SCIENZA E RICERCA

La lunga tradizione degli autoesperimenti in medicina

Nel laboratorio non c’è più nessuno, sembra proprio il momento giusto per fare un ultimo test su quella coltura batterica a cui stai lavorando da tempo… come? Assaggiandola, naturalmente.

Forse questa vi sembrerà la sceneggiatura – nemmeno troppo originale – di un film di fantascienza, ma in realtà potrebbe essere la sintesi di tantissimi autoesperimenti che hanno fatto la storia della medicina. E molti di questi sono raccontati con ricchezza di dettagli (e un leggero senso dell’umorismo) nel libro Eroica, folle e visionaria - Storie di medicina spericolata di Silvia Bencivelli, edito da Bollati Boringhieri e finalista al Premio Galileo 2024.

La giornalista scientifica, e medica di formazione, ci accompagna in un affascinante viaggio fra alcune delle più importanti scoperte della medicina, che fonde una rigorosa ricerca sulle fonti storiche (come testimoniato dall’ampia bibliografia) con uno stile narrativo coinvolgente e vivace. Il suo libro è una celebrazione degli uomini e delle – purtroppo poche – donne che, con coraggio e creatività, hanno sfidato i confini della conoscenza del loro tempo, spesso rischiando la carriera e talvolta la vita stessa.

La premessa da cui parte Bencivelli è chiara: la medicina moderna, con tutte le sue straordinarie conquiste, è il frutto di scommesse audaci e intuizioni visionarie. Ma questi progressi non sono stati né facili né lineari. Il percorso verso le attuali conoscenze mediche è stato costellato da pratiche pericolose, esperimenti estremi e vicende umane a tinte forti. L’autrice scava in questi episodi del passato, mostrando come le grandi scoperte siano spesso nate dalla combinazione di rigore scientifico e un pizzico di follia. Il libro infatti esplora le vicende di decine di medici e ricercatori che hanno osato sfidare le convenzioni, spingendosi oltre i confini etici e metodologici della ricerca scientifica. Di questi personaggi viene tratteggiato spesso un ritratto che ci restituisce anche gli aspetti più umani, con tutte le loro grandezze e miserie: dall’igienista tedesco Max von Pettenkofer che bevve un bicchiere pieno di vibrioni del colera, al fisiologo boemo Jan Purkinje che fece esperimenti sui suoi stessi occhi, passando anche per il vaccino antirabbico di Louis Pasteur.

Le storie degli autoesperimenti sono tante e diverse, in comune hanno solo il momento clou: quello in cui un ricercatore sceglie di essere il primo e... misura, inietta, beve, inala, infila, spalma, insuffla oggetti, sostanze o materiali nel proprio corpo Eroica, folle e visionaria - Storie di medicina spericolata di Silvia Bencivelli (Bollati Boringhieri, 2023)

Il filo conduttore di tutto il libro è rappresentato dall’autoesperimento, una pratica oggi quasi scomparsa che però ha segnato profondamente la medicina dal Seicento fin quasi alla fine del Novecento. Bencivelli racconta storie straordinarie di chi ha deciso di mettere alla prova nuove tecniche chirurgiche o farmaci sperimentali testandoli in prima persona. Queste vicende non solo sono affascinanti, ma rivelano anche il coraggio visionario di coloro che hanno rischiato la propria vita per il progresso scientifico. Dall’iniezione volontaria di svariati agenti patogeni all’autoappendicectomia, ogni episodio arricchisce la nostra comprensione del tortuoso percorso che ha portato alla medicina moderna.

La pratica dell’autoesperimento però non è solo una cimelio del passato, anche se è vero che la maggior parte delle storie raccontate nel libro risalgono ai secoli scorsi… Per esempio, ancora oggi possiamo annoverare tra chi li pratica gli astronauti e le astronaute che vivono a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, in orbita intorno alla Terra, dove conducono (anche) esperimenti sul proprio corpo.

 

Tentativi, errori e magari un Nobel

Bencivelli sceglie di raccontare sia storie di intuizioni geniali che fallimenti clamorosi, mettendo in luce figure di autosperimentatori che resteranno a lungo nella memoria di chi legge. Come scrive in un passaggio: «In molti casi non è successo niente. Qualcuno ci ha lasciato le penne. Qualcuno ci ha preso il Nobel.» E infatti sono almeno sette i premi Nobel ottenuti da chi ha compiuto autoesperimenti. Per esempio, il medico tedesco Werner Forssmann che lo vinse nel 1956, dopo aver praticato il primo cateterismo cardiaco su di sé e averlo immortalato in un radiografia. Oppure il microbiologo australiano Barry Marshall, premiato nel 2005, che aveva bevuto una coltura di Helicobacter pylori per dimostrare che causava l’ulcera gastrica. O ancora il sudafricano Max Theiler, vincitore del Nobel nel 1951, che ha sviluppato il primo vaccino efficace e sicuro contro la febbre gialla, testandolo ovviamente su di sé.

Questi casi sono stati coronati dal successo e non hanno causato troppi danni a chi è stato la propria “cavia”, ma l’autrice racconta anche storie che non hanno un lieto fine. Difatti sono molti i ricercatori che hanno pagato con la vita gli autoesperimenti più audaci, e qualcuno ha anche bluffato… Per esempio, sempre riguardo alla febbre gialla, un altro personaggio ottiene gloria e onori per averne scoperto i meccanismi di trasmissione a cavallo tra Ottocento e Novecento: Walter Reed. Sembra però che il medico americano non si sia mai fatto pungere dalle zanzare portatrici del virus, mentre meno fortunati sono stati i suoi collaboratori.

Ma alla fine perché si pratica un autoesperimento? Le risposte che emergono dal libro sono varie: per comodità, per essere il primo, per ambizione, per eroismo, per sfatare un tabù ma anche per ripicca, per divertimento, per mancanza di alternative o semplicemente per risparmiare… Poi, suggerisce Silvia Bencivelli, «c’è il caso migliore, la grande domanda dallo sfondo morale che ha mosso molte mani di medici di tempi non così lontani: se non è una cosa che farei su di me, come potrò proporla al resto del mondo?»

L’autrice di Eroica, folle e visionaria però non si limita a celebrare acriticamente questi “eroi” (spesso chiamati padri nobili) della scienza medica, ma ne analizza anche le motivazioni, i dubbi e le conseguenze delle loro azioni. La lettura invita a riflettere sulle sfide etiche che la medicina ha affrontato nel corso della sua storia, fatta anche di zone d’ombra. Infatti, il libro ci stimola a considerare come gli autoesperimenti abbiano influenzato l’evoluzione della scienza medica, favorendo la transizione da pochi test individuali del passato agli ampi studi clinici che oggi sono invece la prassi.

 

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Premio Galileo 2024

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