SCIENZA E RICERCA

La frontiera infinita della scienza al centro della politica di Biden

Da nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden ha voluto dare un segnale forte e chiaro di discontinuità rispetto alla precedente amministrazione Trump. Oltre ad azioni volte all’inclusione sociale, come la rescissione del cosiddetto travel ban che colpiva diversi Paesi di fede musulmana e la volontà di ricongiungere famiglie in cui genitori e figli erano stati separati dal muro del confine meridionale con il Messico, Biden ha annunciato di voler rientrare al più presto negli accordi di Parigi sul clima. Un segnale anche questo di giustizia ambientale e dunque sociale, ma anche e soprattutto un limpido riconoscimento del valore della scienza, che da decenni dà voce alla crisi ambientale e climatica, rimasta per lo più inascoltata da Trump.

Come mai prima era accaduto nella storia degli Stati Uniti (e forse di qualsiasi altro Paese democratico avanzato), l’impresa scientifica è rimasta impigliata nella spietata macchina degli ultimi schieramenti elettorali. Gran parte della comunità scientifica e numerose e importanti riviste scientifiche come Science, il New England Journal of Medicine, ma anche l’inglese Nature e la divulgativa Scientific American, negli ultimi mesi si sono apertamente schierate contro Trump e contro i danni, alcuni dei quali considerati quasi permanenti, recati all’assetto della ricerca statunitense.

Lungi dall’essere un mero risarcimento per l’appoggio elettorale, il riallacciamento tra la nuova amministrazione Biden e il mondo scientifico viene suggellato da un riconoscimento anch’esso senza precedenti. Il genetista Eric Lander è stato nominato, il 15 gennaio, direttore dell’Office of Science and Technology Policy (OSTP, l’Ufficio delle politiche per la scienza e la tecnologia – un ramo del potere esecutivo del governo statunitense), ma è anche stato incluso nella ristretta cerchia di consiglieri di gabinetto che assistono il presidente nelle sue decisioni. È la prima volta che un rappresentante del mondo scientifico siede così vicino al presidente.

Eric Lander è stato tra i protagonisti dello Human Genome Project che ha portato al sequenziamento dell’interno genoma umano per la prima volta nel 2003, ed è presidente e direttore fondativo del Broad Institute di Cambridge, in Massachusetts, il centro di ricerca genomica di Harvard e dell’MIT. Dal 2009 al 2017, amministrazione Obama, è stato anche ai vertici di un altro organo consultivo presidenziale, il President’s Council of Advisors on Science and Technology (PCAST).

“La scienza sarà sempre in prima linea nella mia amministrazione, e gli scienziati più rinomati al mondo assicureranno che tutto ciò che facciamo sia basato su scienza, fatti e verità” ha dichiarato Biden in occasione della nomina di Lander. “Dalla pandemia da coronavirus alla crisi climatica, l’anno passato ha riaffermato l’importanza di ascoltare gli scienziati quando bisogna affrontare sfide senza precedenti per il popolo americano” ha aggiunto la sua vice Kamala Harris.

Da segnalare che al PCAST siederanno anche due donne, una delle quali la vincitrice del premio Nobel per la Chimica nel 2018 Frances Arnold, che il Il Bo Live ha avuto la fortuna di intervistare in occasione della sua visita a Padova per la consegna del dottorato ad honorem.


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A testimonianza di quanto la nuova amministrazione del governo statunitense sia consapevole della centralità strategica della scienza nella società e nell’economia del XXI secolo c’è la lettera con cui Joe Biden ha comunicato a Eric Lander il nuovo incarico. La lettera si apre così:

"Nel 1944, il Presidente Franklin D. Roosevelt recapitò una lettera da lui firmata al suo consigliere scientifico, Dr. Vannevar Bush, ponendo la questione di come scienza e tecnologia potessero venire applicate al meglio per portare beneficio alla salute della nazione, alla prosperità economica, alla sicurezza nazionale nelle decadi che avrebbero seguito la Seconda Guerra Mondiale. La risposta del Dr. Bush venne sotto forma di un rapporto, intitolato “Science – the endless froniter” (Scienza – la frontiera infinita, ndr), che avrebbe posto le basi della National Science Foundation e segnato la rotta delle scoperte scientifiche in America per i 75 anni a venire”.

Chi legge Il Bo Live sa bene quanto importante sia stato quel rapporto di Vannevar Bush non solo per la scienza ma anche e soprattutto per la società e l’economia del XX e del XXI secolo. Science – the endless frontier è stata definita più volte dal nostro compianto caporedattore il manifesto dell’economia della conoscenza in cui viviamo: un modello di sviluppo che miri al progresso deve alimentarsi dall’innovazione e l’innovazione deriva dagli investimenti, programmatici, nella ricerca, specialmente quella di base.

Pietro Greco aveva riassunto in 15 punti e commentato per esteso il messaggio del rapporto di Vannevar Bush.

1. Il Paese ha bisogno di innovazioni costanti.

2. Dobbiamo cambiare la specializzazione produttiva del Paese.

3. La scienza è la leva principale per il cambiamento della specializzazione produttiva.

4. La storia recente ha dimostrato che la scienza assolve a questo compito

5. Per lo sviluppo del Paese occorre un flusso costante e sostanziale di nuova conoscenza scientifica frutto di un gioco di squadra che deve coinvolgere l’intera nazione.

