SOCIETÀ

Migranti: è giusto parlare di invasione?

Abbiamo parlato del numero di migranti morti nel mar Mediterraneo, del numero di rifugiati presenti nei vari paesi europei ma quanti sono veramente i migranti che arrivano in Italia? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto il dipartimento della Pubblica sicurezza che ha comparato gli sbarchi avvenuti nei nostri porti negli ultimi tre anni.

Dal 1 gennaio al 4 luglio di quest’anno in Italia sono arrivati 16.687 migranti, cioè rispettivamente l’85,98% in meno rispetto al 2017 e l’83,98% in meno del 2016.

Quando si parla di invasione quindi bisogna leggere i numeri, ed i numeri dicono che, a fronte di una popolazione di più di 60milioni di persone, in Italia nel 2016 sono sbarcati in tutto 181.436 migranti, nel 2017 119.369, e nel 2018, ad oggi, 16.687.

Per avere un metro di paragone concreto, analizzando il tasso di natalità e mortalità in Italia, scopriamo come nel 2017 nel nostro Paese siano nati 464.000 bambini e morte 647.000 persone.

Tornando invece a leggere i dati provenienti dal ministero dell'Interno, la maggior parte delle persone sbarcate nel 2018 in Italia ha dichiarato di provenire dalla Tunisia, precisamente 3.007 persone. Al secondo posto ci sono 2.555 eritrei, al terzo 1.488 persone provenienti dal Sudan e 1.230 dalla Nigeria.

Com’è facilmente prevedibile la maggior parte degli sbarchi arriva in Sicilia, ma non è Lampedusa il porto più utilizzato. Nel 2018 infatti in 3.107 sono sbarcati a Pozzallo, in 2.786 a Catania, in 2.288 a Messina. Per quanto riguarda i porti non siciliani invece troviamo 130 persone sbarcate a Cagliari, 317 a Reggio Calabria e 449 a Crotone.

Il tema dei migranti quindi è uno di quegli argomenti che se affrontati con demagogia rischia di far perdere di vista il focus principale. Le migrazioni ci sono sempre state e sempre ci saranno, non può essere la chiusura la soluzione bensì una politica più decisa e condivisa perché i numeri parlano chiaro, poco più di 16mila persone sbarcate in 7 mesi non si possono chiamare emergenza.

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