SCIENZA E RICERCA

La "red list" delle specie a rischio estinzione

Su più di 138.000 specie valutate, oltre 38.500 sono minacciate di estinzione a vario titolo e grado. È questo il bilancio delle nuove Red List IUCN: il “catalogo” delle specie a rischio di estinzione redatto dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Il documento presentato sabato a Marsiglia al Congresso mondiale sulla conservazione della natura - l’IUCN World Conservation Congress – lascia l’amaro in bocca. Ma tra le cattive notizie, ci sono anche buone nuove in tema di tutela ambientale e non solo.

La prima è che l’IUCN ha appena eletto il suo secondo presidente donna: Razan Khalifa Al Mubarak. Su 15 incarichi presidenziali, infatti, sono solo due le donne che hanno ricoperto questo ruolo: l’ecuadoriana Yolanda Kakabadse alla fine degli anni Novanta, e oggi Razan Khalifa Al Mubarak. (E se scorriamo l’elenco dei 17 direttori generali che si sono succeduti dal 1948 a oggi, troviamo solo 3 donne e solo a partire dalla fine degli anni Novanta: la tedesca Marita Koch-Weser; la francese Julia Marton-Lefèvre e la danese Inger Andersen).

«Siamo in un momento critico, in cui abbiamo il dovere di mettere la protezione della natura al centro dell’agenda globale». Sono queste le prime parole da presidente IUCN di Razan Al Mubarak, fondatrice dell’Emirates Nature–Wwf e già direttrice esecutiva del Mohamed bin Zayed Species Conservation Fund e dell’Environment Agency Abu Dhabi (EAD). Sotto la direzione di Al Mubarak, l’EAD ha avuto un ruolo di primo piano nel portare avanti azioni di conservazione della natura in tutto il Medio Oriente e non solo: tra questi, la reintroduzione dell’orice dalle corna a sciabola (Oryx dammah) in Ciad. Dichiarato ufficialmente estinto in natura dall’Iucn nel 2000, questo ungulato è stato reintrodotto in Chad nel 2016: ai primi 23 esemplari liberati, negli anni se ne sono aggiunti altri e sono già state registrate le prime nascite in natura.

La seconda buona notizia è che le nuove Red List presentate ci mostrano un grande passo avanti nelle conoscenze sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali. L’obiettivo delle Liste Rosse dell’IUCN è infatti quello di riuscire a valutare lo status di almeno 160.000 specie per avere un’idea di come se la passa la biodiversità. E oggi siamo un passo più vicini alla meta: sono ben 138.374 le specie “assessed”, cioè valutate e inserite nelle diverse categorie di rischio. Circa 10.000 in più rispetto a soli 10 mesi fa. Purtroppo, però, il 28% di queste 138.374 – ben 38.543 – è a rischio di estinzione più o meno grave.

Sin dal 1964, infatti, ogni specie viene valutata sulla base di rigorosi criteri e inserita in una delle 5 categorie di rischio di estinzione: Least Concern (LC) “minor preoccupazione”; Near Threatened (NT) “prossimo alla minaccia”; Vulnerable (VU) “vulnerabile”; Endagered (EN) “in pericolo”; Critically Endangered (CR) “in pericolo critico”.

Sebbene nelle nuove Red List ci siano circa 3.000 specie in più rispetto all’anno scorso, c’è qualche buona notizia. Le sette specie di tonno più pescate commercialmente sono state rivalutate e quattro di queste hanno mostrato segni di miglioramento grazie agli sforzi di conservazione messi in campo, come la pesca sostenibile e la lotta alla pesca illegale. Per esempio il tonno rosso meridionale (Thunnus maccoyii) è uscito dal pericolo critico, passando alla categoria “in pericolo”. Il tonno ala lunga (Thunnus alalunga) e il tonno pinna gialla (Thunnus albacares) invece sono passati entrambi da “quasi minacciato” a “minor preoccupazione”. Ma il tonno pinna gialla rimane sovrasfruttato nell’oceano Indiano.

