Giulia Caminito. Foto di Luca Di Benedetto
Chi non ha letto la quadrilogia di Elena Ferrante, L’amica geniale, ha probabilmente visto la serie televisiva che ormai compie due anni. Lenù – la studiosa, timida, intransigente – e Lila – la bella, smodata, noncurante –rappresentano da allora, e probabilmente tali resteranno nella storia della letteratura italiana, le due anime delle femmine. Non si tratta di identificarsi con l’una o con l’altra, si tratta di capire, come recita il titolo del nuovo romanzo di Giulia Caminito, che “l’acqua del lago non è mai dolce”. Ma che sapore ha l’acqua del lago? titola uno dei capitoli in mezzo al libro. La domanda non ha risposta: sprofonda fino sul fondale e risale immota. Mentre il lago (di Bracciano) ospita cigni che sono stati portati lì dallo “straniero” e gli autoctoni, due pescatori, li hanno cacciati, strozzati e cucinati, Caminito ci porta ad attraversare la storia di una ragazzina (e poi ragazza, quindi giovane donna) che ha assaggiato il sapore della benzina.
Nata sfortunata, in una famiglia spezzata e malamente ricomposta, la protagonista ha cercato la rivalsa nello studio, s’è affidata alle parole che, per natura, dentro di loro, possiedono sempre un'inspiegabile tensione alla salvezza, ha frequentato una scuola per ricchi, ha posseduto un unico testo suo, un dizionario. E però alla sagra del paese che l’ha accolta e dove è stata trascinata da una madre-padrona (e salvatrice: il marito è in carrozzella, il primogenito uno scapestrato ingestibile) ha centrato con la pistola a salve il tirassegno davanti ai maschi, vincendo un orso di pelouche gigante. Nessuno, nemmeno lei stessa forse, si sarebbe creduta capace di mirare e di sparare, di non sbagliare. E non solo di questo.
Fiumi di letteratura sono stati scritti sul “danno”, anche quando pareva di raccontare (e di leggere) di altro, e quello che in questa nuova opera di Caminito appare lucido e ossimoricamente quieto, come l’acqua di un lago, è che il germe si feconda in quella fase di mezzo ch’è la giovinezza, quando la forza e le pulsioni sono massime e la capacità di mettere in fila le azioni con i pensieri ancora incompleta.
Amicizia, primi amori, scuola, paura, definizione di sé, tanto futuro, errori, dizionari da sfogliare. Ci vuole talento per scrivere di adolescenza, per farlo per gli adulti, per riunire Lila e Lenù nel battito di un unico cuore, per affannare quel suo respiro. Giulia Caminito ce l’ha.
“Bevo un sorso d’acqua di lago e mi viene da ghignare: è dolce, è zuccherina, questa acqua, questo pantano, ha il sapore delle ciliegie, della marmellata di clementine, dei marshmallow, l’acqua del lago è sempre dolce, urlo con tutta la voce che ho. Ancora: l’acqua del lago è sempre dolce. Urlo con tutta la voce che ho”
Giulia Caminito, editor e grande esperta di letteratura delle donne, con L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani) è nella rosa dei candidati al Premio Strega 2021. L’abbiamo intervistata.
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