SOCIETÀ

Scorie a riposo. La Cemerad di Taranto

Era il 14 luglio quando nel comune di Statte, la Commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie concludeva la sua missione. Per capire i motivi della visita però, bisogna fare un passo indietro. A Statte, che è un comune di quasi 14 mila abitanti in provincia di Taranto, dal 1984 è stata attiva una società di raccolta e di deposito di rifiuti radioattivi solidi e liquidi, prodotti in attività mediche, industriali e di ricerca. Si chiamava Cemerad, è ufficialmente fallita nel 2005 ma qualche anno prima, nel giugno del 2000, l’area di 3.840 metri quadrati è stata sottoposta a sequestro giudiziario dalla Procura di Taranto.

Ad oggi, in uno stabile che a ben vedere sembra fatiscente, sono ancora stipati 3.074 fusti, tutti contenenti materiale radioattivo. 

Ma andiamo per ordine e cerchiamo di ripercorrere le tappe che, ancora nel 2022, vedono un grosso rischio ambientale a pochi chilometri da Taranto. Dicevamo che l’intera area è stata sequestrata nel 2000 e, quando l’Ispra ha censito il sito, ha riscontrato la presenza complessiva di circa 16.500 fusti dei quali circa 3.480 potenzialmente radioattivi e 13.020 potenzialmente decaduti.

La provenienza di tali fusti è stata ricondotta a tre diversi luoghi: fusti di rifiuti, potenzialmente radioattivi e/o decaduti provenienti da attività sanitarie (ospedali e cliniche pubbliche e private, laboratori RIA, ecc), fusti radioattivi contenenti filtri di condizionamento contaminati dall’evento Chernobyl ritirati da strutture pubbliche e private e fusti contenenti sorgenti radioattive (parafulmini, rilevatori di fumo, sorgenti di taratura, filtri di Iridio, vetrino con Uranio naturale e altro).

Dal 19 novembre 2015, un DPCM ha nominato Vera Corbelli commissario straordinario per l’attuazione dell’intervento di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito ex Cemerad. La commissaria ha quindi il compito di mettere in sicurezza il sito che, ancora oggi, per una parte in sicurezza non è. È stato creato anche un sito internet che è tanto anacronistico quanto poco aggiornato.

Anche in questo caso, cerchiamo di ripercorrere tappa dopo tappa per arrivare alla recente visita della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle Ecomafie. La legge numero 20 del 4 marzo 2015 sulle “Disposizioni urgenti per l’esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell’area di Taranto”, aveva destinato “fino a 10 milioni di euro a valere sulle risorse disponibili sulla contabilità speciale intestata al Commissario Straordinario per gli interventi urgenti di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto”. 

Come si legge nell’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi “nel maggio 2017 sono stati allontanati dal sito e trasferiti presso la Nucleco i rifiuti a più alto contenuto radiologico (sorgenti e filtri Chernobyl).  A novembre 2017 il Commissario Straordinario ha approvato il Piano Operativo di Intervento per il Servizio di rimozione, trasporto, caratterizzazione e smaltimento dei rifiuti presenti nel deposito ex Cemerad, sulla base del parere rilasciato dall’ISPRA (ora ISIN) il 13 novembre 2017. A giugno 2018 l’incarico di caratterizzazione e smaltimento dei rifiuti potenzialmente decaduti è stato affidato dalla Nucleco alla Rete Servizi integrati composta dalle società: Campoverde Srl, MitAmbiente Srl e Protex Italia Srl. 

Le attività di trasferimento dei rifiuti potenzialmente decaduti verso gli operatori della Rete Servizi Integrati sono iniziate a fine 2018”. 

A dicembre 2020 risultavano allontanati 13.672 fusti, di cui 2.532 contenenti materiale radioattivo inviati presso il sito Nucleco (di cui 549 trasferiti alla società estera Javys per il loro incenerimento) e 11.140 fusti potenzialmente decaduti inviati presso gli operatori autorizzati della Rete Servizi Integrati (Protex-Mit-Campoverde). 

