SOCIETÀ

#datibenecomune: una petizione per chiedere al governo dati aperti sulla pandemia

È necessario “spostare l’asse degli interventi su un piano più sostanziale, puntando sui due cardini di un’efficace politica di prevenzione: trasparenza e semplificazione. La trasparenza della pubblica amministrazione è il presupposto logico. I cittadini devono poter far sentire la loro voce, è la base per la responsabilità; quindi, accesso alle informazioni, siano essi dati quantitativi o qualitativi. Questo consente ai cittadini di analizzare l’attività e i processi decisionali pubblici, il tutto in un virtuoso rapporto di collaborazione tra istituzioni e collettività amministrate, che veda rispettato il principio del coinvolgimento attivo della cittadinanza nelle scelte e riesca ad alimentare e consolidare la fiducia nelle istituzioni, ma anche il necessario controllo sociale.”

Le parole sono del presidente del Consiglio Mario Draghi, dette alla prima occasione alla Camera dopo aver ottenuto la fiducia dal Parlamento. Dare ai cittadini la possibilità di analizzare l’attività e i processi decisionali pubblici significa rendere disponibili tutti i dati utili a fare questo monitoraggio civico. Quando si parla di dati però è bene che questi vengano rilasciati in modo integrale e leggibile da tutti.

Di dati da un anno a questa parte ne sentiamo parlare quotidianamente. Lo scoppio della pandemia infatti ci ha proiettati all’interno di un’innumerevole quantità di dati. Dai numeri dei nuovi positivi, fino a quello dei tamponi effettuati, dall’oramai famoso indice Rt fino al numero delle terapie intensive che abbiamo capito essere uno dei campanelli d’allarme per valutare come evolverà nel breve termine la situazione, di dati ne venivano divulgati molti ogni giorno alle ore 18 dalla Protezione Civile. Essere sommersi da questi dati però può essere fuorviante se poi questi stessi non sono completi.

Anche per quanto riguarda la pandemia infatti, di dati necessari per un completo monitoraggio civico ne mancano molti. Il processo che deve portare alla totale trasparenza sembra ancora lungo ma dei piccoli passi in avanti nell’ultimo anno sono stati fatti.

Il merito è anche della pressione che cittadini ed associazioni stanno costantemente mettendo per richiedere una totale trasparenza. Lo strumento a cui tutti possiamo fare appello ora è una petizione, chiamata #DatiBeneComune che si basa su quattro richieste principali: rendere disponibili, aperti, interoperabili (machine readable) e disaggregati tutti i dati comunicati dalle Regioni al Governo dall'inizio dell'epidemia per monitorare e classificare il rischio epidemico (compresi tutti gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio, di accertamento e quelli di risultato); rendere pubbliche le evidenze scientifiche, le formule e gli algoritmi, che mettono in correlazione la valutazione del rischio, le misure restrittive e l’impatto epidemiologico ad esso correlato; recepire nella gestione, pubblicazione e descrizione dei dati tutte le raccomandazioni della task force “Gruppo di lavoro 2 – Data collection and Infrastructure“, presenti nel documento “Analisi dei flussi e mappatura delle banche dati di interesse per la task force dati per l’emergenza COVID-19”; nominare un/a referente COVID-19 su dati e trasparenza e un/a referente per ogni regione, a cui la società civile possa fare riferimento ed istituire un centro nazionale, in rete con omologhi centri regionali, dedicato ai dati Covid, che non solo imponga standard e formati, ma che coordini e integri nuovi sistemi di raccolta e individui le criticità in quelli esistenti.

Sul significato di dati aperti e di come questi devono essere rilasciati per essere machine readable ne abbiamo parlato con Susanna Ferro di Transparency International Italia, una delle associazioni promotrici della petizione.

Susanna Ferro, a cosa serve avere questi dati? Non sono solamente piccole richieste per addetti ai lavori?

"Quello che la pandemia ci ha mostrato è proprio che questi dati ormai non sono più solo delle informazioni importanti per gli addetti ai lavori. È vero che fino a poco tempo fa la questione dei dati aperti, della digitalizzazione delle informazioni, era un argomento di nicchia di cui ci occupavamo noi come Transparency International o diverse altre associazioni che fanno parte insieme a noi della campagna #datibenecomune. La pandemia però ha messo sotto gli occhi di tutti quanto in realtà avere queste informazioni, conoscerle, sia fondamentale affinché le decisioni che vengono prese, e che per quanto riguarda la pandemia limitano anche la libertà delle persone in modo sostanziale ed hanno influito sulla nostra vita, siano trasparenti. 

È importante sapere quali sono i dati che stanno alla base di queste decisioni ed è fondamentale per poter accettare in maniera più consapevole, più serena, le decisioni che ci vengono imposte."

Susanna Ferro, tu hai parlato subito di dati aperti: che cosa significa dire dati aperti?

