SCIENZA E RICERCA

Le particelle elementari e l’erede di Fermi

Certo, in questo periodo di comunicazione “strillata”, molti hanno sentito parlare, almeno a Padova, di Elena Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo nel 1678 nell’ateneo patavino. Cosa abbia fatto Elena dopo la laurea pochi lo sanno. Tuttavia la prima donna titolare di una cattedra all’Università di Padova (la cattedra di fisica superiore) è Massimilla Baldo Ceolin, nel 1963, dopo quasi tre secoli dalla laurea di Elena Cornaro Piscopia.

Milla, come tutti i suoi amici e collaboratori la chiamavano, era nata a Legnago il 12 agosto del 1924, figlia di un piccolo imprenditore proprietario di un’officina meccanica. Conseguita la laurea in fisica a Padova nel gennaio del 1952, Milla ottiene nel 1963 la cattedra di fisica superiore. Tra il 1965 e il 1968 dirige la sezione padovana dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare (INFN), e tra il 1973 e il 1978 dirige il Dipartimento di Fisica, dove nel 2012 a un anno dalla sua scomparsa le è stata anche intitolata un’aula. Le sue ricerche, cominciate subito dopo la laurea, hanno riguardato eminentemente la fisica sperimentale delle particelle elementari.

Fin dall’inizio la sua attività di ricerca è stata guidata dall’interesse preminente per le “interazioni deboli” (quelle responsabili dei processi radioattivi), che non a caso sono state per anni l’argomento del suo corso di fisica superiore. Quella delle interazioni deboli è una linea di ricerca nella quale i fisici italiani sono stati protagonisti. La prima teoria delle interazioni deboli venne infatti proposta da Enrico Fermi nel 1933. E una quindicina di anni dopo, tra il 1946 e il 1947, due gruppi, rispettivamente quello di Conversi, Pancini e Piccioni e quello di Occhialini, Lattes e Powell, ottenevano importanti risultati che inauguravano la stagione delle ricerche sperimentali avanzate sulle interazioni deboli. E non vanno dimenticati i grandi contributi, sperimentali e teorici, di Bruno Pontecorvo, il primo a introdurre nel 1957 l’idea di un’oscillazione dei neutrini. Non è un caso che Milla avesse come riferimenti fondamentali, nella vita e nell’attività di ricerca, proprio scienziati come Conversi, Occhialini e Pontecorvo nei quali la “globalità” del pensare fisico e la fantasia nel disegnare soluzioni e apparati sperimentali si univa a una ricca sensibilità culturale e a una grande umanità. Sono la stessa linea di ricerca e lo stesso stile seguiti da Milla che, dopo un iniziale studio delle proprietà dei mesoni K (o kaoni) nei raggi cosmici, sviluppa le sue ricerche sui kaoni, sui neutrini e sulla stabilità della materia agli acceleratori del CERN di Ginevra, dell’Institut Laue-Langevin di Grenoble, di Berkeley e di Argonne negli USA.

Per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla rimane l’immagine di una donna minuta ma piena di energia

Ciò che delle interazioni deboli affascinava particolarmente Milla erano i risultati sperimentali che, nel corso degli anni, avevano mostrato la clamorosa violazione di alcune fondamentali proprietà di simmetria: prima, nel 1957, la violazione della parità P (P indica l’invarianza delle leggi fisiche per inversione delle coordinate spaziali, come in uno specchio), poi la violazione di CP, cioè la combinazione di P con la coniugazione di carica C (C è la simmetria che scambia una particella con la sua anti-particella). Inoltre, sempre in quest’ambito, si erano potuti studiare quei fenomeni puramente quantistici detti di “oscillazione”. Sono questi ultimi che oggi confermano l’ipotesi che i neutrini, inizialmente considerati alla stregua dei fotoni come particelle a massa nulla, abbiano invece massa diversa da zero. Proprio le conseguenze fisiche della violazione di CP e dei fenomeni di oscillazione permettono di far luce anche sulle prime fasi della storia dell’Universo, legando la fisica dell’ultra piccolo a quella dell’ultra grande, le particelle alla cosmologia, la fisica all’astrofisica. Tutti settori in cui Milla ha dato contributi importanti fino all’ultimo, unendo alla sua attività di scienziata quella di infaticabile coordinatrice di collaborazioni internazionali e organizzatrice di incontri per fare il punto sulle ricerche svolte e discuterne le prospettive. Memorabile in questo senso la serie degli International Workshop on Neutrino Telescopes ideati e organizzati da Milla all’Istituto veneto di Scienze, lettere e arti a Venezia dal 1988 fino al 2009, e portati avanti ancora oggi dai suoi allievi e collaboratori.

Ma la sua attività, pur dominata dalla ricerca scientifica, non si esauriva in essa. Per lei, infatti, l’impegno militante di scienziata si congiungeva naturalmente con le altre molteplici espressioni della cultura, dalla letteratura alla poesia, dalla musica alle arti figurative. Sostenuta in questo dal marito Carlo, il compagno di una vita (morto il 28 luglio del 2014, all’età di 92 anni). Innumerevoli testimonianze di questa dedizione alla cultura nei suoi molteplici aspetti si ritrovano nelle attività svolte da Milla nell’ambito delle accademie di cui faceva parte – l’Accademia dei Lincei, l’Accademia galileiana, l’Istituto veneto di Scienze, lettere ed arti e l’Accademia delle Scienze di Torino –, ma anche nei suoi fondamentali contributi in qualità di membro della giuria di premi come il premio Monselice per la traduzione letteraria e scientifica o il premio Galileo per la divulgazione scientifica, oggi purtroppo tramontati.

Tra i tanti riconoscimenti a lei tributati ricordiamo il premio Feltrinelli dell’Accademia dei Lincei (1976), la medaglia d’oro ai Benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte (1980), e la medaglia d’oro ai Benemeriti della Scienza e cultura (1993). Per chi ha avuto la fortuna di conoscerla e frequentarla rimane l’immagine di una donna minuta ma piena di energia. Un sorriso che animava gli incontri nel salotto di casa dove si discuteva fino a notte fonda di scienza, lettere, arti e politica. Anni fa, alla domanda se potesse riassumere in una battuta la sua visione del progresso della fisica, lei rispose che le piaceva ricordare un passo di von Kleist: “Se tutti gli uomini avessero vetri verdi al posto degli occhi, dovrebbero giudicare che gli oggetti che vedono sono verdi, e mai sarebbero in grado di decidere se il loro occhio mostra loro le cose come sono e se non vi aggiunga piuttosto qualcosa che appartiene non alle cose ma all’occhio”. E concluse dicendo: “Penso che noi vediamo il mondo fisico da una certa prospettiva. Questa prospettiva parziale, come dimostra il progresso della fisica, rimane sempre un buon punto di partenza, una buona approssimazione in quel contesto, a quel livello del reale, anche se la nostra visuale via via muta e si allarga, se le tonalità e i colori si moltiplicano”. Un arcobaleno che ha caratterizzato la sua vita pubblica e privata... e i suoi abiti di Missoni.

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