Joint Research Centre Ispra, Italy. Foto https://visitors-centre.jrc.ec.europa.eu/
C’è un piccolo paese, in provincia di Varese, che con il nucleare ha una storia di lunga durata. Stiamo parlando di Ispra, un comune di poco più di 5 mila abitanti che affaccia sul lago Maggiore e che nel 1959 ha visto nascere il primo reattore nucleare della storia italiana.
Chiamato ISPRA-1, il reattore poteva produrre una potenza termica di 5 MW e dalla prima criticità fino al suo arresto definitivo del 31 maggio 1973, ha prodotto l’energia totale di 13500 MWd. A poche decine di metri dal reattore nucleare però, c’è anche la sede di un centro di ricerca nucleare. Dagli inizi degli anni ‘60 il Centro fu ceduto alla Commissione Europea ed ancora oggi il CCR, o JRC (Joint Research Centre) è sede di uno dei principali campus di ricerca in Europa.
Il CCR è immerso nella zona verde di Ispra a un chilometro in linea d’aria dal lungolago e al suo interno ci sono ancora diversi molti laboratori e infrastrutture di ricerca. Al suo interno ci lavorano circa mille di persone divise per campi di ricerca. L’obiettivo dichiarato del CCR infatti è quello di fornire un sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche dell’Unione Europea.
È un servizio che di fatto fa ricerca su un innumerevole numero di diversi campi: dalla fissazione di norme per l’omologazione di prodotti sanitari all’identificazione delle fonti di materiali nucleari illeciti, dal miglioramento della resistenza sismica degli edifici all’individuazione della presenza di organismi geneticamente modificati negli alimenti, fino al monitoraggio via satellite dei terreni e della deforestazione. Al centro ricerche di Ispra ci sono quattro diversi istituti specializzati: l’Istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini (IPSC), l’Istituto dell'ambiente e della sostenibilità (IES), l’Istituto per la salute e la protezione del consumatore (IHCP) e l’Institute for Energy (IE) (insieme a Petten, Paesi Bassi).
Oltre a fare ricerca però, il CCR ha anche il compito del decomissioning degli impianti nucleari non più utilizzati (reattore Ispra 1, reattore ESSOR e impianti ad esso collegati, laboratori radiochimica, Laboratorio Caldo di Studi e Ricerche LCSR, strutture di raccolta, deposito e trattamento dei rifiuti radioattivi e del materiale nucleare dismesso).
Dal 2019, precisamente con la legge numero 40 dell’8 maggio, la gestione del Reattore ISPRA 1 è passata alla SOGIN mentre al CCR è rimasta la gestione del resto. Secondo l’inventario nazionale dei rifiuti radioattivi, nel CCR si stima ci siano 5.900 TBq di attività residua.
Oltre a ciò ci sono anche 5.798,83 metri cubi di rifiuti radioattivi. Una quantità non indifferente dei quali 3281 sono a bassa attività.
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La serie Scorie a riposo è sviluppata in parte con il supporto di Journalismfund.eu