CULTURA
Nel DNA di polinesiani e nativi americani sono nascoste le tracce di un antico incontro
Forti evidenze genetiche sembrano confermare che sia avvenuto un contatto transoceanico a cavallo del dodicesimo secolo, nel periodo precolombiano, tra i nativi americani e le antiche popolazioni polinesiane, che all'epoca viaggiavano alla scoperta delle isole più remote del Pacifico. Che questi due popoli si siano incontrati molto prima dell'arrivo degli europei sulle coste del Nuovo Mondo è una tesi che però è ancora oggetto di contestazioni tra gli studiosi.
I polinesiani erano un popolo di navigatori, capaci di solcare l'oceano e raggiungere terre distanti migliaia di chilometri dal luogo di partenza. Furono infatti in grado di attraversare il Pacifico e di stabilirsi in Nuova Zelanda e a Rapa Nui, l'Isola di Pasqua.
Vista, perciò, la vicinanza geografica tra i popoli indigeni dell'America del Sud e i polinesiani, molti studiosi hanno cercato di indagare se questi due popoli si fossero incontrati prima dell'arrivo degli europei. L'ipotesi che per molto tempo è stata considerata la più probabile è che l'incontro tra i due popoli sia avvenuto proprio a Rapa Nui, che d'altronde è l'isola più vicina alla costa del Sudamerica, intorno al 1200, ben due secoli prima che iniziasse il colonialismo europeo in America.
Uno studio del 2014 aveva coinvolto 27 abitanti di Rapa Nui, e aveva trovato nel loro DNA tracce di origine sud americana risalenti al 1300 e al 1500. In quell'occasione, i ricercatori avevano rilevato, però, una piccola quantità di geni nativi americani anche in alcuni abitanti delle isole polinesiane orientali. Questa eredità genetica, comunque, sembrava testimoniare un incontro unico e breve, piuttosto che un contatto prolungato per generazioni.
Un nuovo studio sull'argomento è stato recentemente pubblicato su Nature, e suggerisce non solo che l'incontro tra le due culture sia avvenuto prima di quanto si pensasse, ma anche che il luogo esatto in cui si è svolto non sia stato Rapa Nui, bensì una delle isole più a ovest.
La ricerca in questione è stata condotta confrontando i risultati dello studio del 2014 con l'analisi del genoma di 807 individui delle isole polinesiane e di nativi americani che vivono sulla costa del Pacifico, alla ricerca di variazioni che suggerissero una antica mescolanza tra i due popoli.
Ciò ha permesso di rintracciare delle prove a sostegno di un incontro avvenuto prima dell'insediamento sull'isola di Pasqua, tra gli abitanti delle isole Marchesi e un gruppo di nativi americani da cui discende un gruppo di indigeni che abitano nell'attuale Colombia, gli Zenu.
Le variazioni genetiche che testimoniano questa mescolanza sembrano risalire al 1150, confermando quindi non solo l' incontro tra i due popoli prima dell'arrivo degli europei, ma anche prima della colonizzazione di Rapa Nui.
Gli studiosi stimano che questo contatto potrebbe essere avvenuto in occasione di qualche attività di scambio commerciale tra i popoli su una delle Isole Marchesi del sud.
Altre prove a sostegno dell'ipotesi di un contatto più antico, riguardano alcuni elementi linguistici, storici e geografici. Oltre alla somiglianza tra le statue monolitiche nelle isole del pacifico e quelle di San Augustin, sito precolombiano in America del Sud, è interessante notare come la parola usata per descrivere la patata dolce dagli abitanti che vivono sulle coste del pacifico dell'America del sud derivi dal termine polinesiano per descrivere quell'alimento.
Inoltre, anche le simulazioni del vento e delle correnti dalla costa del pacifico delle Americhe hanno dimostrato che, partendo dall'Ecuador e dalla Colombia, ci sono grandi probabilità di raggiungere la Polilnesia, in particolare le Isole Marchesi meridionali, proprio dove gli abitanti attuali portano ancora, nel loro DNA, tracce di mescolanza con popolazioni nativo americane.
La difficoltà nel rilevare esattamente il luogo esatto in cui è avvenuto il contatto è data proprio dalla presenza di tracce di tale mescolanza, risalenti tutte allo stesso periodo, nel DNA di persone che vivono su arcipelaghi di isole polinesiane disseminate nel Pacifico e molto lontane tra loro.
La spiegazione più semplice in proposito è che si sia verificato un singolo evento di contatto preistorico tra i due popoli durante la scoperta di quelle isole da parte dei polinesiani, che vi trovarono già presenti alcuni gruppi di nativi americani stabiliti lì, e con i quali si mescolarono. Le generazioni successive, che nel corso dei secoli si sarebbero spostate sulle altre isole, tra cui Rapa Nui, avrebbero quindi conservato nel loro DNA le tracce di questa doppia discendenza.
Lo studio riporta, inoltre, che non si può neanche scartare un'altra possibilità: che siano stati i polinesiani a viaggiare verso il nord del Sudamerica e a condurre con loro, di ritorno sulle loro isole, un gruppo di nativi americani.
L'analisi dei venti e delle correnti, infatti, suggerisce la possibilità che anche gli abitanti delle isole polinesiane siano stati capaci di spingersi fino alle coste dell'America. Se così fosse, potrebbero essere stati i polinesiani il primo popolo non indigeno a mettere piede sul continente americano, nello stesso secolo in cui vi giunsero anche i vichinghi, e molto prima dell'arrivo di Cristoforo Colombo.
Per quanto sia sensato supporre che i polinesiani abbiano viaggiato più volte in Sud America, lo studio del DNA non basta per confermare una volta per tutte questa ipotesi, per cui le ricerche dovranno continuare coinvolgendo, su base continuativa, le comunità discendenti delle isole in questione.
In ogni caso, i risultati di questo lavoro sono senza dubbio rilevanti, soprattutto perché, fino ad ora, gli studi che avevano cercato di indagare la possibilità che un contatto tra i due popoli fosse avvenuto prima dell'arrivo degli europei si erano rivelati inconcludenti, e non era neanche stato ancora condotto uno studio del DNA sul genoma completo di individui per indagare l'ipotesi in questione.
Infine, i risultati di questo lavoro di ricerca mostrano anche quanto sia fondamentale, negli studi genetici delle popolazioni moderne, combinare approcci matematici, antropologici e biologici, al fine di svelare i misteri che la storia ancora nasconde.