SOCIETÀ

IPCC: l’impatto dei cambiamenti climatici sull’Europa

Il rapporto dell’IPCC (AR6 WG2) pubblicato il 28 febbraio ha prodotto una serie di approfondimenti su scala regionale dedicati alla quantificazione degli impatti del cambiamento climatico su società e ecosistemi, valutandone le vulnerabilità e le capacità di adattamento. Il fact sheet dedicato all’Europa è incentrato sui rischi cui il Vecchio Continente è esposto all’aumento delle temperature globali. In particolare, sono stati identificati 4 rischi fondamentali: il calore, i danni all’agricoltura, la scarsità d’acqua e le alluvioni fluviali e costiere.

Rischio fondamentale n. 1: mortalità tra le persone e cambiamenti ecosistemici dovuti a calore

Con un riscaldamento globale di 3°C (che un anno fa era ritenuto ciò a cui gli insufficienti impegni presi dagli Stati ci porteranno a fine secolo), il numero di morti e di persone a rischio di stress termico incrementerà di due o tre volte rispetto a uno scenario da 1,5°C. Al di sopra dei 3°C, si incontrano limiti alle capacità di adattamento delle persone e dei sistemi sanitari. Le alte temperature restringeranno gli habitat degli ecosistemi terrestri e marini, cambiando in modo irreversibile la loro composizione. Lo faranno in maniera crescente per ogni decimo di grado al di sopra dei 2°C. Le aree soggette a incendi potrebbero aumentare in Europa, minacciando sia la biodiversità sia i depositi naturali di carbonio.

Rischio fondamentale n. 2: stress sulle coltivazioni agricole dovuto a calore e siccità

Significative perdite di produzione agricola sono attese per gran parte dell’Europa nel corso del ventunesimo secolo e non saranno compensate dagli aumenti produttivi in Nord Europa. Mentre l’irrigazione è un’opzione efficace di adattamento per l’agricoltura, la capacità di metterla in atto sarà limitata in modo crescente dalla scarsa disponibilità di acqua, specialmente al di sopra dei 3°C.

Rischio fondamentale n. 3: scarsità di acqua

Nell’Europa meridionale più di un terzo della popolazione sarà esposta a scarsità d’acqua con 2°C di riscaldamento globale. Con 3°C questo rischio raddoppierebbe e potrebbero verificarsi significative perdite economiche in settori dipendenti da acqua e energia. Per l’Europa centrale e meridionale e per molte città il rischio di scarsità d’acqua salirebbe di molto con 3°C.

Rischio fondamentale n. 4: alluvioni e aumento del livello del mare

Al di sopra dei 3°C i costi dei danni provocati e le persone colpite da precipitazioni e alluvioni fluviali raddoppierebbero. I danni provocati da alluvioni costiere sono destinati ad aumentare di 10 volte entro la fine del ventunesimo secolo. Con le attuali misure di mitigazione e adattamento aumenteranno ancora di più e ancora prima. L’innalzamento del livello del mare rappresenta una vera e propria minaccia esistenziale per le comunità costiere e i loro patrimoni culturali, specialmente dopo il 2100.

Opzioni di adattamento e ostacoli

Ci sono numerose opzioni di adattamento disponibili oggi per far fronte ai rischi cui il riscaldamento globale espone l’Europa.

Riguardo al primo rischio, ovvero il calore, servono accorgimenti nei comportamenti, interventi quali raffrescamento sostenibile degli spazi, pianificazione urbana, nonché espansione e connessione delle aree protette degli ecosistemi.

Riguardo al secondo rischio, che riguarda l’agricoltura, serviranno irrigazione, copertura vegetale, cambiamenti nelle sia pratiche agricole sia nelle specie animali e vegetali coltivate, manutenzione delle foreste, prevenzione degli incendi.

Riguardo al terzo rischio, cioè la scarsità d’acqua, occorre aumentare l’efficienza dei sistemi idrici, aumentare l’immagazzinamento e il riciclo d’acqua, allestire sistemi di allerta precoce e prestare attenzione all’uso del suolo.

Riguardo al quarto rischio, ovvero le alluvioni, serve implementare sistemi di allarme precoce, allestire spazi di sfogo per l’acqua e gestire meglio l’uso del suolo.

Le soluzioni naturali (Nature-Based Solutions) che proteggono sia dalle alluvioni sia dal calore sono esse stesse minacciate da alte temperature, ondate di calore, siccità e aumento del livello dei mari.

I principali ostacoli all’adattamento sono risorse limitate, mancanza del coinvolgimento dei cittadini e del settore privato, mobilitazione insufficiente delle finanze, mancanza di leadership politica, scarso senso dell’urgenza. La maggior parte delle opzioni di adattamento dipende dalle limitate risorse idriche e del suolo, il che entra in competizione e richiede compromessi anche con le misure di mitigazione e con lo sviluppo socioeconomico.

In molte parti dell’Europa le misure di adattamento esistenti o previste non sono sufficienti a evitare il rischio residuo, un concetto introdotto dall’IPCC che sta a indicare il rischio che le misure di adattamento correttamente implementate non sono in grado eliminare. Il rischio residuo può tradursi in perdita di habitat e servizi ecosistemici, morti dovute a calore, coltivazioni perdute, razionamento di acqua durante la siccità in Europa meridionale e perdita di suolo.

Per mettere in atto le misure di adattamento necessarie occorre pianificare oltre il breve termine. Tali misure devono essere inclusive, eque e giuste e dovranno essere calibrate sulle necessità dei contesti locali.

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