SCIENZA E RICERCA

La continua lotta delle specie in via d’estinzione

Aggiornamento del 14 gennaio 2020: il progetto ha annunciato che sono stati prodotti due nuovi embrioni. Il 13 dicembre scorso erano stati prelevati 14 ovociti da Fatu e, dopo essere stati incubati e fatti maturare nel laboratorio Avantea di Cremona, otto di questi sono stati fecondati portando al risultato di due nuovi embrioni che rappresentano il futuro di questa specie. Il prossimo passo è quello di trasferire gli embrioni nelle femmine di rinoceronte bianco del Sud e per farlo è necessario la presenza di un maschio di questa specie di rinoceronte: l'esemplare verrà sterilizzato tramite una procedura non-chirurgica, minimamente invasiva. Questo è necessario per individuare in modo affidabile lo stadio del ciclo riproduttivo degli esemplari femmina, evitando così la fecondazione

"La valutazione etica è parte integrante di progetti ambiziosi come questi e garantisce la qualità della ricerca e delle procedure e il benessere degli animali coinvolti. Anche questa volta la collaborazione all’interno del team ha permesso di monitorare passo passo ogni momento degli interventi eseguiti sugli animali, raffinando le procedure e rendendole sempre meno invasive, come è stato nel caso del maschio di rinoceronte bianco del Sud" ha sottolineato la prof.ssa De Mori. Gli aggiornamenti del progetto sono disponibili nel nuovo sito di Biorescue.

Lo scorso 20 dicembre Google ha dedicato la sua homepage a Sudan, l’ultimo esemplare maschio di rinoceronte bianco del Nord, catturato nel 1973 nel Sud del Sudan, trasferito poi nel 1976 in uno zoo in Repubblica Ceca e liberato nel proprio habitat naturale in Kenya nel 2009, evento celebrato dal motore di ricerca il 20 dicembre. Purtroppo Sudan è scomparso due anni fa, all’età di 45 anni: la sua esistenza è ricordata come simbolo della lotta per la sopravvivenza dei rinoceronti e fondamentale promemoria del pericolo dell’estinzione per numerose specie animali ancora oggi.

Gli unici due esemplari esistenti al mondo sono due femmine, Nanji e Fatu, osservate speciale della riserva naturale Ol Pejeta, la stessa che ospitava anche Sudan. Recentemente, il New York Times ha pubblicato un approfondito reportage dedicato proprio ai due rinoceronti rimasti, incontrando di persona questi animali e raccontando la loro permanenza nella riserva di Ol Pejeta e di quanto sia importante e complesso contribuire alla sopravvivenza di una specie. 

La storia per la salvezza del rinoceronte bianco del Nord l’abbiamo seguita in più puntate, grazie anche al racconto in prima persona della professoressa Barbara De Mori, direttrice del laboratorio di etica per la medicina veterinaria, la conservazione e il benessere degli animali e docente di bioetica animale all’università di Padova.


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Attraverso le parole della prof.ssa De Mori, scopriamo la nascita e l'importanza di questo progetto e quali sono gli effetti della pandemia su attività come questa. 

Oltre ai rinoceronti, sono state aggiunte alla lista rossa dell’International Union for Conservation of Nature, altre 31 specie in via d’estinzione. Tuttavia, come spiega Barbara De Mori, ci sono anche buone notizie: “Oltre alla lista rossa, il direttore generale dell’IUCN ha riportato anche i dati di un progetto che ci dà speranza e che mostra concretamente come gli interventi di conservazione possano essere efficaci. Si riferiva al bisonte europeo - continua la prof.ssa - che nei primi del Novecento era praticamente estinto e che ora conta più di 6mila esemplari, reintrodotti in aree naturali. C’è una speranza che questa specie possa nel tempo diventare nuovamente autosufficiente”.

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