CULTURA

Pietro d’Abano, scienziato europeo

Medico, scienziato, filosofo, astronomo e soprattutto astrologo, e poi ancora mago in odore di eresia e negromante. È una figura prismatica e piena di enigmi quella di Pietro D’Abano, che ad oltre sette secoli dalla morte continua ancora ad affascinare. Non solo gli studiosi ma anche un pubblico più vasto: per secoli considerato uno degli autori più importanti e tra i primi le cui opere sono state diffuse massicciamente attraverso la stampa, nell’Ottocento diventa popolare anche come protagonista di libretti d’opera e racconti gotici, in Italia e soprattutto all’estero. Tanto che l’eco della sua figura è presente nel mefistofelico dottor Giacomo Rappaccini, protagonista di una novella di Nathaniel Hawthorne.

È proprio il grande aponense ad essere protagonista del recente volume di Gregorio Piaia (Pietro d’Abano. Filosofo medico e astrologo europeo, FrancoAngeli 2020), primo della serie pubblicata su impulso e con il contributo del Centro per la storia dell’università di Padova nell’ambito delle iniziative per l’ottocentesimo anniversario della fondazione dell’ateneo. In questo senso la collana di biografie Clarissimi, aperta proprio dal libro su Pietro d’Abano, si pone nella scia del dizionario biografico dei docenti e degli studenti padovani uscito nel 2015 (Clariores, Padova University Press).

    Nato nella cittadina ai piedi dei Colli Euganei intorno al 1250 dal ricco notaio Costanzo de Sclavione, Pietro è contemporaneo di personaggi come Giotto e Marco Polo, che cita nei suoi scritti e che probabilmente conosce. Della sua vita e della sua formazione non abbiamo molte notizie, se non che essa include lunghi soggiorni a Parigi e a Costantinopoli, dove il nostro studia e probabilmente insegna. Proprio nella città sul Bosforo il medico e filosofo apprende il greco e impara a confrontarsi direttamente con i grandi autori classici, a cominciare da Aristotele e Galeno, portando con sé al ritorno alcuni manoscritti che poi tradurrà in latino. In questo Pietro si pone all’avanguardia nel recupero del pensiero antico accanto a figure come Lovato de’ Lovati e Albertino Mussato, nel solco di quello che sarà poi indicato come preumanesimo padovano. Sarà proprio Mussato a redigere nel 1315 il testamento di Pietro, dove viene citato come testimone anche Marsilio da Padova, autore di quel Defensor pacis che è ritenuto la più importante opera politica del Trecento; quanto a Lovato, si rivelerà determinante per far attribuire una cattedra all’aponense da parte dell’università di Padova.

    Pietro è insomma pienamente inserito, e da protagonista, nel pacchetto di intellettuali che fa in quel momento di Padova uno dei maggiori centri culturali europei, in cui la riscoperta dell’aristotelismo fa da apripista alla rinascita delle scienze e alla formazione di una nuova mentalità. Tra i massimi autori di medicina del medioevo latino, con la sua opera mira a fondare la medicina come scienza: non solo un’ars empirica quindi, ma nemmeno un sapere esclusivamente astratto. Certo, è una scientia che oggi appare decisamente distante dai nostri canoni, in cui ad esempio sono determinanti le posizioni degli astri e la ripetizione di formule magiche o religiose: ciò nonostante in essa si intravede già la base da cui in seguito si svilupperanno le discipline moderne, con grande spazio alla formazione culturale del medico, allo studio anatomico dal vero e all’attività di ricerca. È Pietro ad esempio a praticare la prima dissezione di un cadavere di cui abbiamo notizia a Padova. E se molte delle sue idee e delle sue pratiche appaiono oggi inevitabilmente superate, alla prova dei fatti non dovevano poi risultare così inefficaci, data la fama che lo circonda già in vita.

      Gregorio Piaia illustra la relazione tra astrologia e medicina nel pensiero di Pietro d'Abano. Servizio di Monica Panetto ed Elisa Speronello

      Fin qui la storia, ma quando si parla di Pietro d’Abano bisogna anche fare i conti con l’alone di mistero e di leggenda che da sempre lo contraddistingue. Alone che almeno in parte Piaia contribuisce a dissipare guidando il lettore con arguzia e ironia nella disamina delle fonti. Se ad esempio è vero che Pietro fu più volte processato dagli inquisitori, ciò fu dovuto probabilmente più alle sue posizioni filosofiche che ad improbabili attività negromantiche: non siamo poi affatto sicuri che l’aponense sia stato condannato, e meno ancora che i suoi resti siano stati davvero riesumati per essere dati alle fiamme, come tramandato da alcuni. Resta comunque il fascino di un personaggio geniale e poliedrico, la cui eredità continua ad aleggiare sulla sua città d’elezione. Per rendersene conto basta visitare Palazzo della Ragione che ancora oggi ospita lo straordinario ciclo pittorico che la tradizione vuole ispirato proprio dall’opera di Pietro, il cui ritratto seguita ad occhieggiare il visitatore. Un po’ di mistero insomma rimane, e forse è meglio così.

        Per approfondire

        POTREBBE INTERESSARTI

        © 2018 Università di Padova
        Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
        Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012