Buone notizie anche per il tonno rosso dell’Atlantico (Thunnus thynnus) che è passato da “in pericolo” a “minor preoccupazione”.  Seppur migliorata, la situazione del tonno rosso dell’Atlantico resta complessa e gli sforzi di conservazione sulle due sponde dell’Atlantico non sono simmetrici: se negli ultimi 40 anni, la popolazione di tonno rosso Atlantico orientale – quella che si riproduce nel Mediterraneo – è aumentata del 22%, la popolazione occidentale che si riproduce nel Golfo del Messico si è più che dimezzata nello stesso lasso di tempo. Nonostante il miglioramento globale, dunque, la situazione non è uguale per tutti e molti stock di tonno rimangono gravemente impoveriti a livello regionale. E dunque gli sforzi di gestione, raccolta dati e tutela vanno implementati anche perché «le specie di tonno migrano per migliaia di chilometri, quindi coordinare la loro gestione a livello globale è fondamentale» come ha ricordato Bruce B. Collette, presidente del gruppo specialistico dell’IUCN per i tonni, l’IUCN- SSC Tuna and Billfish Specialist Group.

Per quanto riguarda gli oceani, però, un dato preoccupa più di tutti, ed è quello che riguarda squali e razze: il 37% è ora minacciato di estinzione, a causa della pesca e del sovrasfruttamento delle risorse ittiche, dell’inquinamento, della perdita di habitat e del cambiamento climatico. In generale secondo i dati raccolti dalle Red List IUCN a essere minacciati sono: il 41% degli anfibi, il 34% delle conifere, il 33% dei coralli, il 28% dei crostacei, il 26% dei mammiferi e il 14% degli uccelli.

Liste e metodologie sono in costante aggiornamento, proprio per mettere un freno a quelli che molti definiscono la “sesta estinzione di massa”. E da qualche mese le Red List IUCN hanno un nuovo strumento: il Green Status. Annunciato a luglio sulle pagine di Conservation Biology, il Green status è uno standard globale per misurare il recupero delle specie e valutare l’impatto e l’efficacia delle azioni di conservazione messe in campo.

Nello studio oltre 200 ricercatori guidati da Molly K. Grace dell’Università di Oxford hanno preso in considerazione 181 specie che rappresentano diversi taxa, biomi e categorie delle Red List IUCN e, sulla base della distribuzione osservata, hanno assegnato dei “punteggi di recupero” alle specie. In sostanza hanno proposto una nuova “lista verde” che tenesse conto dei successi di conservazione, con categorie parallele a quelle delle Red List. Perciò da oggi in poi ci saranno anche delle categorie per valutare il recupero delle specie: dal completamente recuperato all’indeterminato, nei casi in cui non è possibile valutare.

Tra le specie in netto recupero, in cui le azioni di tutela e conservazione messe in campo hanno funzionato a tal punto da far uscire la specie dal girone dell’estinzione, ci sono il lupo grigio, il piccione rosa (Nesoenas mayeri), il condor della California (Gymnogyps californianus), ma anche La mangrovia dell’Asia orientale (Kandelia obovata), oggi elencata come “a minor preoccupazione” nella Lista Rossa IUCN. Decimata dalla raccolta del legname fino al 1950, questa pianta che svolge un ruolo fondamentale nella protezione delle coste ha iniziato a riprendersi grazie agli sforzi di conservazione coordinati in tutti i paesi dell’areale: dalla messa a dimora di nuove piante all’istituzione di aree protette. E oggi il suo Green Status è valutato come “Moderately Depleted”: attualmente il suo stato di recupero è al 57% e la missione di salvarla dall’estinzione è quasi concluso. «Il Green status fornisce la prova che la conservazione funziona, dando ragioni di ottimismo e di impulso per un’azione più forte» ha specificato Molly K. Grace.

Abbiamo gli strumenti e le conoscenze, ma alla biologia della conservazione, a questa “scienza della crisi” – come l’ha definita uno dei suoi padri fondatori Michael Soulé – manca ancora una maggiore attenzione politica e maggiori investimenti.

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