6. Ma ha un’importanza decisiva la scienza di base.

7.Un paese padrone del proprio destino non può dipendere dall’estero per la produzione di nuova conoscenza di base.

8. L’impresa privata non ce la fa a sostenere la ricerca di base.

9. Per lo sviluppo economico fondato sulla conoscenza occorre che intervenga lo Stato a finanziare la ricerca, salvaguardando sempre la ricerca di base.

10.Lo sviluppo tecnologico deve essere tutto a carico delle imprese.

11. Occorre un programma nazionale.

12. Occorre aumentare il capitale scientifico del paese aumentando il capitale umano.

13. Conta solo il merito.

14. Occorre rimuovere le barriere.

15. Occorre un’agenzia nazionale per la ricerca.

Ebbene, è con la consapevolezza della sconvolgente attualità di questo programma che il nuovo presidente statunitense ha dato l’investitura al suo consigliere Eric Lander.

Biden è anche perfettamente consapevole che a distanza di 75 anni molte cose sono cambiate, e lo scrive: “Tecnologie e industrie sono nate e cadute, e la comparsa dell’arena digitale ha ridefinito i modi in cui facciamo innovazione, comunicazione, e come abbiamo esperienza del mondo. La stessa natura delle scoperte è cambiata radicalmente, raggiungendo altezze celestiali e complessità microscopiche che erano inimmaginabili fino a non tanto tempo fa”.

Per questo, scrive Biden “credo sia essenziale che rinnoviamo e rinvigoriamo la nostra strategia nazionale per la scienza e la tecnologia per segnare una rotta decisa per i prossimi 75 anni, in modo tale che i nostri figli e nipoti possano abitare un mondo più sano, più sicuro, più giusto, pacifico e prospero. Questo sforzo necessiterà di tenere insieme le menti più brillanti della nostra accademia, della medicina, dell’industria e del governo, abbattendo le barriere che troppo spesso hanno limitato la nostra visione e il nostro progresso, gerarchizzando le necessità, gli interessi, le paure e le aspirazioni del popolo americano”.

La lettera di Biden ha più di un’analogia con quella di Roosevelt. La prima è che il mondo oggi come allora è sconvolto da una crisi globale. Una seconda analogia è che la guerra allora, come la pandemia oggi, aveva saputo imprimere un’accelerazione alla ricerca e alla produzione scientifica senza precedenti. A partire da questi presupposti (terza analogia) Roosevelt allora, come Biden oggi, chiedeva al suo consigliere scientifico come fare per mantenere negli anni a venire ciò che di buono dalla crisi bellica, come da quella pandemica oggi, il suo Paese aveva imparato.

Roosevelt aveva rivolto a Vannevar Bush, che era stato il responsabile politico del Progetto Manhattan, 4 richieste.

1. Come possiamo fare uscire dai laboratori militari le conoscenze scientifiche che abbiamo acquisito durante la guerra, in accordo con i protocolli di sicurezza militare?

2. In riferimento agli sviluppi scientifici contro le malattie, cosa possiamo fare per continuare il lavoro che è stato fatto nelle scienze mediche?

3. Cosa può fare il governo per sostenere la ricerca pubblica e privata?

4. Si può proporre un programma attuabile per scoprire e sviluppare il talento scientifico nei giovani americani in modo che la ricerca in questo Paese sia in futuro mantenuta a livelli comparabili a quelli che abbiamo avuto durante la guerra?

Bush avrebbe risposto che se gli Stati Uniti avessero voluto assumere una posizione di leadership non solo militare ma anche economica nel nuovo ordine mondiale, garantendo la sicurezza anche sanitaria dei suoi cittadini, avrebbero dovuto investire soprattutto in ricerca di base per assicurarsi una continua produzione di innovazione (come riassumono i 15 punti riportati sopra).

Oggi Joe Biden rivolge a Eric Lander 5 richieste, che disegnano per gli Stati Uniti un vero e proprio programma politico e geopolitico, al cui centro c’è il ruolo della scienza:

1. Cosa possiamo imparare dalla pandemia a beneficio della nostra salute pubblica?

2. In che modo gli avanzamenti della scienza e della tecnologia possono generare soluzioni per affrontare il cambiamento climatico – e quindi favorire cambiamenti provenienti dal mercato, rivitalizzare la crescita economica, migliorare la salute, creare posti di lavoro, specialmente in comunità che sono state lasciate indietro?

3. Come possono gli Stati Uniti assicurare la loro posizione di leader mondiale nelle tecnologie e nell’industria del futuro che saranno decisive per la nostra prosperità economica e per la nostra sicurezza nazionale, specialmente in competizione con la Cina?

4. Come possiamo garantire che i frutti della scienza e della tecnologia vengano pienamente condivisi in tutta l’America e tra tutti gli americani?

5. Come possiamo assicurare una salute di lunga durata alla scienza e alla tecnologia nella nostra nazione?

Certo, da un lato Biden mette Lander nella non facile posizione di doversi misurare, direttamente anche se a distanza, con un gigante della politica della scienza come Vannevar Bush, ma dall’altro investe di responsabilità e fiducia l’intera comunità e impresa scientifica. Vannevar Bush inviò il suo rapporto Science – the endless frontier nel luglio 1945, quando nel frattempo il presidente era diventato Harry Truman. Eric Lander dunque può permettersi di prendersi il tempo di cui necessita per meditare sulla risposta. Nel frattempo a lui e e ai suoi collaboratori vanno gli auguri di buon lavoro.

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