Al termine del discorso pronunciato nell'Aula Magna di Palazzo Bo, durante la cerimonia per la laurea honoris causa ricevuta dall'Università degli Studi di Padova​, l'11 maggio 1998, mettendo al centro la sacralità della natura, Mario Rigoni Stern pronunciava queste parole: "Il bosco è sì il bene di tutti, ma non è da tutti [...] Forse da qui sono nate per la prima volta nell’uomo l’idea, il pensiero, la riflessione". Con questa breve ma significativa considerazione inauguriamo la nuova serie de Il Bo Live, in quattro episodi, dedicata alle Dolomiti. Iniziamo dagli alberi, da una attenta osservazione del presente e uno sguardo al futuro di boschi e foreste, affidandoci a studiosi, studiose ed esperti che vivono e conoscono profondamente la montagna.

Le domande che attraversano questa serie sono molteplici, una racchiude ogni altro interrogativo e ci riguarda: quali sono le nostre responsabilità nei confronti del territorio montano, quale il ruolo dell'essere umano nel processo di trasformazione? Qui proveremo a indagare e approfondire la nostra relazione con un ambiente di potente bellezza e grande fragilità. Il primo episodio si intitola Foreste.

Servizio di Massimo Pistore, Antonio Massariolo e Francesca Boccaletto

I ritmi della foresta non sono i nostri: le richieste che avanziamo per ricevere contributi, spesso, non rispettano i tempi della natura, ma “noi forestali abbiamo un approccio di lungo periodo, fondamentale per la gestione", spiega Tommaso Anfodillo, docente di Ecologia forestale al dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell'Università di Padova (TESAF). "La foresta agisce su scala planetaria per dare benefici a tutta l'umanità. I contributi si estendono oltre l'area di pertinenza di questo ecosistema. La foresta è un bene di tutti, bisogna esserne consapevoli, per questo dobbiamo valutare e riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni".

Se a livello planetario è in atto un processo di deforestazione - ci spiega Anfodillo - sulle Alpi e, più in generale in Italia, la superficie forestale è invece aumentata dagli anni Cinquanta ad oggi, e complessivamente continua a crescere, anche in massa, perché non viene più sfruttata come un tempo per la sussistenza delle comunità locali. Sulle Alpi sta aumentando perché le attività di agricoltura tradizionali sono state gradualmente abbandonate a causa dello spopolamento della montagna, a seguito dell’esodo determinato dall’industrializzazione del Paese nel secolo scorso. “Vi sono dinamiche demografiche che portano a una variazione dell’uso del suolo. Le condizioni delle comunità locali sono molto cambiate, così la gestione del territorio”.

Le foreste che vediamo oggi sono il risultato di millenni di gestione. Formidabili “raffreddatori dell’aria”, gli alberi abbassano le temperature, per questo il loro mantenimento risulta importantissimo, anche in ambiente urbano. E ancora, gli alberi regolano il ciclo dell’acqua, tutelano i versanti, difendono dalle frane, assorbono carbonio, sono associati alla produzione di cibo e alla salute (perché “nella foresta si sta bene”). Il futuro è strettamente legato ai cambiamenti climatici. Partendo da questa consapevolezza, è più che mai necessario interrogarsi, in modo profondo, sulle modalità di gestione degli effetti determinati da eventi estremi che, sempre più frequentemente e con intensità maggiore, colpiscono e colpiranno le foreste: “Pensiamo a Vaia, tempesta che a sud delle Alpi a memoria d’uomo non si era mai vista, seguita da una infestazione robusta, quella del bostrico tipografo, che sta facendo più danni della tempesta stessa: oggi, a causa dei cambiamenti climatici, questo insetto riesce a completare il ciclo di quasi tre generazioni in una stagione vegetativa che si è allungata moltissimo, proprio a causa dell’aumento di temperatura”.

È arrivato il momento di ragionare concretamente sul futuro: dopo Vaia, cosa pianteremo? Quali specie si insedieranno e quali potremo gestire? Dobbiamo favorire la rinnovazione naturale o aiutare la natura in altri modi? Sappiamo che questi alberi vivranno almeno cent’anni e, dunque, dobbiamo chiederci: tra un secolo che clima ci sarà?”. Una cosa è certa: “Mantenere la biodiversità è il principio su cui far crescere le foreste del futuro”.

La foresta è un bene di tutti, bisogna esserne consapevoli, per questo dobbiamo valutare e riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni Tommaso Anfodillo

Dolomiti, la serie 

da un’idea di Massimo Pistore 

interviste di Antonio Massariolo e Francesca Boccaletto

riprese e montaggio di Massimo Pistore 


I protagonisti del primo episodio:

Tommaso Anfodillo, docente di Ecologia forestale - TESAF - Università di Padova

Daniele Belli, responsabile tecnico delle Regole di San Vito di Cadore

Raffaella Dibona, geologa e tecnica del Centro per l'ambiente alpino di San Vito di Cadore - TESAF - Università di Padova


Location interviste:

Centro Studi per l'Ambiente Alpino di San Vito di Cadore (BL) - TESAF, Università di Padova

Guarda gli altri episodi della serie Dolomiti:

 - Dolomiti: la serie

 - Dolomiti: Foreste

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