Una situazione che la stessa commissaria straordinaria non ha esitato a definire “un'esperienza forte”. Interrogata dal presidente della Commissione bicamerale Stefano Vignaroli, Vera Corbelli nel maggio scorso ha messo in luce la pericolosità ambientale del sito. “Noi abbiamo portato via 11 mila e 500 fusti circa - ha dichiarato la commissaria straordinaria-. Pensate sono fusti di un'altezza di 15 metri impilati uno dietro l'altro, togliendo i fusti che stavano davanti abbiamo trovato dei fusti dietro molto compromessi, perdevano dei liquidi. Abbiamo dovuto rinfustare tutto, poi c'è stato il periodo del Covid, sono aumentati i costi di trasporto. Ci siamo fermati perché i dieci milioni messi a disposizione erano finiti, erano stati tutti impegnati ed è stata fatta la richiesta attraverso la finanziaria approvata, di otto milioni”. 

Fondi che sono stati assegnati con la legge di Bilancio 2021 in cui, all’articolo 417 si legge:” Al fine di consentire il completamento degli interventi di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti pericolosi e radioattivi siti nel deposito dell’area ex Cemerad nel territorio del comune di Statte, in provincia di Taranto, è autorizzata la spesa di euro 8.800.000 per l’anno 2022”.

Fondi che però, a quanto pare, sono ancora bloccati. Nell’audizione alla Camera del maggio scorso, Vera Corbelli ha ribadito che “questi fondi sono stati assegnati, adesso è tutto fermo purtroppo”.

“Dentro (al sito ndr) ci stanno ancora quattro mila fusti di materiale radioattivo perché non viene definito il circuito finanziario” , ha continuato la commissaria straordinaria. Una mancanza di fondi che sembra aver avuto un’ulteriore conseguenza di certo non banale. La vigilanza armata del sito, che come abbiamo visto è di fatto un capannone che versa in condizioni pessime visto il materiale che ha al suo interno, non c’è più. È stata interrotta il 14 dicembre 2020 e la stessa commissaria straordinaria ha dichiarato che ci vanno loro “ogni settimana, ogni quindici giorni [...] a controllare perché l'edificio è in condizioni precarie”.

Una situazione quindi, che non è affatto da sottovalutare alla luce del materiale radioattivo che è ancora presente nel capannone. A quanto riporta l’inventario nazionale ci dovrebbero essere in tutto 534,69 metri cubi di materiale radioattivo che, prendendo per buone le parole della commissaria straordinaria, sono a rischio sia perché l’edificio è fatiscente, sia perché l’edificio stesso non è più controllato in modo costante.

LEGGI LE ALTRE PUNTATE DEL REPORTAGE "SCORIE A RIPOSO"

  1. Scorie a riposo. Dalla Finlandia il primo deposito di scorie nucleari permanente al mondo
  2. Scorie a riposo. Le centrali nucleari in Italia
  3. Scorie a riposo. Le tempistiche per realizzare il deposito nazionale di scorie nucleari
  4. Scorie a riposo. ISPRA-1, il primo reattore nucleare italiano 
  5. Scorie a riposo. L'impianto CISAM a San Piero a Grado 
  6. Scorie a riposo. La MitAmbiente a San Giuliano Milanese
  7. Scorie a riposo. Il reattore L54M “Enrico Fermi” a Milano
  8. Scorie a riposo. Viaggio a Saluggia, tra LivaNova, Deposito Avogadro e Impianto Eurex
  9. Scorie a riposo. I depositi Protex a Forlì
  10. Scorie a riposo. Il deposito Campoverde a Milano e Tortona
  11. Scorie a riposo. Il Centro Comune di Ricerche di Ispra

La serie Scorie a riposo è sviluppata in parte con il supporto di Journalismfund.eu

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012