SCIENZA E RICERCA

"Sei più istruito? Vivrai di più". Lo dice l'Atlante delle disuguaglianze di mortalità

“Il Servizio sanitario nazionale a 40 anni dalla sua istituzione è, oggi più che mai, lo strumento attraverso il quale «la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»”. Sono queste le parole con cui Giulia Grillo, ministro della Salute, ha aperto la prefazione all’Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello di istruzione.

Il volume, nato dalla collaborazione scientifica tra Istat, Inmp e i maggiori esperti sul tema ha cercato di fornire un quadro esaustivo delle differenze geografiche e socioeconomiche, intese come livello di istruzione, nella mortalità e nella speranza di vita in Italia.

I risultati sono stati esplicativi, ed hanno evidenziato come le persone meno istruite di sesso maschile mostrano ovunque una speranza di vita alla nascita inferiore di 3 anni rispetto alle persone più istruite, mentre nel Mezzogiorno, indipendentemente dal livello di istruzione, i residenti perdono un ulteriore anno di speranza di vita.

Le persone meno istruite di sesso maschile mostrano ovunque una speranza di vita alla nascita inferiore di 3 anni rispetto alle persone più istruite

I risultati nel dettaglio

Come abbiamo già avuto modo di dire, l’Atlante ha preso in considerazione le differenze socioeconomiche, analizzando però solamente il livello di istruzione. Da quest’analisi è stato dimostrato che il titolo di studio è associato a tutti i possibili determinanti delle condizioni di salute, dai fattori di rischio legati agli stili di vita fino all’accesso alle misure di prevenzione e ai percorsi di cura più appropriati.

Come abbiamo visto in una precedente analisi, sappiamo che le disuguaglianze di salute in Europa esistono ed uno degli obiettivi di Health 2020 è proprio incentrato sulla riduzioni di tali disuguaglianze. Anche all’interno del nostro Paese però, come vediamo, le disuguaglianze non si devono sottovalutare.


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Analizzando i risultati riprodotti sull’Atlante italiano delle disuguaglianze di mortalità per livello d’istruzione balza subito all’occhio la differenza sia di genere che in base al livello d’istruzione. In tutta l’Italia sono gli uomini a morire anche tre anni prima delle donne, con una differenza da regione a regione che va dal -15% al +30%.

Facendo degli esempi concreti possiamo notare, (vedi tabella sottostante) che in Veneto un uomo con un basso livello d’istruzione vive in media 79.4 anni, al contrario di chi ha un alto livello d’istruzione che vive 82.7 anni. Una discrepanza che si evidenzia anche a livello femminile. Le donne venete con un basso livello d’istruzione vivono in media 85.1, mentre chi ha un’alta istruzione 86.4 anni.

Prendendo ad esempio l’intero Paese notiamo come siano i campani con basso livello d’istruzione quelli con un’aspettativa di vita minore (77.5 anni), mentre gli uomini più istruiti che mediamente vivono di più sono i residenti nella provincia autonoma di Bolzano, con 83.6 anni.

Sulla stessa lunghezza anche l’analisi per quanto riguarda le donne: le campane con una bassa istruzione vivono in media 82.9 anni (dato femminile più basso d’Italia), mentre le bolzanine con un alto livello d’istruzione vivono mediamente fino a 86.9 anni.

Ci sono poi le cause dei decessi. Fra i principali gruppi di cause, i differenziali geografici sono maggiori per le malattie cardiovascolari e le malattie respiratorie. Come riportato sull’Atlante, “si osserva infatti un netto gradiente di mortalità con eccesso al Sud per le malattie cardiovascolari, dove vi sono aree in cui la mortalità tra i più istruiti è superiore a quella dei meno istruiti residenti in alcune aree del Nord. Al contrario, il gradiente è da Sud a Nord per la causa «Tutti i tumori» e per la maggior parte delle singole sedi tumorali.

L’analisi quindi si basa principalmente prendendo il livello di istruzione come indicatore della condizione socio-economica. Il motivo di ciò è il fatto che proprio l’istruzione è correlata ad altre misure di posizione sociale, come ad esempio la condizione occupazionale.


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