UNIVERSITÀ E SCUOLA

A scuola tutto bene? Il miraggio dell'efficientamento energetico

Sappiamo che le scuole italiane, o meglio gli edifici scolastici nel nostro Paese, sono 58.598. Il 40% di questi sono stati costruiti dal 1976 in poi, cioè in seguito al decreto ministeriale del 18 dicembre 1975 denominato “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica, da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica”. 

Questi sono quelli più “moderni”, quelli costruiti secondo le ultime norme. La fotografia di questi edifici l’abbiamo analizzata a fondo in un’altra puntata del reportage “A scuola tutto bene?”, quello che vogliamo fare oggi però, è capire se le nostre scuole sono al passo con i tempi dal punto di vista dell’efficientamento energetico, analizzando anche se ci sono differenze tra gli edifici più vecchi e quelli più recenti.

Quasi 60 mila edifici sono un numero nettamente inferiore ai circa 12 milioni di edifici residenziali, ma sappiamo che nelle scuole italiane quotidianamente entrano quasi dieci milioni di persone tra studenti, docenti e personale ATA. Questa percentuale di popolazione, il 16% circa, resta all’interno dell’edificio almeno cinque ore al giorno per sei giorni su sette. Questo significa, tra le altre cose, dover mantenere un riscaldamento adeguato in inverno ed una temperatura vivibile nei mesi più caldi. 

Nelle scuole italiane quotidianamente entrano quasi dieci milioni di persone tra studenti, docenti e personale ATA

Sappiamo che una delle sfide più difficili e importanti da oggi in avanti sarà quella di cercare di abbattere l’emissione di gas climalteranti. In Italia, come scritto da Francesco Suman su questo giornale, sono “diversi documenti che fissano gli obiettivi da raggiungere in tema di rinnovabili: il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che però andrà presto aggiornato), la Strategia nazionale di lungo termine sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra”.

Cercando di riassumere potremmo sintetizzare gli obbiettivi del PNIEC per il periodo 2021-2030 con la riduzione dell’emissione di gas serra dal -20% del 2020 al -40% nel 2030, l’uso di energia da fonti rinnovabili che deve passare dal 20% fissato per il 2020 al 32% per il 2030 e l’efficienza energetica che deve passare dal 20% previsto per il 2020 al 32,5% per il 2030.

Proprio per quanto riguarda l’efficienza energetica vediamo che le nostre scuole non siano particolarmente virtuose. Lo diciamo così, usando un eufemismo perché a ben vedere la realtà è piuttosto tragica. 24.336 edifici scolastici su 58.508 hanno dichiarato di non aver attuato accorgimenti per la riduzione dei consumi energetici. Questo, tra tutti quelli che prenderemo in considerazione per la nostra analisi, è il dato più affidabile in quando sono solamente 41 gli edifici scolastici per cui non è stato compilato questo campo. Di questi, di cui rendiamo disponibile il dataset specifico in modo tale che i vari enti responsabili possano colmare questa lacuna, ci sono sette edifici del Comune di Collegno in provincia di Torino. Il Piemonte in generale ci sono 33 edifici sui 44 privi di dati. I restanti 8 calabresi invece non hanno compilato la casella di eventuali accorgimenti, ma lo hanno fatto nelle colonne in cui si delineano questi accorgimenti, dando in ogni caso risposte negative. 

Quasi il 60% degli edifici scolastici italiani non ha attuato alcun accorgimento per la riduzione dei consumi energetici.

Insomma quasi il 60% degli edifici scolastici italiani non ha attuato alcun accorgimento per la riduzione dei consumi energetici. Sappiamo inoltre che l’Attestato di Prestazione Energetica (APE) è obbligatorio per tutti gli edifici con superficie utile totale superiore a 250 mq, utilizzati da pubbliche amministrazioni e aperti al pubblico. 

Lo stesso APE ha una validità temporale massima di dieci anni a partire dal suo rilascio ed è aggiornato a ogni intervento di ristrutturazione o riqualificazione che modifichi la classe energetica dell'edificio o dell'unità immobiliare. La validità temporale massima è subordinata al rispetto delle prescrizioni per le operazioni di controllo di efficienza energetica dei sistemi tecnici dell'edificio.

