CULTURA
La scienza nascosta nei luoghi di Padova: Esapolis. Il museo vivente degli insetti
Foto di Massimo Pistore
C’è un luogo a Padova che raccoglie e racconta migliaia di piccole, piccolissime storie. Storie che strisciano, camminano, saltano, nuotano, volano, respirano. Questo posto è Esapolis. Museo vivente degli insetti, primo grande insettario d’Italia.
Lo spazio museale di Esapolis è stato realizzato nel 2008 nella sede restaurata e riqualificata dell’antica Reale Stazione Bacologica Sperimentale di Padova. Questa struttura fu istituita con regio decreto nel 1871 su proposta del Ministro dell'Agricoltura, Industria e Commercio Luigi Luzzati, sull’esempio dell’Istituto bacologico di Gorizia fondato, invece, nel 1869. Trovò sede, nel 1872, in uno stabile acquistato dalla Provincia nella centralissima via Acquette a Padova. La scelta della città del Santo non fu casuale. Padova, al tempo, era considerata uno dei centri principali dell’industria serica e inoltre, proprio in questi anni, la bachicoltura di tutta Europa era stata gravemente colpita da un morbo epidemico diffusosi a partire dal 1845.
La forte caratterizzazione scientifica della struttura è chiaramente visibile negli obiettivi espressi dal primo articolo del regio decreto di fondazione. Tra questi: la ricerca scientifica sul baco da seta e sul gelso, soprattutto nel campo della patologia per combattere le diverse malattie e diffondere uova sane di filugello, la promozione dell'attività bachisericola attraverso scritti e conferenze, la conservazione del germoplasma e la risoluzione dei problemi pratici dei bachicoltori.
Enrico Verson, studioso dell'anatomia e della fisiologia degli insetti e già direttore aggiunto dell’istituto bacologico di Gorizia, ne fu il primo direttore. Con lui, l’attività della Stazione fu rivolta nello specifico a limitare l’importazione di seme-bachi (uova lavate e trattate) da Giappone e a provvedere alla confezione e all’esame delle uova prodotte in Italia per conto dei propri clienti. Verson promosse fortemente anche le attività didattiche con l’obiettivo di formare figure dirigenziali e allevatori esperti che potessero divulgare le nuove tecniche sericole su tutto il territorio italiano. Il suo incarico terminò nel 1919 e pochi anni dopo, nel 1924, la Stazione venne trasferita in una nuova area nel quartiere di Brusegana, alle porte di Padova, in un complesso costituito da due edifici: uno dedicato allo studio e alla ricerca bacologica e un secondo alle attività di produzione sperimentale di allevamento e filatura. Ad inaugurarla come direttore fu Luciano Pigorini, assistente di Verson dal 1914.
Le alterne vicende della bachicoltura italiana, nuovamente in crisi dopo la Seconda guerra mondiale, portarono alla fusione della stazione di Padova, in seguito intitolata allo stesso Verson, con quella di Ascoli Piceno, chiusa nel 1958. Da Ascoli, oltre che la nuova direttrice Porzia Lorenza Lombardi, vennero trasferiti a Padova una delle due collezioni seriche, numerose razze di baco da seta e altri materiali ancora.
Nel 1968 la Stazione bacologica sperimentale diventò Sezione specializzata per la bachicoltura dell’Istituto sperimentale per la Zoologia agraria (del ministero dell’Agricoltura e foreste) e possedeva diverse collezioni seriche: quelle di Verson, Quajat, Tonon, e quella di Ascoli Piceno, che insieme raccoglievano campioni selezionati e ordinati a partire dal 1871.
Le gravi condizioni in cui versava l’edificio portarono alla necessità di un nuovo progetto di restauro che confluì nella realizzazione, con il contributo anche di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Regione del Veneto e ministero dell’Ambiente, dell’attuale complesso. Questo, in un’area di quasi 38.000 metri quadri, di cui oltre 30.000 di gelseto, è composto oggi di due strutture attigue ad alta compatibilità ecologica, e in stretta collaborazione tra loro: una, situata nell’ex bigattiera, è sede del Crea (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria), importante organismo di assistenza, conservazione e ricerca del ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, che mantiene e studia un patrimonio di circa 200 razze di bachi da seta e 60 varietà di gelso e uno dedicato all’esposizione museale e al trasferimento scientifico (Museo Esapolis).
L’idea che ha portato alla nascita del museo degli insetti sta in un sondaggio che in quegli anni l’ente Provincia, proprietario dell’immobile dove aveva sede la stazione, decide di rivolgere agli studenti tra i 18 e i 23 anni, per capire quale fosse il luogo di cultura in città e provincia più conosciuto tra i giovani. Che a sorpresa risultò essere il Butterfly Arc di Montegrotto Terme, la più vecchia casa delle farfalle d’Italia, fondata nel 1988, e tra le prime in tutto il mondo. Da qui l’idea di dar vita, nello spazio rinnovato che era stato il luogo di studio e conservazione dei bachi da seta, a un nuovo centro di divulgazione scientifica, formazione, educazione e ricerca dedicato agli insetti, agli invertebrati e non solo.
