SOCIETÀ
Congresso sulla famiglia. Le ragioni filosofiche di un dibattito tanto acceso
Chi ha studiato filosofia sa una delle sue caratteristiche è la possibilità di fare domande su qualunque cosa. Perché allora non provare a indagare i motivi per cui il XIII congresso sulla famiglia ha suscitato un dibattito tanto acceso? Di questo evento ne parlano le più importanti testate italiane, ma se ne discute anche sui social e all'università. Il rettore dell'università di Verona, infatti, ha negato gli spazi dell'ateneo per ospitare il congresso; inoltre, sia molti studenti che alcuni professori hanno espresso una posizione di forte criticità a riguardo.
Gli organizzatori del congresso, essendo stati accusati di non scientificità, ritengono di essere demonizzati e di essere diventati vittime del politically correct. Per questo motivo rispondono riproponendo lo spot dell'evento sulla pagina facebook dell'evento in questione, esponendo la loro volontà di andare oltre le fake news da cui ritengono di essere stati bersagliati.
Il video si apre con una citazione di Papa Francesco, il che fa trasparire senza dubbio una connotazione religiosa, non scientifica del contenuto del messaggio. “Non stiamo vivendo in un'epoca di cambiamento, ma in un cambiamento d'epoca”. Non viene chiarito il contesto della citazione, ma il senso che le vuole essere dato viene subito spiegato meglio dalla frase successiva. “Il mondo sta affrontando crisi e difficoltà globali di ogni tipo”. Si tratta, quindi, di un cambiamento in negativo. Il messaggio del video, per farla breve, consiste nel dire che c'è qualcosa che minaccia la società e la sua stabilità, anche se non viene spiegato cosa. Viene posta solo un'affermazione tanto perentoria quanto poco chiara: “il mondo è pieno di cattiverie e di ingiustizie”. “Ma c'è del buono in questo mondo, e vale la pena combattere per questo”. L'antidoto a tutto ciò? La difesa della famiglia, la famiglia naturale.
Naturalmente non ci si può fermare a un video-spot di un minuto. Sembra d'obbligo recarsi anche sul sito ufficiale dell'evento. Qui è possibile leggere, infatti, gli obiettivi e le finalità del congresso, l'indice delle tematiche che saranno affrontate, e l'elenco dei relatori che interverranno.
Resta il fatto che le opinioni su cosa sia la famiglia sono tante e spesso complesse. Come si può fare ordine con obiettività e con il giusto atteggiamento critico? Ecco perché abbiamo chiesto l'aiuto della professoressa Maria Grazia Crepaldi, docente per il corso di laurea in scienze filosofiche all'università di Padova, per avere un'idea di come muoverci nel discorso e di quali siano le problematiche più evidenti. Lei ci ricorda che il vero atteggiamento filosofico consiste nel confronto con l'altro, che prevede di valutare seriamente le ragioni di chi la pensa in modo differente rispetto a noi, ed essere disposti a mettere in discussione il nostro punto di vista, non escludendo a priori la possibilità di tornare a casa con un'idea diversa, o evitando, almeno, di pretendere che l'altra parte cambi necessariamente la sua opinione.
In effetti, nel video traspare l'idea che il modello proposto non sia uno tra tanti, ma l'unico giusto. Non è una semplice celebrazione di quello che per gli organizzatori è buono, ma è la contrapposizione di questo a qualcosa che invece non lo è, e che, anzi, ricade sotto il nome di cattiveria o ingiustizia. La giustificazione di tutto questo risiede, a loro avviso, nel messaggio cattolico; basta pensare alla contrapposizione, messa in luce nella conferenza stampa “facciamo chiarezza” tra famiglia naturale (ovvero uomo, donna e figli) e altre forme di vita affettiva, con conseguente giustificazione di tale distinzione data dal testo biblico.
La strumentalizzazione della religione, come nota la professoressa Crepaldi, è un espediente messo in atto da entrambe le parti dello scontro. Pretendere che la propria idea sia legittimata dalla Chiesa (che tra l'altro non ha offerto il patrocinio per l'organizzazione dell'evento) e che corrisponda in toto con la dottrina cristiana è un atteggiamento tanto estremista quanto quello contrario, che identifica, per tutta risposta, il messaggio religioso con un messaggio di intolleranza, chiusura e arretratezza mentale. Tale modo di pensare, infatti, culmina nella costruzione di quella che, spiega la professoressa Crepaldi, in sociologia viene definita identità reattiva, cioè una identità fondata su ciò che non si è, invece che su ciò che si è. Si tratta di un atteggiamento dogmatico e di integralismo, che non apre la possibilità al dialogo e che rifiuta il diverso, invece di affermare se stesso.
“La radicalizzazione delle idee e delle imposizioni è il presupposto dell'impossibilità di un dialogo fecondo”
In questo senso, servirebbero un po' più di rispetto dell'altro e di sospensione del giudizio.
Questa analisi, in ogni caso, è qualcosa che va oltre il congresso per la famiglia. Dinamiche del genere si ritrovano ormai in quasi tutti i dibattiti su temi sociali. Dai problemi ambientali, alla regolamentazione dell'immigrazione, alle questioni di genere. Un ruolo chiave in tutto ciò è quello che la professoressa Crepaldi chiama la socializzazione del rancore, un tema che apre la strada a questioni di etica pubblica.
“Prima posizioni di odio e rancore verso il diverso rimanevano a livello di sentimento privato, mentre ora c'è la giustificazione nel manifestarlo pubblicamente, perché sono i rappresentanti governativi i primi a farlo, legittimando così il duplice atteggiamento dell'omologazione e del rifiuto dell'altro”; è chiaro come siano entrambi comportamenti, questi, che chiudono al dialogo e che non permettono il confronto e la coesistenza con il diverso.
“Ciò che è preoccupante è l'atteggiamento culturale e sociale che si è venuto a creare, ovvero un atteggiamento di scontro, non di confronto, e quindi non di dialogo autentico”, commenta la professoressa Crepaldi. Ci racconta, poi, che a suo avviso il ruolo dei professori, non è quello di inculcare dottrine e contenuti, ma far sì che i loro studenti facciano proprio un atteggiamento di apertura verso il confronto e che non si ritrovino mai ad attaccarsi a posizione dogmatiche come quelle emerse nell'ambito del congresso, siano esse pro o contro.
Anche se il congresso non pretende di mettere in campo una discussione scientifica, propone la sua idea come l'unica da accettare. Per questo motivo, qualunque sia l'idea di famiglia a cui si sceglie di credere, è il caso di farlo con consapevolezza e, magari, dopo aver ascoltato anche altre teorie provenienti da diverse aree di studio, come la sociologia e l'evoluzionismo.