SCIENZA E RICERCA
Il Museo della Natura e dell'Uomo. Intervista a Ken-ichi Shinoda
Ken-ichi Shinoda durante la visita al museo della Natura e dell'Uomo
Uno dei tratti più caratteristici della nostra specie è la curiosità verso l’ignoto. La dedizione a scoprire il mondo che ci circonda e i suoi meccanismi è in primo luogo un modo per affiancare alla meraviglia suscitata dai misteri dell’universo la conoscenza della sua storia e del suo funzionamento. Oggi, in più, ci stiamo rendendo finalmente conto di quanto noi umani siamo fondamentalmente dipendenti dal pianeta nel quale siamo ospitati, e di come conoscerlo sia condizione necessaria per poterlo preservare.
I musei scientifici svolgono un ruolo centrale in questo processo di condivisione della conoscenza e della consapevolezza riguardo al nostro rapporto con il resto del mondo naturale. Nati nel Settecento come espressione del nuovo spirito scientifico veicolato dall’Illuminismo, come ha ricordato recentemente a Il Bo Live Elena Canadelli, i musei della scienza sono oggi importanti istituzioni di divulgazione e di ricerca scientifica in tutto il mondo, uniti idealmente in una rete globale per la diffusione di conoscenze sul passato e di riflessione sul futuro.
Uno dei più importanti musei naturalistici del mondo è senz’altro il Museo nazionale della Natura e della Scienza di Tokyo, istituzione nata nella seconda metà dell’Ottocento e ancora oggi importante polo di ricerca e comunicazione non solo in Giappone, ma in tutta l’Asia orientale. In occasione dell’inaugurazione del Museo della Natura e dell’Uomo dell’università di Padova, abbiamo intervistato Ken-ichi Shinoda, direttore del National Museum of Nature and Science di Tokyo.
Nel corso dei suoi quasi 150 anni di vita, il museo si è evoluto seguendo il cambiamento della società. Come racconta Shinoda, il nome originario del museo ne tradiva il ruolo sociale: infatti, era stato inizialmente concepito come Museo dell’Educazione, con l’obiettivo di educare alla scienza sia gli studenti sia il pubblico più ampio della società giapponese. «Dopo la Seconda Guerra Mondiale, tuttavia, sono sorti diversi musei specializzati in diversi ambiti scientifici e tecnologici; così, il polo si è trasformato nell’attuale Museo Nazionale della Natura e della Scienza», ricorda il direttore.
Come nella maggior parte dei musei scientifici, la diffusione della conoscenza non è l’unico obiettivo. Queste istituzioni sono infatti anche centri di ricerca all’avanguardia, e il Museo di Tokyo non fa eccezione. «Il punto di forza della ricerca condotta all’interno dei musei è la sua interdisciplinarità. Nel nostro caso, ad esempio, stiamo lavorando a un’analisi della biodiversità nel Sud-est asiatico, e per farlo ci siamo affidati non solo a zoologi e botanici, ma anche a geologi e paleontologi. In tal modo, riusciremo a comprendere meglio le relazioni – a lungo trascurate – tra la geologia, le piante e gli animali», spiega il direttore del museo di Tokyo.
Per quanto riguarda l’altro grande obiettivo di un museo scientifico – la condivisione delle conoscenze – sono molti i progetti in corso di realizzazione. «La crisi causata dalla pandemia da Covid-19 si è trasformata per noi in un’opportunità», afferma Shinoda. Abbiamo avviato nuovi programmi destinati alle scuole e abbiamo colto l’occasione per ripensare le modalità di condivisione delle informazioni».
Bisogna ricordare che, anche a scopo educativo, gli studenti non devono essere l’unico obiettivo della comunicazione. Ciò è tanto più vero in Paesi che – come il Giappone e l’Italia – stanno vivendo, in questi anni, un drammatico declino demografico, il cui principale risultato è la diminuzione di bambini e ragazzi. «Siamo consapevoli della questione: è per questo che, nel futuro, dovremo impegnarci sempre di più per portare nei musei scientifici anche gli adulti. Un modo per fare ciò è ampliare la nostra offerta al pubblico, esplorando nuove modalità di comunicazione e giocando con diverse forme d’arte».
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