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Medicina a Padova nei secoli: Girolamo Fracastoro e la teoria del contagio
Tra gli intellettuali e studiosi di medicina approdati in terra patavina risponde all'appello anche Girolamo Fracastoro, il cui nome viene associato principalmente allo studio del morbo gallico, cioè della sifilide, la cui prima testimonianza risale agli ultimi anni del XV secolo; la teoria che trova maggiore consenso riguardo all'origine della malattia è che questa sia stata introdotta in Europa da coloro che erano tornati dai primi viaggi in America.
La maggior parte della vita di Fracastoro si svolse a Verona, sua città natale, ma non si può negare che Padova fu una tappa importante nella vita di questo medico e intellettuale, che offrì un contributo rilevante per la storia della medicina riguardo al modo in cui si propagano le malattie. Egli nacque intorno al 1476 a Verona. A partire dal 1496 studiò all'università di Padova, dove si laureò in arti nel 1502 e conseguì il dottorato in medicina nel 1505. Fu probabilmente compagno di studi di Copernico e allievo di Pomponazzi. Nell'ateneo patavino ricoprì inoltre l'incarico di lettore di logica.
Fracastoro appartiene a quella schiera di intellettuali rinascimentali che coltivavano molteplici interessi. Egli, infatti, si occupò di medicina, ma anche di scienze naturali, di filosofia, astronomia e poesia: si trattava di discipline molto diverse, ma che coesistevano coerentemente nelle sue opere. Sicuramente, un chiaro esempio della sua tendenza all'interdisciplinarità è dato dal celebre poema sulla sifilide (Il Syphilis sive de morbo gallico del 1530). Come ci spiega Fabio Zampieri, storico della medicina e professore al dipartimento di scienze cardio-toraco-vascolare e sanità pubblica dell'università di Padova, l'infezione in questione si stava diffondendo in quegli anni, e sconvolse completamente la coscienza europea anche dal punto di vista morale, visto che si era capito che il contagio avveniva per via sessuale. Fracastoro si inserisce nel popolare dibattito sul tema applicando i suoi studi sul contagio (che pubblicherà poi nel De contagione et contagiosis morbis del 1546) descrivendo la sifilide in esametri latini, con particolare attenzione alla spiegazione delle cause, dei sintomi e dei rimedi. Fu proprio lui, inoltre, ad assegnarle il nome di “syphilis”, prendendo spunto dal mito greco di Sifilo, punito con una terribile malattia deformante per aver offeso Apollo.
I diversi interessi di Fracastoro comprendevano anche la cosmologia e le scienze naturali; aveva letto, infatti, Platone, Aristotele, e Marsilio Ficino, ed era stato ispirato dalle loro teorie nel costruire la sua idea del cosmo, che rimandava in particolare al neoplatonismo e all'aristotelismo. Fracastoro concepiva l'universo come un tutto complesso e armonico, caratterizzato da un movimento interno che scaturiva da cause fisiche ben determinate; per cui, ogni fenomeno trovava la sua spiegazione in qualche legge che regolava il cosmo. Secondo questo punto di vista, era proprio attraverso lo studio dei fenomeni della natura che l'uomo cercava di cogliere tali leggi. L'anima di ognuno, secondo Fracastoro, aveva la capacità di compiere quattro fondamentali operazioni: l'esempio, l'entimema, l'induzione e il sillogismo. Grazie a questi procedimenti logici era possibile indagare la natura, compreso il corpo umano. La tesi di Fracastoro a riguardo è interessante perché influenza il contenuto delle sue ricerche mediche e allo stesso tempo ne chiarisce il senso. Lo studio sul contagio era legato intimamente alla filosofia della natura e alla visione del cosmo, osserva Fabio Zampieri. Non condividendo la credenza diffusa in quegli anni secondo la quale il contagio era una “qualità occulta”, cioè un fatto che avveniva secondo modalità inspiegabili, Fracastoro ne offriva una spiegazione naturale. Aveva capito, infatti, che la causa del contagio era dovuta a dei fattori materiali, che secondo lui erano dei “principi di putrefazione”.
Il contagio, quindi, doveva avvenire tramite un contatto, che poteva verificarsi direttamente tra due persone, attraverso gli indumenti, o attraverso l'aria (che diversamente dalla tradizione ippocratica, non era considerata una causa delle malattie, ma un mezzo di diffusione dei semi della malattia). I veri e propri agenti materiali del contagio, per l'appunto dei “seminaria”, cioè corpuscoli di dimensioni microscopiche che nel momento in cui entravano nell'organismo tramite inalazione o penetrazione, si moltiplicavano, venivano esalate, e potevano poi infettare gli altri. Si trattava insomma di una spiegazione che procedeva mettendo in campo cause fisiche e, soprattutto, sostanze materiali come origine del contagio.
Treponema pallidum, il batterio causa della sifilide
Fracastoro ha fornito senza dubbio un valido contributo allo studio delle malattie infettive e del contagio che, come ci fa notare Zampieri, viene in parte confermato con la nascita della batteriologia, quando viene stabilita l'esistenza di corpuscoli microscopici come causa delle malattie infettive. Diversamente da quello che credeva il medico veronese, però, venne anche scoperto che si trattava di organismi viventi, e che perciò era più corretto parlare di riproduzione che di moltiplicazione. La storia della medicina doveva ancora percorrere ancora molta strada prima di giungere a tale risultato, ma sicuramente gli studi di Fracastoro costituirono un momento importante del percorso.
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