"I dati aperti sono quei dati che vengono forniti dalle istituzioni pubbliche in maniera che possano essere riutilizzati anche dalle macchine. In questo caso vengono definiti machine readable, ovvero quei dati che possono essere letti facilmente anche attraverso dei programmi, come banalmente potrebbe essere Excel, che tutti noi abbiamo nei nostri computer. Con questi software si possono prendere i dati che ci vengono forniti e possiamo poi riutilizzarli ed analizzarli. Purtroppo però, quando invece noi vediamo sui siti delle istituzioni dati presentati con dei grafici, con delle tabelle riassuntive, e tutti in una maniera che non possano essere poi indagati un po’ più in profondità e riutilizzati, questo impedisce tutto il lavoro di giornalisti, di associazioni, di cittadini, di scienziati e di tutta una comunità che ha interesse a capire meglio questi dati, e magari dare anche il proprio contributo".

Susanna Ferro, tu hai detto un'altra parola molto interessante, che però un po’ tecnica: machine readable. Quali potrebbero essere degli esempi concreti di dati machine readable per quanto riguarda la pandemia?

"Nel momento in cui vengono rilasciati i dati sulla pandemia, sulla sua evoluzione, sul numero dei positivi a livello locale, noi abbiamo dei grafici sul bollettino dell'Istituto Superiore di Sanità, dove vediamo per ogni giorno per le singole province una casellina colorata e, a seconda che sia arancione o rossa, capiamo la situazione. Questa però di fatto non posso riutilizzarla perché non ho modo di prendere il dato scorporato, vedo solo uno schemino interessante che mi aiuta capire, perché comunque le rappresentazioni grafiche visuali servono anche per facilitare un po’ la lettura, però è importante anche sapere cosa sta dietro. Questo è possibile farlo solo se i dati vengono rilasciati attraverso dei formati specifici grazie ai quali poi è possibile rielaborare, indagare, approfondire le informazioni per monitorare l’andamento della pandemia".

È importante sapere quali sono i dati che stanno alla base di queste decisioni Susanna Ferro - Transparency International Italia

"Un altro tema e un altro settore su cui è molto importante battersi e su cui molte associazioni e giornalisti stanno indagando è il tema delle scuole. Sarebbe interessante avere i dati sui contagi che sono avvenuti all'interno delle scuole. Questo è un tema delicatissimo e sappiamo benissimo quanto la pandemia ha comportato a livello di gestione familiare, di sovraccarichi di lavoro per le famiglie, di somma di conseguenze proprio a livello quotidiano per tutti noi con le scuole chiuse. Dobbiamo capire perché le scuole sono state chiuse, se ha senso chiuderle, e fino a poco tempo fa i dati sui contagi delle scuole non erano disponibili. Questo capite che rende davvero molto difficile poter accettare il fatto che la scuola di mio figlio venga chiusa a danno suo, della sua salute, della sua socialità, oltre ad essere un aggravio per le famiglie. 

Un ulteriore esempio, che esula dalla pandemia, è quello che noi come Transparency International Italia abbiamo pubblicato la settimana scorsa. Sono i dati presentati sulla nostra piattaforma che si chiama soldiepolitica.it, attraverso cui monitoriamo i finanziamenti alla politica. Anche questo secondo noi è un tema importantissimo, perché è utile sapere chi finanzia e chi eventualmente può provare ad influenzare attraverso le proprie donazioni le decisioni che vengono prese a livello politico. I dati sul finanziamento alla politica non sono sempre in formato come dicevamo prima machine readable. Se mi trovo davanti una tabellina scannerizzata e poi pubblicata come un file pdf sul sito, capite che io per scaricare, indagare, analizzare i dati sono costretta a farlo a mano. Questo ovviamente è un ostacolo alla trasparenza ed è un ostacolo per il cittadino per venire a conoscenza di tutte queste informazioni". 

Susanna Ferro, per aggirare questo ostacolo, o quantomeno provare a farlo, avete indetto una petizione. 

"Abbiamo dato via questa petizione scrivendo una lettera all'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte dove chiedevamo che i dati relativi alla pandemia fossero rilasciati in maniera aperta in maniera disaggregata. Disaggregata vuol dire che io posso andare a vedere anche nel dettaglio i dati a livello di territorio. Questo è importante perché, come stiamo vedendo soprattutto in questo ultimo periodo, ci sono state decisioni non solo a livello regionale ma anche a livello di singole province. Più arriviamo al locale più è facile prendere delle decisioni mirate basate. Abbiamo chiesto dati aperti e disaggregati su tutta una serie di informazioni, e questo per rendere appunto più monitorabile e più condivisa la gestione. 

Quando l'abbiamo lanciata, la petizione ha raccolto quasi 50mila firme, quindi c’è stato un sostegno molto ampio di cui siamo molto contenti. Purtroppo però, nonostante una così ampia adesione da parte della società civile, non abbiamo avuto risposta. Con il nuovo governo Draghi abbiamo inoltrato nuovamente le nostre richieste e speriamo che dal mondo della politica e dal governo arrivi un riscontro".

Il monitoraggio civico, non solo quello fatto da addetti ai lavori, è fondamentale per il benessere democratico. L'analisi, lo studio e l'approfondimento dei temi cruciali per la vita di tutti noi non può essere demandato solo alla politica. Per farlo però, è necessario avere le basi e gli strumenti ed è qui che la politica può e deve intervenire. Più trasparenza poi, significa anche più fiducia nelle istituzioni. La petizione è sottoscrivibile dal sito datibenecomune.it e ad oggi conta 49.034 firmatari e 170 organizzazioni promotrici.

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