Esapolis (città del “sei” come le zampe degli insetti, i lati delle celle delle api, i lati degli occelli degli occhi composti ecc…) è un museo della Provincia di Padova progettato, gestito e realizzato da Butterfly Arc sulla base di una convenzione tra i due enti.
È conosciuto come l’esploratorio del MicroMegaMondo di Butterfly Arc, ossia il luogo di esplorazione attiva del più grande percorso naturalistico nel mondo degli insetti in Europa. In 2.500 metri quadri espositivi il museo racconta il mondo degli insetti, uno dei più grandi e sconosciuti del pianeta, e la popolazione animale che lo abita, la più vasta dell’intero pianeta per volume e varietà. Oltre agli artropodi, più di 200 specie tra cui scarabei, api, bachi da seta, formiche, mantidi, insetti stecco e foglia, sono presenti a Esapolis anche numerosi piccoli invertebrati come ragni, scorpioni, millepiedi e gasteropodi, cui si aggiungono rane, gechi, camaleonti e altri ancora.
Foto di Massimo Pistore
Le 15 sale espositive, distribuite tra il piano terra e i due piani superiori, si aprono con un’area introduttiva dedicata agli insetti e al microcosmo che sta loro intorno, dove un acquario diventa casa per un bellissimo esempio di barriera corallina e per alcuni particolari esemplari di pesci e invertebrati come coralli, stelle marine, molluschi e altri ancora.
Il percorso espositivo si articola per aree e sezioni. Un’intera area è riservata al mondo delle api, alle tecniche per la raccolta e l’elaborazione dei loro prodotti, alle diverse qualità di miele che producono. Una sezione, invece, è destinata a raccontare particolari specie di predatori d’insetto come camaleonti e pesci e le loro caratteristiche. Una sala tematizzata ospita una vasta collezione di insetti “fotonici”, conosciuti anche come insetti gioiello, animali che, grazie alla chitina presente nella loro corazza, sono capaci di produrre fantastici effetti di interferenza e di iridescenza. Al mondo degli aracnidi, invece, è riservata una specifica area. Qui è possibile incontrare scorpioni e ragni, tra cui la temuta tarantola, ma anche alcuni dei loro più lontani antenati come i limuli, contemporanei dei trilobiti, fossili viventi, rimasti uguali a quelli che vivevano nell’era primaria. Vi è poi l’angolo del naturalista, un’area dove trova spazio l’esposizione di alcune curiosità che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’entomologia attraverso i secoli. Altri spazi sono invece dedicati agli insetti sociali, ma anche al grande tema dell’evoluzione, alla biodiversità e ai parassiti, ai quali di recente è stata intitolata una mostra interattiva che offre la possibilità di laboratori e tecnologie all’avanguardia per osservare dal vivo le cellule, i protozoi e molto altro ancora.
Parte essenziale dello spazio espositivo è l’importante sezione dedicata al baco da seta. Delle collezioni storiche disseminate lungo i corridoi, a cui appartengono anche tutti quei materiali che hanno caratterizzato l’attività e la storia della Stazione bacologica sperimentale dal 1871 ai giorni nostri, fanno parte decine e decine di tipologie di bozzoli di bachi da seta, ma anche strumenti e materiali capaci di raccontare la storia di questi artropodi, il ciclo biologico che li caratterizza, le numerose varietà di fibre che sono in grado di produrre, i macchinari adoperati per la lavorazione della seta e le tecniche utilizzate per la filatura. Della collezione fanno parte anche le quattro vetrine in cui è conservata la imponente Collezione Padova, una raccolta di 2.200 campioni di bozzoli che documentano, nei diversi periodi a cui si riferiscono, i risultati delle operazioni di selezione di razze di diversa origine.
Un patrimonio storico, culturale e scientifico unico al mondo, a cui si aggiunge quello della grande biblioteca storica che ancora oggi conserva volumi antichi e rari. Alle aree dedicate, dove si alternano esposizioni viventi permanenti e mostre temporanee, Esapolis affianca diversi spazi destinati ad attività correlate: una sala laboratorio con strumenti all’avanguardia (microscopi, schermi giganti e attrezzature tecnologiche), due laboratori interattivi tattili e sperimentali con teatro olografico e chroma-key (effetti di sovrapposizione di immagini), uno spazio riservato ai più piccoli, un cinema quadridimensionale e diverse installazioni interattive multimediali.
Sono tre, invece, gli ambienti riservati alla ricerca scientifica dove studiosi, ricercatori, docenti, naturalisti e appassionati, anche in collaborazione con enti e università, lavorano allo sviluppo di progetti e ricerche. Uno dei più importanti filoni che ricercatori e studiosi, tra cui un team di psicologi cognitivi, stanno attualmente approfondendo riguarda lo studio degli sviluppi psicologici cognitivi di alcune specie di insetto, un progetto innovativo che potrebbe essere in grado di far conoscere aspetti del tutto nuovi relativi anche alla vita dell’uomo.
Esapolis oggi, anche per questo, è riconosciuto e considerato come un museo dove la scienza si fa esperienza da osservare, toccare, studiare, sperimentare e vivere ogni giorno.
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