressione è a maggior ragione confermata nei dialoghi e nelle scene più agite.

Le domande che vengono alla mente sono quindi molteplici: se leggendo in traduzione si può avere, a volte, l’impressione di perdere qualcosa (la voce non mediata dell’autore), è vero anche che la traduzione di un classico si offre al lettore anche come una grandiosa opportunità. I Promessi Sposi, insomma, per noi italiani, avranno sempre la voce di un (immenso) scrittore dell’Ottocento. Cime tempestose, invece, lo possiamo (ri)leggere parzialmente “avvicinato” alla contemporaneità.

Di questo e di molte altre curiosità sul tema della traduzione (e anche nello specifico del romanzo) abbiamo chiacchierato con la traduttrice Monica Pareschi.

Monica Pareschi vive a Milano e da oltre vent'anni traduce autori di lingua inglese; tra gli altri Doris Lessing, James Ballard, Bernard Malamud, Willa Cather, Shirley Jackson, Charlotte Brontë, Alice McDermott, Hisham Matar, Paul Auster, Muriel Spark, Jesmyn Ward. È autrice di È di vetro quest'aria (ItalicPequod 2014, Premio Renato Fucini). Insegna traduzione all'Università Cattolica di Brescia.

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