SOCIETÀ

Le conseguenze del decreto sicurezza

“Con l'abolizione della protezione umanitaria del #dlimmigrazione, entro il 2020 in Italia avremo 60.000 nuovi irregolari”. E’ questa la stima effettuata da Matteo Villa, ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale. Una proiezione che parte dall’approvazione del nuovo decreto sicurezza che di fatto ha abolito la protezione umanitaria.
 

 


Il problema principale di questo atto infatti, non è quello di aver previsto altre tipologie di permessi di soggiorno, bensì il fatto che abolendo la protezione umanitaria è come aver reso invisibili coloro che ce l’avevano. Non subito certamente, in quanto i richiedenti asilo che già stanno beneficiando dello SPRAR potranno usufruirne fino alla scadenza del progetto in corso, già finanziato, ma quando scadrà il progetto, o per quelli che la protezione umanitaria la stavano per avere.

Quando parliamo di protezione umanitaria parliamo del permesso di soggiorno più largamente richiesto e rilasciato dalle questure. Secondo i dati rilasciati dal Viminale, dal 1 luglio 2017 al 31 luglio 2018 degli 89.064 migranti che hanno richiesto il permesso di soggiorno il 39 % l’ha ricevuto e di questi il 26,9 % era umanitario.

L’approvazione del decreto sicurezza però ha creato un po’ di confusione. La prefettura di Potenza infatti, lo scorso 2 dicembre ha inviato una circolare alle cooperative ed associazioni che si erano aggiudicati i bandi per l’accoglienza per “invitare gli enti gestori ad informare gli ospiti delle varie strutture in merito alla portata delle disposizioni anzidette (cioè che il sistema SPRAR ora potrà accogliere solo minori non accompagnati e migranti già titolari di protezione internazionale ndr) che di fatto escludono la possibilità di trasferimenti negli SPRAR in assenza di permesso di soggiorno per status di rifugiato e per protezione sussidiaria”.

“Ciò premesso - continua la circolare - si fa presente che cesseranno conseguentemente i servizi di accoglienza nei confronti di titolari di protezione umanitaria che dovranno pertanto essere invitati a lasciare codeste strutture”.

 

La circolare ha destato inevitabile preoccupazione e anche qualche problema burocratico. Il decreto infatti, com’è chiaro leggendo la legge, non è retroattivo, motivo per cui la circolare stessa della Procura di Potenza rischia di essere considerata illegittima. Secondo il decreto sicurezza e immigrazione quindi le uscite dal sistema di accoglienza dei migranti con permesso di soggiorno umanitario possono avvenire alla consegna del permesso di soggiorno, con il quale la persona può iniziare a cercarsi un lavoro. Questo non è cambiato rispetto alla precedente legge, ciò che invece è mutato è appunto il circuito degli SPRAR.

Già il nome (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) si è trasformato in “Sistema di protezione per titolari di protezione internazionali e per minori stranieri non accompagnati”, e fa capire come ora a questo programma possano accedere solamente coloro i quali possiedono la protezione internazionale o i minori non accompagnati.

Chi però ha il permesso umanitario non dev’essere cacciato dallo SPRAR, bensì può rimanerci fino al termine del progetto a cui partecipa. I richiedenti asilo ora non potranno più accedere all’ex SPRAR, ma possono comunque andare o restare nei Cas, cioè nei Centri di accoglienza straordinaria.

La confusione che si è generata probabilmente è dovuta anche al fatto che il decreto sicurezza non ha previsto delle norme transitorie. Da un giorno all’altro infatti i richiedenti asilo “sospesi”, cioè in attesa di un primo giudizio sembra siano diventati invisibili. Oltre a loro rimane comunque il fatto che a termine dei progetti per i migranti con “permesso umanitario” questi di fatto diventeranno clandestini.

Il governo ha stanziato dei fondi ulteriori per il rimpatrio ma la questione non è risolvibile in modo così immediato. Oltre all’incremento irrisorio dei fondi (l’articolo 6 del decreto legge aumenta il fondo per i rimpatri di 500.000 euro per il 2018) rimane il problema della mancanza di accordi specifici con i singoli paesi, motivo per il quale molti diventeranno clandestini.

Scenario di clandestinità

Va da sé che la clandestinità si porta dietro grosse problematiche umanitarie, ma più cinicamente anche spese per lo Stato: parliamo di costi che andranno ad inficiare sulla sicurezza in quanto clandestinità significa forza lavoro per le organizzazioni criminali, costi che andranno ad intaccare la sanità, perché clandestinità significa condizioni di vita più disagiate e costi che andranno a riguardare anche l’assistenza sociale. Facendo un esempio limite dobbiamo immaginare una madre con un bambino piccolo che diventa clandestina. Presumibilmente i servizi sociali si dovranno vedere costretti a togliere la tutela del minore, il quale diventa un costo ben superiore ai fantomatici 35 euro per migranti (una stima parla di circa 125-151 euro per il sostentamento di un minore in una comunità).
 

I comuni

Questi timori sono arrivati anche ai comuni i quali poi si troveranno a dover gestire la situazione. Pier Francesco Majorino, assessore alle politiche sociali del comune di Milano ha dichiarato alla stampa che nel capoluogo lombardo “nei prossimi mesi resteranno fuori dai Centri di accoglienza circa 900 persone. 240 già nei prossimi giorni”. Anche dalla capitale, governata da una delle due forze di governo, sono giunti i primi dubbi. L'Assemblea di Roma infatti ha approvato una mozione, presentata dallo stesso Movimento 5 Stelle, che di fatto chiede di aprire un confronto istituzionale con il ministro dell’Interno, proprio al fine di “valutare le ricadute concrete di tale decreto sull'impatto in termini economici, sociali e sulla sicurezza dei territori" anche alla luce della stima fatta dalla prima firmataria della mozione, Agnese Catini, secondo la quale “con l'applicazione di questo decreto circa 1.000 persone rischiano di uscire dal sistema Sprar”.

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