CULTURA

La scienza nascosta nei luoghi di Padova: il giardino della biodiversità

Qualsiasi turista, programmando un viaggio a Padova, inserirà sicuramente nel suo itinerario una visita all’Orto Botanico, che dal 1997 è stato inserito nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco come bene culturale.

Dopo aver attraversato l’orto antico e aver apprezzato le oltre 3500 specie contenute in esso, percorso un piccolo sentiero il visitatore si troverà in un grande spazio aperto, con la chiesa di Santa Giustina che troneggia di fronte a lui e la basilica di Sant’Antonio alle spalle, un po’ nascosta dagli alberi, in un quadro decisamente suggestivo.

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A sinistra si trova il giardino della biodiversità, cui si accede attraversando una grande vetrata che dà l'impressione di entrare in un altro mondo, probabilmente uno di quelli narrati nei romanzi d'avventura letti da bambini, che tratteggiavano una giungla piena di segreti e animali sconosciuti. Nel giardino della biodiversità, invece, non ci sono animali, se non qualche insetto, ma si possono trovare circa 1000 specie di piante distribuite in cinque biomi, cioè collocate secondo le loro esigenze di umidità e temperatura: il clima delle cinque serre, infatti, simula quello delle zone di provenienza delle piante presenti, con la zona arida, subtropicale equatoriale e temperata (che caratterizza solo il 2% del pianeta ma che ospita il 20% della biodiversità). Le specie risultano quindi disposte su un'asse ideale che va dall’equatore verso i poli. All'esterno i biomi sono invece divisi visivamente da tre cascate, che non sono semplicemente ornamentali, ma permettono anche alle riserve idriche di ossigenarsi.

Chi entra nella galleria di vetro e acciaio, quindi, compie un viaggio attraverso i cinque continenti e i principali ecosistemi della Terra. Questo viaggio, però, non si ferma al nostro pianeta, visto che c'è anche un percorso dedicato alle piante nello Spazio.

Il giardino si propone di raccontare il rapporto biunivoco che esiste tra piante e uomo. L'idea, spiega Barbara Baldan, prefetto dell'Orto botanico, è nata durante un incontro europeo in cui tra l'altro si parlò dell'importanza degli orti botanici in contesto urbano. L'ampliamento era necessario anche per aumentare la conoscenza della biodiversità del pianeta e quindi capitò a fagiolo la vendita, da parte dei Gesuiti, dei terreni attorno all'orto antico. Nel 2000 i terreni furono acquistati e nel 2005 venne indetto un bando di gara europeo per la progettazione: parteciparono 18 candidati e vinse la VS associati. Nel 2010 iniziarono i lavori di costruzione della serra dopo lo smantellamento delle strutture precedenti, cioè gli impianti sportivi dell'Antonianum. Il Giardino della Biodiversità è stato inaugurato nel 2014 e nel 2015 ha raggiunto la piena operatività.

I due percorsi principali sono "le piante e l'ambiente" e " le piante e l'uomo": nel primo si trovano le piante che vivono nei diversi biomi, collocate come se stessimo guardando un planisfero, con al centro le quelle africane, a sinistra quelle americane e a destra quelle asiatiche: salta subito all'occhio il fatto che in ambienti simili dal punto di vista climatico abbiamo in realtà specie diverse, a seconda del continente in cui ci troviamo; il percorso è corredato da pannelli in vetro satinato dove si possono trovare ulteriori informazioni. Il secondo percorso, "le piante e l'uomo", si propone di illustrare l'antico rapporto che esiste tra queste forme di vita: nei secoli, l'uomo ha imparato a utilizzare le piante per alimentarsi, vestirsi, creare utensili e curarsi (sono molte, infatti le piante officinali), e parallelamente si è preso cura di loro tramite tecniche sempre più all'avanguardia. Questo percorso rende consapevole il visitatore dell'importanza delle piante, e quindi della biodiversità, nella vita di tutti i giorni.

Per quanto riguarda l'architettura, il solar active building che ospita le serre è un edificio lungo 100 metri e largo 18 che contiene una flora variegata; questo permette, come dicevamo, di fare un ideale giro del mondo nell'arco di un pomeriggio, passando dalla foresta pluviale alle zone più aride. E in effetti chi soffre di pressione bassa deve entrare con cautela, perché si viene accolti da un'umidità da bagno turco, che fa appannare gli occhiali ma che sblocca anche il naso se si è raffreddati. L'intera struttura è stata costruita limitando al minimo l'impatto ambientale, secondo il progetto dell'architetto Giorgio Strapazzon: all'esterno c'e una vasca di 450 metri cubi che raccoglie l'acqua piovana e la purifica, in modo da poterla recuperare così da godere dell'autosufficienza idrica (nei periodi maggiormente secchi, come l'estate, per irrigare le piante viene utilizzato un pozzo artesiano profondo circa 284 metri).
Ci sono poi pannelli fotovoltaici che hanno il compito di produrre energia elettrica, e in questo le serre stesse ricordano un po' il processo della fotosintesi: dal sole si ottiene l'energia per attivare le pompe che andranno a irrigare, e quindi nutrire, le piante. Intensità luminosa, temperatura e umidità all'interno delle serre sono tenute monitorate da alcuni sensori. Se i valori cambiano, il sistema si adegua: ci sono delle tende che vengono abbassate quando la luce è eccessiva, mentre per la temperatura c'è un sistema di riscaldamento che proviene dal pavimento, mentre se il calore è troppo elevato si aprono i vetri a baionetta per far entrare aria. Se l'umidità è troppo bassa entrano in funzione i nebulizzatori che ne ripristinano il valore impostato.

Il giardino della biodiversità si integra perfettamente con l'orto antico, in cui le piante sono mostrate in modo didattico, ordinato, e sono organizzate in collezioni e corredate da cartellini di riconoscimento. Nella parte nuova, invece, il visitatore si trova immerso nell'ambiente in cui le piante vivono in natura.
Ma la parte nuova dell'orto non si limita alle serre, ma prevede strutture all’avanguardia che permettono di realizzare una didattica di elevata qualità e iniziative in linea con l’impegno nella terza missione dell'università, con l'organizzazione di eventi (come Risvegli, in primavera) per la promozione della cultura scientifica con l’intento di coinvolgere il più possibile i visitatori, con attenzione particolare per il pubblico cittadino e le giovani generazioni. A fianco di questi eventi divulgativi ci sono quelli più strettamente scientifici, con ricercatori di Ateneo ma anche di enti esterni che organizzano conferenze e congressi.

L'allestimento è innovativo: grazie ad una app specifica, i visitatori possono godersi la visita anche interagendo con l'ambiente grazie al proprio tablet, che permetterà loro sia di prepararsi alla visita sia di continuare a curiosare nelle serre, tramite web, anche dopo esserne usciti.
L'intera visita offre la possibilità di fruizione multimediale: le informazioni generali sul valore della biodiversità vengono date usando varie modalità di comunicazione, dai pannelli con la descrizione delle specie ai contenuti interattivi, passando per la ricostruzione in resina di alcune piante. L'effetto è quello di stimolare la curiosità per poi spingere ad approfondire le informazioni tramite la app.

A parte l'aspetto scientifico, di indubbio pregio, viene coinvolta anche la sfera emozionale: quando ci troviamo a contatto con gli ambienti ricreati nelle serre, ci invade una sensazione di pace che perdura anche dopo aver varcato la soglia dell'uscita.

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