SCIENZA E RICERCA

Le sfide dell'esplorazione spaziale, Saccoccia (Asi): il rinvio di Artemis 1 non deve preoccupare

L’esplorazione spaziale sta vivendo da alcuni anni una fase di rinnovato entusiasmo: da un lato le immagini che ci restituiscono i telescopi più avanzati tecnologicamente sono capaci non solo di stupirci per la loro bellezza ma anche di contribuire a scoperte molto importanti che arrivano fino agli esopianeti e alle galassie più lontane, dall’altro la prospettiva di tornare sulla Luna per restarci e farne una base per arrivare fino a Marte ha il sapore di una nuova conquista che spinge sempre più in là i limiti umani.

L’ingresso tumultuoso dei privati nella corsa allo spazio e le tensioni geopolitiche legate alla guerra in Ucraina sono certamente due condizioni per alcuni aspetti nuove che potranno avere un impatto sul settore (rispetto al secondo punto basti pensare alla sospensione del programma ExoMars), ma quello che è certo è che la ricerca spaziale si sta ponendo obiettivi sempre più straordinari che potranno essere raggiunti solo puntando sull'intreccio di competenze scientifiche e tecnologiche trasversali.

La dimensione multidisciplinare della ricerca spaziale e le sue ricadute pratiche anche sulla vita quotidiana dei cittadini sono state al centro dell’incontro inaugurale del convegno “800 anni di spazio all’università di Padova”, organizzato congiuntamente da 11 dipartimenti dell’ateneo, dal Centro per gli studi e le attività spaziali Giuseppe Colombo (CISAS) e dall’Osservatorio Astronomico INAF di Padova insieme all’EuroMoonMars programma.

Non sono naturalmente mancati riferimenti all'attualità, a partire dal rinvio della partenza dello Space Launch System, il razzo che avrebbe dovuto dirigersi verso la Luna nell'ambito della missione Artemis 1. L'impossibilità di risolvere in tempo utile il problema di una perdita consistente di idrogeno liquido ha obbligato la Nasa ad annullare provvisoriamente il lancio. La partenza del razzo, senza astronauti a bordo, è una sorta di prova generale ed è quindi molto attesa. La stessa Nasa, che giovedì 8 settembre in una conferenza online ha dato ulteriori informazioni sui prossimi passi della missione annunciando che la prossima opportunità di lancio potrebbe essere già venerdì 23 settembre, definisce Artemis 1 "la prima di una serie di missioni sempre più complesse finalizzate a fornire una base per l'esplorazione umana nello spazio profondo". 

"E' una missione di prova, un test su tecnologie e procedure. E' quindi assolutamente normale che si possano incontrare criticità che devono essere affrontate e superate. Tutta la storia del volo spaziale è fatta di tentativi. E con Artemis 3, speriamo nel 2025, l'idea è di ritornare sulla Luna però questa volta per restarci", ha commentato a Il Bo Live Giorgio Saccoccia, presidente dell'Agenzia spaziale italiana a margine del convegno. 

Saccoccia si è soffermato anche sulle conseguenze della guerra in Ucraina sui programmi di esplorazione spaziale. "Le ripercussioni sono sia dirette che indirette. Le prime per il settore spaziale sono legate soprattutto alla riorganizzazione di missioni che coinvolgevano i russi o che utilizzavano tecnologie che potrebbero essere meno disponibili. Queste missioni, come è il caso di ExoMars, sono in fase di ripensamento perché vogliono essere portate avanti ma dovranno essere riorganizzate. Le ripercussioni indirette riguardano invece problematiche come l'aumento dei costi, compreso quello dei materiali, e la scarsa disponibilità di componentistica elettronica. E' chiaro che tutto questo avrà un impatto, almeno economico, sui programmi in corso e su quelli futuri".

Giorgio Saccoccia, presidente dell'Asi, parla del rinvio della missione Artemis 1 e delle ripercussioni della guerra in Ucraina sulla ricerca spaziale. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Il convegno, che prosegue fino al 9 settembre e fa parte del palinsesto degli eventi celebrativi per gli 800 anni dell’università di Padova, è stato un momento di confronto in cui sono state ripercorse le tappe più importanti della conoscenza dello spazio, in una storia che inizia diversi secoli prima che si aprisse l’era dell’esplorazione spaziale per come la intendiamo oggi.

Alla cerimonia di apertura, oltre a Saccoccia, hanno partecipato numerosi esperti tra cui Marco Tavani, presidente dell'Inaf, che ha ricordato anche le recenti scoperte sui raggi cosmici accelerati in forti shock legati all'esplosione di una supernova e Bernard Foing, direttore esecutivo del Gruppo di lavoro internazionale per l'esplorazione lunare (ILEWG) e di EuroMoonMars. 

L’astronomia patavina vanta una lunga tradizione, cominciata con Pietro D'Abano che nel 1306 fu nominato docente nell'università cittadina. Niccolò Copernico trascorse poi a Padova alcuni anni di studio e in seguito Galileo Galilei vi passò i suoi 18 migliori anni della vita. Nel 1767 fu fondata la Specola, tutt'oggi la sede dell'Osservatorio astronomico di Padova, una delle più importanti strutture dell'Istituto nazionale di astrofisica, l'ente pubblico di ricerca preposto alle ricerche astrofisiche. 

"Lo spirito con cui è nato questo congresso è legato al ruolo di terza missione che deve avere l'università per poter diffondere all'esterno delle mura accademiche la conoscenza e la ricerca, tutto quello che viene svolto nei nostri laboratori", ha spiegato la professoressa Sofia Pavanello, responsabile scientifica dell'evento. 

Sofia Pavanello e Giorgio Saccoccia inquadrano il ruolo dell'università di Padova nell'ambito della ricerca spaziale.

"Abbiamo inoltre voluto mettere in evidenza i risvolti che la ricerca spaziale può avere sulla vita di ogni giorno. E penso che un esempio ideale sia proprio la tuta che abbiamo esposto al cortile antico di Palazzo Bo e che è stata progettata per consentire un maggior movimento agli astronauti". Le tute spaziali cambiano dunque significato, non saranno più straordinari pezzi unici simbolo di scoperte che hanno segnato un'epoca ma parte integrante di "una realtà lavorativa dove si rimarrà a lungo per creare infrastrutture", ha sottolineato Pavanello.

"Padova e spazio sono veramente sinonimi. L'università patavina ha una tradizione d'eccellenza non solo per quanto riguarda la parte storica con Copernico e Galileo, ma anche nella più recente era spaziale in cui ha collaborato da subito alle missioni di esplorazione del nostro sistema solare e ha contribuito alle missioni umane in orbita. Senza poi dimenticare incredibili capacità di sviluppo tecnologico. Quello di Padova è un ateneo dove si forma davvero l'eccellenza italiana in questo settore", ha affermato Giorgio Saccoccia.

Da una prospettiva storica sono stati ripercorsi anche gli 800 anni dal passaggio della cometa Halley a Padova. Nel 1222, anno di fondazione dell'università, la più famosa e brillante delle comete periodiche ebbe il suo massimo splendore proprio nei giorni tra il 7 e il 9 settembre. Il nuovo passaggio della cometa di Halley è previsto per il 2061. Da qui ad allora l'esplorazione spaziale e la capacità di osservazione dei corpi celesti avranno raggiunto nuovi straordinari traguardi.

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