UNIVERSITÀ E SCUOLA

A scuola tutto bene? Il ministero ed il linguaggio inclusivo

La quinta puntata di questo lungo reportage sulle scuole italiane è più breve ed esula un po’ dall’analisi strutturale degli edifici. Vogliamo però mettere in luce un tema che, analizzando i dati, sembra essere completamente ignorato dal Ministero. Stiamo parlando del linguaggio inclusivo, cioè dell’utilizzo corretto di alcuni termini in modo tale che nessuno debba sentirsi escluso dalla propria comunità. Il dataset che prendiamo in considerazione per approfondire questa tematica è facilmente recuperabile dal portale unico dei dati sulla scuola ed è denominato “Accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche”.

Come vediamo però, al suo interno sono diversi i tracciati inseriti. Oltre ai costanti dati identificativi dell’edificio, cioè il codice edificio ed il codice scuola, ci sono una serie di variabili dedicate ad eventuali accorgimenti volti a rendere accessibile l’edificio anche a persone con disabilità. È proprio qui che di linguaggio inclusivo non c’è traccia.

 

Che cos'è il linguaggio inclusivo

Facciamo però un passo indietro e cerchiamo di capire cosa significa “linguaggio inclusivo”. 

Per quanto riguarda lo specifico della disabilità il modello concettuale più accreditato a cui facciamo riferimento, sia come Italia che come Unione Europea, è la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità dell’Onu. Tale convenzione è stata approvata nel 2006 ed è composta da 50 articoli.

Il primo introduce lo scopo della Convenzione che è quello di “promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità”. Sempre all’articolo 1 inoltre si chiarisce che “per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”.

 

Linguaggio inclusivo è l’utilizzo corretto di alcuni termini in modo tale che nessuno debba sentirsi escluso dalla propria comunità

Sembrano banalità ma vedremo che non lo sono affatto. Innanzitutto bisogna dire che la Convenzione è stata ratificata dall’Italia il 24 febbraio 2009 e trasformata in legge il 3 marzo dello stesso anno (legge numero 18). La legge, proprio al fine di attuare i principi sanciti dall’articolo 1 della Convenzione, istituisce l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.

Tale osservatorio, presieduto dall’allora Ministro del lavoro della salute e delle politiche sociali, ed attualmente presieduto dalla ministra per le Disabilità Erika Stefani, ha come compiti quelli di promuovere l'attuazione della Convenzione, predisporre un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, promuovere la raccolta di dati statistici che illustrino la condizione delle persone con disabilità, anche con riferimento alle diverse situazioni territoriali, predisporre la relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla disabilità e promuovere la realizzazione di studi e ricerche che possano contribuire ad individuare aree prioritarie verso cui indirizzare azioni e interventi per la promozione dei diritti delle persone con disabilità.

Gli Stati si impegnano ad adottare misure immediate, efficaci ed adeguate per sensibilizzare la società [...] sulla situazione delle persone con disabilità e accrescere il rispetto per i diritti e la dignità delle persone con disabilità Articolo 8 Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità

È in contrasto perché si parla sempre di “disabili” e non di “persone con disabilità”. Lo si fa in particolar modo nei tracciati ministeriali, cioè quelle colonne che devono essere riempite dagli enti proprietari o gestori dell’edificio scolastico.

Nel dataset infatti si legge “ascensore disabili”, “servizi igienici disabili”, “larghezza porte disabili”, “Percorsi interni/esterni disabili” o “altri accorgimenti disabili”. Non va meglio nelle spiegazioni di questi tracciati che vengono descritti ad esempio come “Indica se l'edificio è dotato di ascensore per il trasporto di disabili”, o “Indica se l'edificio è dotato di porte di percorsi interni per disabili”. Nella cartina che segue, e che racchiude tutti gli indicatori per il monitoraggio dell’accessibilità, ci siamo permessi di modificare le diciture ministeriali con dei termini più inclusivi.

Rimane poi da affrontare il tema di come questi tracciati vengono compilati. Abbiamo già visto qual è l’iter che ci sta dietro e chi sono i responsabili della compilazione dell’anagrafe edilizia scolastica, ma quello che vogliamo mettere in luce ora è l’assurdità di alcune compilazioni. Abbiamo chiesto al ministero se esiste un controllo quantitativo e qualitativo sui dati che giungono dai vari enti, ma per ora non abbiamo avuto nessuna risposta. Un banale controllo però avrebbe evitato di leggere aberrazioni del tipo "Bagno Handiccappati” come inserito nella scuola primaria Italo Calvino di Castelnuovo Berardenga, un Comune in provincia di Siena.

Non è l’unica dicitura che, se non vogliamo chiamare offensiva possiamo definire altamente anacronistica, è presente nel dataset. Altri sei edifici scolastici hanno inserito in “altri accorgimenti disabili” (che noi abbiamo riportato alla dicitura “Altri accorgimenti per persone con disabilità”) la scritta “diversamente abili”. Anche in questo caso usare il termine “diversamente” è viatico di un’ulteriore discriminazione, lasciando intendere la diversità della persona rispetto ad altri. Come in tutti gli esempi, anche qui sarebbe stato più corretto scrivere “E` possibile l`accesso alle persone con disabilità tramite porta laterale”.

Ci sono solo due esempi virtuosi per quanto riguarda l’utilizzo di un linguaggio inclusivo su 58.598 edifici. Sono due edifici che fanno parte dell’Istituto commerciale e per geometri Enrico Fermi di Iglesias in Sardegna, in cui è stato correttamente riportato che la “struttura è adeguata all’utilizzo degli spazi da persone con disabilità”. 

Quest'analisi sul linguaggio inclusivo è stata fatta non tanto per puntare il dito su chi ha inserito delle diciture inaccettabili, quanto sul mettere in luce che i dati non dovrebbero essere solamente raccolti e divulgati, ma buona norma vorrebbe che questi stessi venissero anche analizzati ed eventualmente corretti, soprattutto su tematiche che vanno ad incidere sulla dignità e la salute delle persone. Siamo certi che i responsabili ministeriali prenderanno questa nostra piccola digressione sull'analisi edilizia scolastica come uno stimolo per migliorare, anche dal punto di vista linguistico e dell'inclusività, il loro dataset.


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