Ma se quasi il 60% degli edifici scolastici italiani non ha attuato alcun accorgimento per la riduzione dei consumi energetici, vediamo in quanti hanno predisposto eventuali accorgimenti specifici. La prima cosa a cui si pensa quando si parla di risparmio energetico all’interno di un edificio, pubblico o privato che sia, è quello di installare al suo interno dei serramenti performanti e che non lascino passare aria. Lo standard per raggiungere l’obiettivo primario di  limitare la dispersione di calore, e quindi abbassare i consumi, in questi casi da diversi anni è l’installazione dei doppivetri nei serramenti.

Sono 22.339 gli edifici scolastici italiani che hanno i doppi vetri nei serramenti, cioè il 38% del totale. Anche in questo caso il dataset è abbastanza confuso ed analizzarlo richiede attenzione. Il numero degli edifici che hanno barrato la casella “SI” è chiaro, capire quelli che realmente invece non hanno i doppivetri è più complesso. Molti enti infatti hanno inserito solamente una risposta negativa alla domanda su eventuali accorgimenti per la riduzione dei consumi energetici, senza però ribadirlo anche nei singoli accorgimenti specifici.

Questa non uniformità nella compilazione del dataset è cosa su cui spesso abbiamo acceso l’attenzione anche nelle scorse puntate del reportage “A scuola tutto bene?”. È chiaro da tutta la nostra analisi che da parte del Ministero e della Direzione generale per interventi in materia di edilizia scolastica, per la gestione dei fondi strutturali per l'istruzione e per l'innovazione digitale non ci sia un reale controllo nel merito di ciò che è stato scritto dai vari enti all’interno delle schede per l’edilizia scolastica o, se controllo c’è stato, questo è stato altamente superficiale. Naturalmente siamo disponibili a ricrederci se la stessa DGEFID volesse spiegarci meglio il suo lavoro. Come ribadito anche nella puntata dedicata proprio alla compilazione delle schede dei vari edifici, la direzione ministeriale in questione, una volta stabilito un primo contatto, non ha più risposto alle nostre domande. Domande che rimangono valide così come l’apertura a conoscere il loro punto di vista su queste questioni.

Se per quanto riguarda l’installazione dei doppivetri la situazione non è delle più rosee, per gli altri accorgimenti specifici per la riduzione dei consumi energetici va anche peggio. Per quanto riguarda l’isolamento della copertura, quindi parliamo dell’inserimento dei pannelli isolanti sotto il tetto per aumentare la coibentazione dell’edificio, solamente 13.612 edifici su 58.598 hanno dichiarato d’averlo. Va ancora peggio per quanto riguarda l’isolamento delle pareti esterne, quello che è comunemente detto ”cappotto“ è presente in 7.045 edifici scolastici, cioè nel 12% del totale. 

Va un po’ meglio se analizziamo altri due accorgimenti specifici per ridurre i consumi energetici, anche se, anche in questo caso, il lavoro da fare è molto. La ​zonizzazione dell’impianto termico è presente in più di 20 mila edifici (20.648 per la precisione) che corrispondono a più del 35% del totale. Per zonizzazione dell’impianto energetico si intende una diversa climatizzazione per le varie stanze dell’edificio, quindi ad esempio una scuola può decidere di accendere il riscaldamento in alcuna aule e tenerlo spento in altre stanze magari non utilizzate.

C’è infine il tema dei pannelli solari. In questo caso sono 15.772 gli edifici muniti di impianto. Quasi il 27% quindi ha pannelli fotovoltaici. Fare delle stime e dei paragoni sulla quantità di energia prodotta da questa percentuale significherebbe azzardare numeri tagliando con l’accetta diversi temi, ma quello che possiamo affermare con certezza è che, come scritto da Francesco Suman, proprio “l’energia solare convertita in elettricità dai pannelli fotovoltaici si dovrà sobbarcare la fetta più ampia del paniere energetico”. 

Insomma la situazione del risparmio energetico per quanto riguarda gli edifici scolastici ha ampi margini di miglioramento. Gli obiettivi del PNIEC sono chiari ed inevitabilmente anche gli edifici scolastici, luoghi in cui quotidianamente entra il 16% circa della popolazione italiana, saranno cruciali per raggiungerli.


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